martedì 10 gennaio 2012


Norma Parenti:  i “cercatori” sono stati “cercati”.


A distanza di sessantotto anni dalla morte di Norma, quando ormai tutto sembrava essere stato detto, visto, onorato, celebrato, della sua folgorante e tragica esperienza di partigiana nelle fila della III Brigata Garibaldi “Banda Camicia Rossa”, operante, tra le primissime in Italia, nel territorio di Massa Marittima, ecco, quasi per un miracolo della storia, dopo anni ed anni di ricerca e di attesa, il documento definitivo sulla morte di Norma: la “Relazione Peritale di morte” redatta dal professor Enrico Cheli, assistente all’Istituto di Anatomia Patologica dell’Università di Pisa e medico all’Ospedale S. Andrea di Massa Marittima. Il 25 giugno 1944, su incarico ed in presenza del Pretore di Massa Marittima, il prof. Cheli procedette, nella sala mortuale del cimitero massetano, all’esame del cadavere di Norma Parenti “deceduta in circostanze degne di accertamento medico-legale”. Il Pretore pose al perito incaricato quattro quesiti importanti dandogli un termine di trenta giorni per la risposta. Nel tempo predetto fu redatta la relazione finale in sei pagine dattiloscritte. Un documento importante, dal valore storico notevole, che approfondisce, chiarisce e corregge quanto finora era conosciuto da testimonianze indirette e parziali. Senza poter affrontare in questa sede un esame critico e comparato sulle estreme ore del martirio di Norma, posso avanzare un solo interrogativo: perché non si aprì immediatamente un fascicolo riguardante il ruolo dei fascisti repubblichini di Massa Marittima, tra i quali aveva un ruolo primario il famigerato Giovanni Nardulli, fuggito al Nord e successivamente catturato e condannato a morte ad Asti, nonostante che tra gli assassini e seviziatori di Norma le testimonianze indicassero la presenza di numerosi militi italiani? 

Nessun commento:

Posta un commento