mercoledì 19 luglio 2017



PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 24.


38. Incontro con la Direzione Enel del Compartimento di Firenze (15 gennaio 1975)

         La partecipazione al recente convegno sindacale sulla geotermia da parte dei vertici dell’Enel deve essere salutato come un fatto positivo. Ci attendiamo adesso, oltre i pronunciamenti, un grosso sforzo per il Settore Geotermico che coinvolga in prima persona l’Ente stesso e i propri Organismi: Co.Fi, Dsr, Crg, Geomineraria, Smi, ma che, al contempo, allarghi la collaborazione organica ad altri Istituti e Centri di ricerca (Università per la ricerca pura, Cnr per quella applicata) dando vita al “Centro Operativo ricerca e sfruttamento” come richiesto da tempo da parte delle Organizzazioni sindacali.
         Certo, allo stato attuale, non vediamo come sia possibile, date le strutture disponibili, affrontare in modo più incisivo e nuovo la ricerca geotermica su scala nazionale e la coltivazione nelle zone tradizionali.
         E’ mancata una valida politica delle assunzioni, una adeguata preparazione del personale, che, insieme alla carenza di attrezzature ed a difficoltà di rifornimento di materiali, fanno dubitare sulla realizzazione dei programmi operativi a noi presentati.
         Noi crediamo che non siano sufficienti le lettere natalizie del prof. Angelini, con quello di positivo, ma anche folcloristico che contengono, per affermare che finalmente l’Enel ha una “politica geotermica”. Se oggi si pensa ad un sistema alternativo per riscaldare Roma, noi diciamo che sono anni che nella “Regioni Boracifera” abbiamo avanzato proposte di impiego plurimo dei vapori endogeni e delle acque calde, onde poter dare notevoli contributi economici ed occupazionali alla intera Valdicecina ed alle Colline Metallifere Toscane.
         Oggi è forse finito il tempo delle denunce sulle cose che potevano essere fatte e non lo sono state. La crisi energetica ha messo al nudo un tipo di conduzione Enel profondamente errata e non rispondente alle esigenze del Paese. Sarà difficile uscirne fuori senza un ricambio degli uomini che gestiscono l’Ente ed un rinnovamento delle linee politiche generali, sul piano economico, tecnico e morale.
         La geotermia, relegata per tanti anni all’ultimo posto tra le fonti energetiche, vive il suo momento magico. L’occasione non deve andare perduta per incapacità, reticenze o per quel tipo di mentalità, assai diffusa, sempre contraria alle sperimentazioni, alle innovazioni, al futuro, per custodire una “poltrona” o un interesse ristretto.
         Le oo.ss., come hanno dimostrato in questi anni, saranno sempre disponibili a dare il loro apporto per andare avanti, in una visione globale e nell’intresse della collettività. Saranno anche disponibili, credo, a dare fiducia ai “quadri tecnici” che operano in geotermia, ma sicuramente non per quel cambiamento che vuole lasciare tutto uguale. In tal caso le responsabilità sarebbero veramente non solo assurde, ma ingiustificabili.

