domenica 9 luglio 2017





PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 21.

32. Campagna di tesseramento alla Fidae-Cgil[1]

          Cari compagni, in occasione del tesseramento alla Fidae-Cgil per il 1974, la nostra Segreteria (nel porgere a tutti voi gli auguri di pace e prosperità per il nuovo anno), ritiene doveroso sottolineare i problemi che stanno di fronte ai lavoratori ed alla popolazione della Valdicecina (e più in generale del Paese), anche in conseguenza della crisi scoppiata all’interno del sistema capitalista, che, come abbiamo visto in questi ultimi mesi, colpisce praticamente le grandi masse dei lavoratori e i ceti meno abbienti. Questa crisi, che non è congiunturale, ma strutturale, si potrà superare solo mettendo in marcia un nuovo meccanismo di sviluppo basato sulle riforme sociali, privilegiando i consumi collettivi, e su una più estesa partecipazione delle masse popolari e dei lavoratori alla gestione dello Stato.
Oggi la vita individuale e della collettività è segnata da profonde lacerazioni e da un sempre più esteso malessere. La crisi economica e politica è anche crisi morale e di coscienza. L’uomo, spinto alla ricerca del benessere individuale, costretto incessantemente alla emulazione, strappato da antichi tessuti sociali e immesso in caotici agglomerati urbani, schiacciato da pesanti ritmi di lavoro in nome del massimo profitto, respinto ai margini se non più in grado di “servire” alla produzione (infanzia, donne, vecchi), conosce nuove inquietudini ed insicurezze che influenzano la sfera emotiva alimentando paure e angosce sociali.
Cresce tra i lavoratori l’esigenza di un “nuovo modello di società” in cui luomo, con la partecipazione piena e diretta al processo sociale ed economico, ritrovi se stesso insieme a quei valori profondi e veri di umanità, uguaglianza, pace, fraternità e semplicità, senza i quali, anche in presenza di benessere materiale esso sarà sempre lacerato, insoddisfatto, alienato...
Si rende indispensabile pertanto un impegno alla vita collettiva attraverso la militanza nei partiti politici, nelle organizzazioni sindacali, nelle organizzazioni di massa, e la partecipazione attiva alla vita degli Enti Locali. Senza questo impegno e partecipazione non ci saranno né sviluppo né democrazia.
La “crisi energetica” ha riproposto con urgenza l’individuazione e lo sfruttamento di fonti primarie alternative al petrolio, tra esse un ruolo originale ed importante crediamo possa essere assolto dalle “forze geotermiche”. Il nostro “Libro Bianco” e le azioni unitarie che intendiamo portare avanti, dovranno consentirci nei prossimi mesi di conoscere gli impegni dell’Enel per una espansione produttiva nel settore Geotermico di Larderello.
All’interno della Fabbrica un ruolo determinante per combattere gli intrallazzi. per una applicazione piena e democratica del contratto, spetta al Cud al quale non deve mancare l’apporto critico e di lavoro degli operai, dei tecnici ed impiegati.
All’esterno, con l’imminente costituzione del Consiglio di Zona, sarà importante realizzare il superamento di visioni settoriali e corporative, per affrontare i problemi più vasti del nostro comprensorio, e in questo senso la Fnle-Cgil è attivamente impegnata.
Nel 1973, anche se in misura insufficiente, abbiamo assistito alle assunzioni di giovani lavoratori del Comprensorio. Il tema delle assunzioni costituiva da diversi anni una primaria rivendicazione delle Organizzazioni sindacali della zona, intorno alla quale si era creato un vasto movimento di lotta. A questi giovani ricordiamo che non è sufficiente prendere la tessera di una Organizzazione sindacale per assolvere i propri impegni, ma bensì è necessaria la partecipazione attiva attraverso il Cud, il sindacato, il Cre e gli altri organismi gestiti dai lavoratori, per una effettiva avanzata della democrazia in Fabbrica e un rinnovamento delle strutture organizzative a tutti i livelli.
Questi giovani non hanno conosciuto i tempi in cui nella Fabbrica regnavano la discriminazione, il ricatto politico, la paura. Con impegno intelligente e tenace e con la lotta dei lavoratori e dei quadri più coscienti, l’autoritarismo è stato sconfitto. Nondimeno è necessario non attenuare l’impegno sindacale, e lavorare per l’unità dei lavoratori, perché quei tempi, se pur sepolti, possono ripresentarsi sotto altre spoglie. Noi abbiamo una illimitata fiducia nella onestà, nella volontà di far avanzare la democrazia, che i giovani manifestano, e per questo li invitiamo a stringersi più saldamente alla nostra Organizzazione. In questi ultimi anni un numero elevato di compagni è andato in pensione lasciando un grande vuoto nel nostro sindacato e nella Fabbrica. Noi stessi che siamo cresciuti nei reparti e negli uffici di Larderello e siamo maturati seguendo il loro esempio e le loro battaglie, abbiamo registrato oltre la perdita di quadri capaci, anche il distacco di amici e compagni carissimi. Noi crediamo però che questi pensionati possano dare ancora molto alla Società, lavorando nel sindacato e nei partiti a livello territoriale.
Come sappiamo il 1974 sarà un anno difficile e la classe operaia è chiamata a un compito di grande responsabilità. Dalla sua volontà unitaria, dalla sua combattività, dipenderanno quelle conquiste di democrazia, di riforme sociali, di crescita morale che non sono più dilazionabili nel nostro paese.
Con questo spirito, certi che anche noi sapremo assolvere il ruolo che ci compete, porgiamo a tutti voi ed alle vostre famiglie i più fraterni e sinceri auguri.


