venerdì 4 luglio 2014



Medici e medicine.

Credo che il mio primo medico di famiglia, nei primissimi anni di vita, sia stato Bruno Cappelli. Un medico bravo, ma testardo e pensava di aver sempre ragione. Erano gli anni di guerra, pochi i farmaci, i due ospedali più vicini, Volterra e Massa Marittima, abbastanza lontani, generalmente le persone morivano nel loro letto. Nei primi cinque anni credo di essermi ammalato una sola volta: tosse canina! Brutta gatta. Dato che la ciuca di una mia zia, abitante in un podere a due chilometri dal paese, aveva figliato mi mandarono per un mese da lei a bere questo latte dalle proprietà miracolose, e, infatti guarii completamente. Durante la guerra i miei genitori si separarono legalmente. Io, e mia sorella più piccola di me seguimmo la mamma in un altro podere, assai più lontano, sulla pendice opposta del Monte, quella che guarda il mare e il paesello di Sasso Pisano. Forse per il contatto con dei soldati tedeschi che venivano a perlustrare le campagne contrassi la “rogna”. Mi curò il medico di Sasso, Franco Casalini. Tutte le sere, prima di andare a letto, la mamma mi ungeva con una pomata d’erbe le parti ammalate tenendomi nudo davanti al focolare. E così anche la “rogna” guari”. All’età di otto anni circa decisi di andare a vivere con il babbo, nel Borgo di Castelnuovo. Il nostro medico era ancora Bruno Cappelli. Sorvolo sugli “orecchioni” e la “varicella”, che fecero poco scalpore e guarirono senza strascichi. Mentre un tenace febbricola di natura sconosciuta, forse un’infezione tifoide, presa a forza di grufolare nel “burracone”, cioè tra le immondizie del paese, mi fece stare tra letto e lettuccio per più di un mese.

Ma la vera e propria malattia l’ebbi all’età di tredici anni, una polmonite! Per fortuna erano disponibili i nuovi medicamenti, come la penicillina e la streptomicina, e il dottor Cappelli, un medico non più giovane, ma ancora curioso e intelligente, mi fece le necessarie iniezioni. Non si parla di RX o visite specialistiche…e soltanto alla visita del militare mi rilevarono molte macchie di calcificazioni sulla pleure, che spiegarono con la malattia che avevo avuto anni prima. Vissi in buona salute fino ai vent’anni. Allora mi ammalai di congiuntivite bilaterale, molto sierosa e fastidiosa. Lavoravo già a Larderello dove era un bel Poliambulatorio attrezzato nel quale venivano diversi specialisti da Pisa, Piombino, Volterra, Livorno…perciò fui fortunato di trovare un oculista importante, gentile, meticoloso, il professor Stefano Capalbi, che mi prese in cura e m’ha curato fino a che non è morto, dato che questa congiuntivite si era cronicizzata, se pur in forma lieve, alternando periodi di attività con altri di assenza di sintomi. Causa la congiuntivite rimasi una settimana all’Ospedale Militare di Firenze, in via San Gallo, e poiché essa era considerata una malattia contagiosa evitai di fare il servizio militare, non perdendo nemmeno un giorno di lavoro! Ho tenuto come medico di famiglia il dottor Bruno Cappelli, fino a quando non è andato in pensione. Eravamo abbastanza amici, mi riteneva un “ragazzo” intelligente e per di più “di molte curiosità”, come ebbe a scrivermi su un libro interessantissimo che aveva redatto e che mi aveva donato, Il Regolo Clinico, un grosso tomo che spediva a moltissimi medici in tutta Italia! Si era sposato con la vedova di un famoso medico partigiano della Brigata “Spartaco Lavagnini”, che aveva due figli. Uno fu avviato agli studi universitari di medicina per seguire le orme del babbo e nel corso degli anni il Cappelli lo cominciò a portare con se durante le visite ai pazienti e in ambulatorio. Ma gli studi andavano a rilento e la laurea non arrivava. Insomma, da una verifica, risultò che questo laureando aveva sostenuto soltanto qualche esame…Fu una delusione tremenda. Dopo il dottor Cappelli ho avuto come medici di famiglia Bartolo Ruscica, un medico di capacità e dedizione superiori, nonché amabile persona, sempre disponibile, specialmente con i bambini. Al suo pensionamento finalmente una donna, molto simpatica e anch’essa brava, Alba Cortopassi. E quando Alba è andata a Pisa, ecco Edi Fedeli, specializzata in urologia, figlia del mio amico Furio, giovane medico, e molto attiva nel “sociale”. L’ho avuta anche come consigliere comunale indipendente nella lista del Pci durante il mio primo incarico di vicesindaco e poi di sindaco del comune. Eravamo amici ed è stata una valentissima sanitaria, però abbastanza sfortunata, si è ammalata negli ultimi quattro o cinque anni ed è morta pochi giorni fa, all’età di 57 anni, nel rimpianto generale di molti castelnuovini e di tutta la popolazione del suo paese Sasso Pisano. Ora ho una giovane medico, Tatiana, che vanta lontani ascendenti locali…mi ci trovo bene. L’avrei fatta troppo lunga a parlare delle malattie di questi ultimi 55 anni, ognuna con i suoi aneddoti, scoperte, vittorie ed anche paure. Però tutto risolto abbastanza bene. Diversi i ricoveri ospedalieri, anche importanti, a Pisa, Firenze, Massa Marittima, Siena per cinque volte…eppure, nonostante ciò, mi sento “sano come un pesce” e l’ultimo libricino che vorrei pubblicare entro l’anno, in edizione privata, niente di particolare solo una cinquantina di poesie, lo intitolerò Grazie alla vita!

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