mercoledì 5 luglio 2017



PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 20.


31. XI° Congresso della Camera del Lavoro di Pomarance-Castelnuovo V.C. (19 maggio 1973)[1]

La grande novità che sta alla base della piattaforma congressuale dell’VIII° Congresso della Cgil è una proposta globale: politica e programmatica. La crisi italiana è giunta ormai ad un punto tale che il pericolo di un generale arretramento minaccia il nostro paese, se non si avanzerà coraggiosamente lungo una nuova strada. Grandi lotte e grandi conquiste sono state ottenute in questi anni (1968-1972), ma se è vero che un sommovimento ha scosso il vecchio potere del padronato nel luogo di lavoro, si deve ammettere che in determinati casi si è avuto un distacco rispetto ad altri gruppi sociali e forze associate. Sono venute in luce tendenze a considerare in modo isolato le lotte dei lavoratori occupati rispetto al più generale impegno nei confronti dei disoccupati e delle aree sottosviluppate (Mezzogiorno).
Propensione ad affrontare il singolo problema economico (di categoria, di azienda) anzichè la volontà di far fronte, in modo coerente, all’impegno per la più vasta azione di trasformazione e conomica e sociale del Paese. Da ciò deriva un ripensamento dell’azione e della lotta per le riforme che parte dalla convinzione che non è sufficiente limitarci a difendere i diritti dei lavoratori nell’Azienda, ma che è necessario un più complessivo e coordinato sforzo di trasformazione politica e di modifica degli attuali equilibri sociali.
E’ necessario pertanto unificare le lotte degli operai e dei lavoratori occupati con quelle dei disoccupati e di vasti strati di popolo, donne, semioccupati, giovani, di piccoli operatori del settore terziario. Non ci sono, su questa linea che salda lotta-riforma sociale-sviluppo, prime linee e retrovie. Tutte le lotte, anche le più elementari e per i bisogni più immediati, si collocano in un fronte comune, spingono nella stessa direzione. E tutti devono essere, e sono, protagonisti. Anche la donna, il giovane, il disoccupato. Per tali motivi occorre arrivare rapidamente nella nostra zona, così duramente colpita dal tipo di sviluppo capitalistico attuato in Toscana, alla costruzione di un organismo sindacale unificante quale può essere il Consiglio di Zona, poiché c’è bisogno di una rinnovata organizzazione sindacale territoriale in grado di dirigere un movimento più articolato e complesso.
C’è bisogno nella Valdicecina riprendere un movimento unitario per l’inversione di tendenza ad un ulteriore ridimensionamento delle attività di base (chimica, elettrica) di cui, con le recenti prese di posizione delle Direzioni di queste Aziende, abbiamo avvertita l’eco.
Come abbiamo altre volte osservato, la crisi che investe la nostra zona in particolare e la Toscana in generale, non è dovuta al caso. Essa è determinata dalla politica dei gruppi monopolistici che stanno concentrando, in funzione del profitto, in aree ristrette (autostrada del sole, costa tirrenica, valle inferiore dell’Arno) e in modo squilibrato, attività primarie e di trasformazione, mentre il resto del territorio toscano è generalmente abbandonato al degrado sociale ed ambientale, con l’accenturasi dei fenomeni di squilibrio tra centri urbani, campagne, piccoli paesi ed all’esodo quasi generalizzato dalla terra dei mezzadri e dei contadini.
         La Regione Toscana, come documentato ampiamente da tanti interventi delle forze politiche di sinistra, delle Organizzazioni Sindacali, degli Enti Locali, ha nel comprensorio della Valdicecina basi energetiche molto solide e sufficienti per garantire lo sviluppo, sia nella produzione di energia elettrica, sia nella estrazione dei minerali ferrosi, che nella produzione chimica e nell’agricoltura. Ma per realizzare questi obiettivi non basterà l’intervento amministrativo della Regione o del nuovo importante organismo, la Comunità Montana, poichè in primo luogo per battere le scelte delle grandi concentrazioni capitalistiche occorrerà la mobilitazione di tutte le popolazioni interessate e delle forze politiche e sociali che le rappresentano.
         In questa lotta la Cgil e le altre Organizzazioni sindacali, unitariamente, avranno il grande ruolo di guida, di orientamento e di propulsione combattiva per superare quello stadio di apatia e di stanchezza, di posizioni qualunquistiche, che con tutti i mezzi viene alimentato dai partiti di Governo e, in primo luogo, dalla Democrazia Cristiana. Occorrerà batterci per riforme strutturali attraverso una funzione nuova del settore statale (che dovrà operare in sintonia con le scelte della Regione e delle Amministrazioni Locali), capaci di far attuare una politica di sviluppo degli investimenti nell’Enel, Eni, Salina di Stato, Italsider, Egam, affinché sia invertita la tendenza negativa esistente e sia riavviato un processo di sviluppo e rinascita economica per la Valdicecina e le Colline Metallifere.
         In tale situazione ritengo necessario riprendere un discorso unitario tra le forze democratiche della Valdicecina capace di sollecitare l’unità delle popolazioni locali e l’intervento della Regione e degli Enti Locali. Mi sembra in tal senso significativo che dopo la battaglia della primavera 1972, culminata nello sciopero generale del 17 marzo, sia stato possibile sbloccare le assunzioni di personale all’Enel e far assumere oltre un centinaio di giovani della zona. Quell’azione fu importante, ma troppo isolata e ormai lontana. Urge riprendere l’azione con tutte le nostre forze, per impedire di far diventare il nostro comprensorio una sorta di “meridione toscano” (dal quale emigrano due abitanti ogni giorno), dove anche chi ha adesso una posizione apparentemente solida, rischierà in un domani prossimo l’isolamento e l’insicurezza economica.[2]
         Avremo modo di verificare, sul tema dell’urgenza di una azione incisiva per lo sviluppo della geotermia e del comprensorio, il reale grado di unità tra le Organizzazioni sindacali e specialmente con la Flaei-Cisl la quale, dopo il recente congresso zonale, sembra ancor più spostata su posizioni conservatrici e settoriali.
         Ma proprio caratterizzandoci fin da questo congresso della Camera del Lavoro come forza propulsiva, aperta, con una linea politica di classe, favoriremo il processo di unità dei lavoratori, senza il quale sarà impossibile pensare ad una positiva soluzione dei problemi dei lavoratori elettrici e di tutta la Valdicecina.



[1] Intervento nel dibattito di gc, mns.
[2] Il 30.11.1973 esce il “Libro Bianco” sulla politica dell’Enel nel settore geotermico elaborato dalla Fidae-Cgil di Larderello e diffuso in tutta Italia (pp.30).

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