33. Gli alloggi Enel-Larderello[2]

         L’articolo che il compagno Carlo Chiavistrelli ha pubblicato sulla rivista La Comunità di Pomarance, (1974, n. 1) a proposito della situazione alloggi di proprietà dell’Enel nella zona Boracifera, mi consente di precisare quali siano le reali posizioni del sindacato Fidae-Cgil di Larderello e mie personali su un tema di così scottante attualità e rilevante importanza per gli aspetti economici, sociali ed umani che esso investe.
         Vorrei innanzitutto far rilevare che la Fidae-Cgil, pur essendo un sindacato di categoria, non pretende di sviluppare una politica tutta rivolta ai nuovi assunti dell’Enel, bensì salvaguardare gli interessi di tutti i lavoratori, come anche le recenti lotte testimoniano (nuovi assunti, anziani, pensionati), tenendo inoltre presenti i problemi dell’occupazione. In questo senso si possono citare le iniziative di lotta per sbloccare le assunzioni del personale all’Enel e far assumere i giovani della zona, il continuo impegno all’interno della Fabbrica per una democratica applicazione del contratto di lavoro, e per esserci collegati più strettamente al tessuto sociale di tutta la Valdicecina.
         Solo da chi non vive più attivamente la vita del sindacato può venir fuori un giudizio così negativo a proposito di popolarità, prestigio personale, demagogia, nell’inquadrare i problemi, a cui noi sindacalisti subordineremmo ogni altra considerazione. Nei modesti limiti della mia esperienza in questo campo mi sembra che questi giudizi non corrispondano alla verità ed anche per questo mi dispiace averli uditi da un uomo aperto e democratico qual’è il Chiavistrelli. Ma indipendentemente da questa e da altre posizioni che ritengo come minimo improprie se riferite alla situazione “alloggi”, quali quelle relative ai palestinesi e alle soluzioni finali di tipo nazista, credo che il Chiavistrelli abbia toccato problemi reali che devono essere valutati seriamente, come quelli degli affitti, del riscatto e delle ragioni di esistere di una Comunità storicamente determinata.
         Senza poter sviluppare qui nient’altro che rapide enunciazioni, mi sembra che la genesi di un agglomerato urbano (Larderello) costruito in funzione di una industria, sia legata strettamente a una concezione padronale nel tentativo di controllare la propria mano d’opera e di isolare  i dipendenti della fabbrica dal contesto sociale esterno. Sui lavoratori è possibile esercitare in tal modo sia lo sfruttamento in fabbrica, sia un condizionamento economico e psicologico fuori della fabbrica. E’ un progetto avviato col sorgere del moderno capitalismo, valido per tutte la Aziende. Larderello è nato, e si è sviluppato al tempo di Fascetti, per questi motivi. Con l’avvento dell’Enel le cose non sono mutate se non superficialmente e in questo senso ravvisiamo grosse responsabilità del Gruppo dirigente. Non solo si sono emarginate e compresse tutte le attività produttive legate alle risorse autoctone primarie, ma si è perpetuata nel campo sociale una politica che ricalcava ne più ne meno quella delle vecchie società private nazionalizzate.
         Dal punto di vista socio-comunitario Larderello non ha certo aspetti positivi: manca l’integrazione con altri ceti sociali, manca ogni possibilità di una vita politica organizzata. Il condizionamento padronale, pur non esistendo più come nel passato, si manifesta attraverso nuove forme di favoritismo e intrallazzo a cui non sono estranei ambienti Direzionali e politici della Fabbrica.
