giovedì 24 luglio 2014






Volterra.


Dopo quasi due anni di assenza sono ritornato a Volterra per incontrare un amico, Pietro Gasparri, giornalista, Direttore del settimanale LA SPALLETTA, con il quale ho lavorato per circa otto anni nella redazione di un trimestrale edito da una Fondazione Bancaria. Diciamo che ero non soltanto un collaboratore, ma il “proprietario” della testata facendo parte dell’Organo di Indirizzo della Fondazione. Forse è per tale motivi che mi era consentito di firmare l’ultima di copertina con articoletti di letteratura e storia locale. Dall’anno 2000 all’autunno 2012, ininterrottamente, ho frequentato la Città, le Istituzioni Locali, le Associazioni culturali, i ristorantini, in più sempre bene accolto tra gruppi di amici ed amiche. E, naturalmente, gli Uffici della Fondazione, le sei giovani impiegate ed anche alcuni Dirigenti nella sede centrale della Banca, ai quali avevo un accesso “facilitato” possedendo la Fondazione il 75% delle azioni. Credevo anche di aver svolto un ruolo  piuttosto importante, in momenti di difficoltà per Fondazione e Banca, nonché aver sostenuto convintamente ogni evento capace di dar lustro e visibilità, nazionale ed internazionale alla città di Volterra. Esauriti i due mandati consecutivi previsti dallo Statuto della Fondazione, mi son trovato a casa, come era logico, ma inaspettatamente quasi tutti i contatti  che avevo e che sembravano andare al di là dell’interesse momentaneo, sono cessati di colpo. Tanto che parafrasando un celebre aforismo del Papa Pio II, al secolo Enea Piccolomini, ho pensato, rovesciandolo e cambiando naturalmente i nomi:Quando mi chiamavo Enea nessun mi volea, ora che mi chiamo Pio, tutti intorno a farmi “pio, pio!” Dico che i contatti son cessati quasi tutti, perché ne ho mantenuti alcuni con veri amici: il GAV ed il GIAN, Annalisa, Fabio, Ave, Maurizio, Sonia, Cesare, Rosanna, Damiano, Lirio, Alessandra, Luca, Ivo, Alessandro, Renato, Giorgio, Nicola, Rosa, Aldo, Valentina, Bernard, Gianna e pochi altri. La Città, invece, resta sempre l’amata perduta, alla quale ho dedicato il canto in “Elegia Volterrana”, una raccolta di poesie inedite, che ripercorrono le emozioni e la memoria della mia vita, fin dalla fine degli anni ’50 ad oggi nel legame con Volterra: nascite, malattie, morti, innamoramenti e amore, amicizia, cultura, gratificazione…Forse è stato per questo intenso rapporto che non sono mai andato a vedere le ferite recenti delle “frane”, né a ripercorrere alcuni itinerari, lungo le mura del mandorlo, la piazzetta dei Fornelli, la scalinata di Docciòla, il Parco Fiumi e nemmeno entrare e salire nel Palazzo dei Priori…per la paura di vedere i cambiamenti e una folla anonima di turisti trasandati, abbastanza sporchi e superficiali. Meglio sarà ritornarci d’inverno, nei giorni ventosi e freddi, quando di nuovo le pietre si “concederanno” totalmente a chi l’ama. 

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