martedì 8 luglio 2014







Da Sbrana, tagliatelle e trippa e W. l’Italia che amiamo!

Dopo molto tempo, anni, son tornato sulle strade dell’alta Maremma grossetana, fino alle pendici del monte Amiata, con sosta a Paganico per una deliziosa colazione (ho chiesto alla barista che mi preparava il cappuccino se trent’anni fa questo bar sull’angolo della piazza ci fosse, e lei gentilmente m’ha risposto che si, il bar esiste da quasi un secolo, ma che, naturalmente, come potevo vedere, lei non c’era!), e poi attraversando Casteldelpiano e sfiorando Arcidosso ho raggiunto Seggiano, luogo famoso per la produzione di olio extra vergine d’oliva e di formaggi.
Son salito a piedi fin sull’alto cocuzzolo dov’è abbarbicato sulla massa trachitica l’antico Borgo, ben tenuto, ma praticamente deserto. L’ascesa è stata ripagata da un panorama stupendo sul mare di olivi che cangiavano al vento in tutta l’ampia vallata e dalle nubi che incombevano sulla montagna. Ho scattato qualche immagine (cedendo alla mia vanità, ritraendomi in uno specchio!) prima di ripartire all’inverso sullo stesso percorso. Alle 14,30 ero in Ghirlanda, nei pressi di Massa Marittima, venticello fresco, sole e qualche spruzzata di pioggia, ma, soprattutto, una gran fame.

C’è una antica trattoria che conosco. Mi affaccio, in realtà siamo in due, e ci affacciamo, non c’è nessuno. Ad un tavolo stanno pranzando il proprietario e una ragazza. Buongiorno! Buongiorno! Scusate l’ora, ma è possibile mangiare qualcosa? Loro si lanciano uno sguardo interrogativo, ci pensano in attimo, si è possibile, dovrete accontentarvi…certamente, nessun problema. In realtà offrono due o tre possibilità, d’accordo, scegliamo entrambi: acqua minerale, un quartino di vino rosso, tagliatelle ai fiori di zucca, e…trippa! Mentre attendiamo, il padrone viene a parlare con noi, visto che a quest’ora siamo i soli clienti. E’ un giovane molto intelligente e simpatico, ci parliamo con naturalezza. Gli chiedo se cucinano ancora il “mitico” stoccafisso con le cipolle, che non ho mai dimenticato pur essendo trascorsi due o tre decenni da quando ce l’avevo mangiato! Erano i tempi in cui sull’insegna esterna della trattoria c’era un cartello con scritto a vernice e grossi caratteri: “Trattoria da Sbrana: si beve e si sgrana con poca grana!” Era verissimo. Prezzi bassi, qualità altissima. Lui dice che ormai non cucinano più lo “stoccafisso con le cipolle o con le patate” perché sono cambiati i palati e non ne venderebbe che una decina di piatti, mentre, purtroppo, lo stoccafisso, quello buono, marca Ragno, ha un prezzo altissimo! E allora quando dovremmo far pagare questa pietanza? Trenta, quaranta o cinquanta euro? Impossibile. Comunque abbiamo mantenuto la trippa in salsa di pomodoro…Ecco che arriva un grande vassoio fumante di tagliatelle sapientemente condite e guarnite di fiori di zucca freschi, gioia per gli occhi e per il palato, come dimostra il fatto che non ne resta nemmeno una briciola! E, finalmente, poco dopo, altro vassoio di trippa…profumata, saporita, tagliata fine, con un sugo perfetto…quella del ricordo, penso. Ci tratteniamo un po’ a fare i complimenti a colei che mentre il padrone parlava con noi, stava i cucina a preparare questi manicaretti che non avremmo scambiato con un pasto regale! Un caffè al banco e il conto: in tutto 30 €. Pane, acqua, vino, tagliatelle, trippa e caffè! Avevamo parlato a lungo tra noi e con il ristoratore della crisi dell’Italia, dove  non c’è quasi nulla che funzioni (non se l’abbia a male Renzi, lui ci si prova a fare qualcosa, ma la malattia è antica, cronica, quasi impossibile la guarigione), ma il solo fatto di trovare su una via secondaria di campagna, alle 14,30 di un martedì, una trattoria aperta, che accetta di servire il pranzo a due persone qualsiasi, sfoderando tutta l’antica sapienza gastronomica toscana e maremmana, per la modica cifra di 30 €., questo sì, ci dà conforto e speranza, che forse l’Italia ce la potrà fare.

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