         Il vecchio nucleo larderellino è stato comunque emarginato dall’arrivo massiccio di lavoratori negli anni 1954-1959, provenienti sia dai villaggi limitrofi sia da località assai più lontane, per cui non siamo di fronte oggi ad una Comunità omogenea per tradizioni, legami sociali e culturali, ma siamo di fronte ad una Comunità che basa soprattutto le ragioni della sua coesione sul mantenimento di particolari privilegi e più vantaggiose condizioni di vita rispetto agli altri dipendenti del medesimo Ente. E’ del resto dimostrabile che, pur esistendo situazioni in cui un nucleo familiare ha vissuto per alcune generazioni a Larderello, e pertanto i legami che lo uniscono a questo paese sono anche di altra natura, la maggior parte dei nuovi abitanti sono andati ad abitare in alloggi dell’Azienda in virtù di interessi economici, favoriti dalla discriminazione operata dalla Società Larderello SpA prima e dall’Enel, successivamente.
         Tra i lavoratori del Geotermico legati dallo stesso contratto di lavoro esistono numerose differenziazioni (trasporti, inquadramento, assegni di merito) di cui, per l’incidenza che ha oggi sul salario, quella dell’alloggio e del riscaldamento assume una grande importanza. Le soluzioni di questo problema, senza voler lasciare le cose nel caos attuale, e senza ricorrere a sfratti generalizzati, sono di vario tipo, ma comunque da applicarsi gradualmente e democraticamente cercando di favorire le esigenze di chi volesse rimanere radicato nella Zona.
         Un incremento notevole di costruzione nuovi alloggi da parte dell’Enel o valendosi delle Leggi vigenti anche attraverso la cooperazione (è in corso il rilancio di una cooperativa edile già esistente tra i lavoratori elettrici toscani), o la cessione di tutti i complessi urbanistici agli Enti Locali, con possibilità di riscatto e acquisizione nuovo terreno fabbricativo da adibire ad edilizia popolare, sono non solo tra le soluzioni possibili, ma anche più socialmente avanzate. Esse devono trovare un’ampia convergenza tra tutte le forze democratiche della Valdicecina affinchè concretamente sia possibile arrivare ad un confronto con l’Enel. Non mi nascondo tuttavia che i tempi di realizzazione saranno estremamente lunghi tenendo anche conto che dal 1966 ad oggi, tra continui impedimenti, spesso artificiosi, l’Enel ha solamente concretizzato la vendita di un limitato appezzamento di terreno fabbricativo al Comune di Castelnuovo di Valdicecina; terreno verso il quale i pensionati ed i dipendenti dell’Enel mantengono significativi diritti.
         Le Organizzazioni sindacali, unitamente ad una componente di parte Enel, costituirono nel 1972 una “Commissione Paritetica” per lo studio del problema delle abitazioni. Questa Commissione, dopo una accurata indagine, elaborò un documento al quale è indispensabile rifarsi perché a distanza di due anni mantiene la sua validità. Accertato che dei 483 quartieri di proprietà Enel, alla fine del 1972, risultavano:
-         231 quartieri locati a pensionati e vedove.
-          13 quartieri locati ad estranei.
-         12 quartieri liberi.
-         227 quartieri locati a dipendenti in servizio.
La Commissione, dopo aver premesso che esistevano variazioni tipologiche tra edifici ubicati nei villaggi satelliti di Larderello (Castelnuovo, Sasso Pisano, Lago, Lagoni Rossi, Serrazzano, Monterotondo Marittimo, Travale),  stabiliva che i nuovi alloggi dovevano essere concessi in locazione, ai sensi dell’art. 30 del ccl. e che per il mantenimento della locazione agli attuali nuclei familiari occorrevano i seguenti requisiti:
-         essere dipendente in servizio.
-         risiedere nell’alloggio.
-         non subaffittare l’alloggio né concederlo ad estranei.      