39. L’unità sindacale[1]

          Brevemente voglio esprimere il mio punto di vista sulla relazione presentata unitariamente a questa Assemblea, riferendomi in particolare ai modi di realizzazione dell’unità sindacale. La relazione è un valido contributo non solo al dibattito, ma alla crescita dei rapporti unitari in una sempre maggiore chiarezza e la condivido pienamente valutando l’impegno profuso per uscire dalle secche di rigide contrapposizioni ideologiche.
         Tuttavia, mi sembra di avvertire, nella relazione e nell’intervento dell’amico Lando Cellai[2], una preclusione di fondo al progetto unitario: cioè la paura di una egemonia politica, partitica, sul sindacato. Credo che nessun sindacato unitario potrebbe vivere in presenza di tale condizione, e mi pare che dal 1969 ad oggi molta strada sia stata percorsa per stabilire rapporti di corretta collaborazione tra sindacato e partiti politici, Enti Locali, Governo. Il sindacato elabora e porta avanti sempre più autonome linee di politica sociale ed economica. Certo, non tutte le condizioni ottimali si sono verificate. Permangono ancora all’interno di alcune Organizzazioni sindacali divisioni in correnti, talvolta c’è acquiescenza alle linee governative, talvolta si avvertono influenze di varie forze politiche. Per come si sono formate le Organizzazioni sindacali in Italia, per la storia stessa degli ultimi trent’anni, queste condizioni negative non spariranno ad un colpo di bacchetta magica. Il sindacato è fatto da uomini, i suoi quadri dirigenti si son formati spesso fuori dalle sue strutture, e non è pensabile ad un totale sdoppiamento tra impegno sindacale ed impegno politico. Ma è sul campo dell’azione, che il ruolo del sindacato deve essere autonomo e collocarsi esclusivamente a difesa degli interessi della classe lavoratrice, comprendendo in questo termine tutti i ceti produttivi del nostro Paese.
         Non possiamo attendere che tutte le condizioni favorevoli all’unità siano realizzate al momento della partenza. Non partiremmo mai. Le condizioni si realizzeranno solo nel comune impegno unitario, lungo il cammino, in un confronto aperto, rispettoso delle diversità di ideologia e di impostazioni strategiche. Per questo è opportuno accelerare la costruzione di strumenti di democrazia di base, i Cud i Cdz, e dare loro funzionalità ed autonomia.
         Non credo si possa porre oggi, subito, il problema di considerare come unico rappresentante del sindacato il Cud per quanto riguarda la Fabbrica ed il Cdz per quanto riguarda il territorio, ma è certo che dovremmo porci, nei prossimi mesi l’obiettivo di una graduale eliminazione delle strutture storiche delle Organizzazioni sindacali (Confederazioni, Patto federativo, Camere del Lavoro ecc.), dando spazio a nuove strutture elettive con la partecipazione di tutti i lavoratori, iscritti o non iscritti al sindacato.
         L’unità della classe operaia sta troppo a cuore ai lavoratori, è un progetto troppo importante perché si possa ancora rimandare nel tempo la sua realizzazione. I lavoratori hanno sperimentato sulla loro pelle cosa vuol dire essere divisi per interessi di ristretti gruppi dirigenti, tenacemente abbarbicati sugli opposti steccati.
         Non possiamo negare che c’è nel Paese un confronto di posizioni sul tema dell’unità. Lo abbiamo visto ai lavori dei Consigli Generali Cgil-Cisl-Uil in svolgimento. Ci sono anche nemici giurati dell’unità sindacale (che non vogliono, a nessuna condizione), come ci sono coloro che vogliono l’unità, ma soltanto a parole. Infine ci sono anche lavoratori e dirigenti onesti che pur volendo l’unità non la ritengono attuabile a breve termine, che chiedono maggiori garanzia di democrazia ecc. ecc. Ebbene, con questi lavoratori, con questi dirigenti noi dobbiamo discutere apertamente, collaborare, costruire pazientemente giorno per giorno l'unità, senza lanciare scomuniche.
         Forse dovremo tutti spogliarci da preconcetti ideologici per dare ulteriore slancio al cammino unitario che ritengo irreversibile (e qualora così non fosse gravi danni deriverebbero ai lavoratori ed alla nostra democrazia) e imparare a stimare “gli altri”, non perché la pensano come noi, ma per le idee diverse di cui sono portatori.
         L’estensione e l’autonomia degli Organismi elettivi dal basso (Cud, Cdz) è il cammino obbligato per misurare, al di là delle parole, la volontà unitaria di tutti noi. Per questo dobbiamo parlare chiaro ai lavoratori, pena pericolosi disorientamenti, anche se ciò potrà suonare con una certa durezza verso talune posizioni pretestuosamente antiunitarie, ma non dobbiamo dimenticare, e i fatti di Milano e di Firenze[3] ce ne danno tragica conferma, che procedere sulla strada dell’unità significa anche tagliare al fascismo e al terrorismo l’erba di cui si nutrono.



















[1] Intervento di gc all’assemblea dei Cd delle oo.ss Fidae-Flaei-Uilsp di Larderello e dei delegati di reparto con la Federazione Cgil-Cisl-Uil territoriale dell’Alta Valdicecina, svoltasi  a Pomarance il 18 aprile 1975.
[2] Lando Cellai (Lucca,      - Volterra      ), valido tecnico alle dipendenze della “Larderello SpA” e poi dell’Enel, dirigente sindacale della Flaei-Cisl, è stato da sempre, fino alla sua prematura morte, uno dei miei migliori e più cari amici.
[3] Il 16 marzo viene ucciso a Milano, dai neofascisti di Avanguardia Nazionale, il diciottenne Claudio Varalli. Seguono dure proteste e scontri con la polizia e Giannino Zibecchi, insegnante di educazione fisica, sarà travolto ed ucciso da una jeep. Il 18 marzo, durante le manifestazioni di protesta che si svolgono in tutta Italia, è ucciso a Firenze Rodolfo Boschi, di 22 anni, iscritto al Pci.

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