mercoledì 26 luglio 2017





Spinola, Stucchi Prinetti, Vargiu, Piredda. I 4 della piccola banda di Ariano.


Maria Luigia Guaita (Pisa, 1912 – Firenze, 2007).

Nel mese di maggio dell’anno 2003 uscì la seconda  e definitiva edizione della mia ricerca “La piccola banda di Ariano. Storie di guerra e di Resistenza nelle Colline Metallifere Toscane (1940-1945)”.  Un volume di 450 pagine con molte illustrazioni e con vaste note in caratteri piccoli, per non ampliarne la mole.  Il volume non era in commercio ma esclusivamente riservato ai patrocinatori della ricerca che era iniziata  prima dell’anno 1964 e si era conclusa nell’anno 2001. Delle 1800 copie me ne sono rimaste solamente tre copie per i miei familiari. Dal 2003 ad oggi (2017), anche sulla spinta di questa immane ricerca, molte altre opere di autori diversi, si sono aggiunte sul tema della Resistenza, della guerra, delle biografie e delle immagini di quei tempo, opere altrettanto importanti per la storia locale, si che una ristampa della “Piccola banda di Ariano” è improponibile, senza un lavoro di totale revisione del testo, lavoro che dovrebbe essere frutto non di un solo ricercatore ma di un gruppo di ricercatori. Scrivo queste cose per rispondere alle continue richieste che mi vengono indirizzate, con l’invito alla ristampa!

Rileggendo il libro mi rendo conto, dopo quasi venti anni, delle novità che tale lavoro conteneva: storie minori e poco note della Resistenza; biografie dei partigiani uccisi dai nazifascisti; pubblicazione di un “diario” partigiano scritto durante il succedersi degli avvenimenti; biografie dei Comandanti partigiani; storie di tre donne combattenti; una cronologia accurata delle stragi nazifasciste; la vicenda del Campo di Concentramento per ebrei allestito dalla RSI a Roccatederighi; le vicende “tipo”, attraverso le biografie, di quattro internati militari italiani in Germania; alcune biografie di “gente comune” che rischiò la propria vita per la liberazione dell’Italia dal fascismo. Infine molti interrogativi, vicende, spazio per “le altre morti”, e un ragguardevole apparato di note capitolo per capitolo, indici esaurienti delle fonti edite ed inedite, dei nomi di persona,  e una accurata bibliografia. Mi soffermo sull’inserimento nel libro delle vicende di tre donne: Norma Parenti, Lina Tozzi e Maria Luigia Guaita.

Incontrai Maria Luigia Guaita a Firenze, presso la stamperia Il Bisonte, nel quartiere S. Niccolò, nel 1998. Avevo letto il suo volumetto “La guerra finisce la guerra continua”  pubblicato  nei Quaderni del Ponte-La Nuova Italia  nel 1957, l’anno della prima edizione. In esso c’era un capitolo dal titolo “Le Cornate”. Si tratta delle montagne che fronteggiano il mio paese, Castelnuovo di Val di Cecina,  sulle quali operarono tre Brigate partigiane, la Spartaco Lavagnini, la XXIII Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia” e, in misura minore, la III Brigata Garibaldi Camicia Rossa. Mi dette il dattiloscritto di questo capitolo, non avendo copie del libro che mi sono procurato molto più tardi (per fortuna) con  una dedica e autografo di Maria Luigia, in più una sua fotografia che, mi disse, la ritraeva in una posa molto “battagliera”. E Maria Luigia, nata a Pisa l’11 agosto 1912, e al tempo della nostra chiacchierata  aveva circa 86 anni, che non dimostrava, lo era davvero. Riteneva che ciò fosse dovuto all’amore per il lavoro (dirigeva una prestigiosa stamperia d’arte con Centro Culturale e Scuola Internazionale di specializzazione per la grafica, poi trasformatasi in una Fondazione da lei diretta). Non aveva dimenticato le sue lotte per la cultura e la libertà, né i tempi eroici della sua attività partigiana, collaboratrice del “Mondo”, aderente a Giustizia e Libertà e poi al Partito d’Azione, amica di Parri  e di Pertini e dei più prestigiosi intellettuali fiorentini. Parri la definì “una delle staffette più brave, ardite, estrose e generose, della resistenza fiorentina.”

Sono orgoglioso di averla conosciuta, di avere alcune opere del “Bisonte” e di averla inserita nel volume “La piccola banda di Ariano”. Alla sua morte nel 2007, il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici la ricordò  affermando che “con lei scompare una delle personalità più rappresentative  della nostra città”. Una donna della Resistenza.
Resteranno memorabili  le parole di Maria Luigia Guaita, per l’amara percezione della fine prematura del Partito d’Azione e per il progressivo appannamento dei valori e delle speranze che animarono uomini e donne della Resistenza: “…se devo necessariamente adoperare le parole che esprimono i concetti di libertà e di giustizia, ho un attimo di esitazione. Giustizia e Libertà mi ha cantato troppo nel cuore, per tutti gli anni della lotta clandestina.  Allora mi sforzavo soltanto di essere disciplinata, ma sempre con un sottile struggimento di non fare abbastanza, anche per le perdite dolorose di tanti compagni, i migliori; e ognuno di loro si portava via una parte di me. Venne la Liberazione: affascinata da questa parola sperai nell’affermarsi delle forze socialiste. Poi le giornate di Roma, il Congresso al Teatro Italia. Ricordo Ragghianti, che tratteneva Parri per la giacchetta, il volto duro e caparbio di Carlo, quello tagliente e tirato di Pippo, la dialettica di La Malfa: il crollo del Partito d’Azione. Pensavo che il sacrificio di tanti compagni (e così di nuovo mi bruciava nel cuore  il dolore per la loro morte) sarebbe stato sufficiente a disciplinare le forze, attutire gli screzi, frenare le ambizioni”. Come è noto questo non avvenne e il PdA si sciolse nel 1947.

Ed oggi?  Non abbiamo imparato niente dalla storia.

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