Venivano esclusi dall’obbligo del rilascio del quartiere i pensionati invalidi o in disagiate condizioni economiche o che, comunque, non superassero il reddito di circa 150.000 lire mensili. La Commissione rilevava infine che “occorre favorire la cessione ai Comuni orbitanti nell’ambito territoriale della ex Larderello, di terreni di proprietà Enel destinabili dagli stessi Comuni all’edilizia economica e popolare..e ciò al fine di agevolare ed alleggerire la situazione contingente...il verificarsi di quanto sopra potrebbe consentire agli abitanti in alloggi Enel di tali località, la possibilità di insediamento in abitazioni proprie, costruite in base alle agevolazioni di legge vigenti, e quindi, oltre a una vivacizzazione dell’attività edilizia della zona, si verrebbe ad assicurare ai Comuni interessati una sicurezza di permanenza dei nostri ex dipendenti o dei dipendenti che desiderino, per propri motivi, insediamenti in alloggi di proprietà”. Questa è la linea che abbiamo elaborato e sostenuto come Fidae-Cgil.

Tra i pensionati inoltre non credo debba essere attuata una espulsione forzata e in massa, ma, al contrario, individuare gradualmente, oltre quelle indicate, altre condizioni per il rilascio del quartiere. Non sono comunque d’accordo con chi pensa di eliminare un privilegio antico al solo scopo di far posto ad un privilegio nuovo. Se in prospettiva la fruizione di alloggi popolari avverrà con una gestione democratica che garantisca a lavoratori di categorie diverse l’uso delle abitazioni sociali, nell’immediato è necessaria la più ampia mobilitazione affinché siano garantiti criteri di assegnazione basati esclusivamente su fattori oggettivi e controllabili. Criteri che dovranno essere pubblici e sottoposti a giudizio ed intervento delle Organizzazioni sindacali.
L’Enel, come è noto, ha ratificato recentemente lo sfatto a 13 ex dipendenti. A quei dipendenti cioè che rientravano nei casi previsti dalle vigenti leggi avendo un reddito netto imponibile superiore ai 4 milioni di lire annui. In tal modo il problema, che da anni covava sotto la cenere, è esploso e quindi è più che mai necessario da parte di tutti avere le idee chiare. Credo personalmente che occorra anche un confronto aperto e sereno tra le Organizzazioni sindacali, pensionati e lavoratori per evitare quelle assurde prese di posizione, anche offensive nei confronti delle Organizzazioni sindacali, che stanno caratterizzando le mosse di alcuni piccoli gruppi di ex dipendenti.
Non ci possiamo nascondere che in taluni casi si verificheranno lacerazioni dolorose, perché è indubbio che al di là degli interessi egoistici ci possono essere in gioco legami affettivi e umani profondi, ma crediamo che l’azione di resistenza della gran massa di ex dipendenti nasca da un altro tipo di considerazione alle quali non mi sento di poter concedere spazio in un momento in cui (non per fare demagogia) ben più gravi sono le condizioni delle centinaia di giovani neo assunti e degli altri lavoratori.



[1] Lettera dts. inviata a tutti gli iscritti alla Fidae-Cgil, mns. fto. gc.
[2] Articolo firmato gc in “La Comunità di Pomarance”, a. n. 2, 1974, pp. 13-14.

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