NORMA PARENTI (IX).
(Monterotondo
Marittimo, 1921 – Massa Marittima, 1944)
Medaglia d’Oro al
Valor Militare alla Memoria.
Norma
Parenti appartiene alla memoria della nostra terra: padre volterrano, madre
suveretana, residenza a Massa Marittima…dove fu uccisa e dove è sepolta. Nata
nel 1921, morta a 23 anni, nella notte del 23 giugno 1944, poche ore prima
dell’arrivo a Massa Marittima dei soldati americani della V Armata, 1^ Divisione corazzata del generale Harmon, è una
delle 19 medaglie d’oro al valor militare concesse alle donne italiane.
Mi
sono occupato di lei fin dal 1964, quando conobbi il figlio Alberto Mario a
Massa Marittima in occasione dell’inaugurazione in Poggio, di un monumento, nel
20° anniversario della Resistenza.
La
sua biografia, che si condensa e si consuma in pochi anni, la vede staffetta
partigiana nella III Brigata Garibaldi, tra le Bande Camicia Rossa e Camicia
Bianca. E’ una cattolica, attiva nelle opere di solidarietà di Massa Marittima,
sposa un comunista, e’ animata da un forte carattere di indipendenza e amore
per la libertà, odia i fascisti e i nazisti. Rischia per mesi la propria vita
aiutando i prigionieri fuggiaschi, gli ebrei,
a trovare un rifugio, porta armi e ordini ai gruppi partigiani, e,
infine, compie il gesto eroico di dare la sepoltura, vietata dalle autorità
fasciste, ad un giovane partigiano ucciso l’8 maggio dai militi della GNR di
Massa Marittima, Guido Radi, nativo di Belforte, colui che darà alla XXIII
Brigata Garibaldi, il suo nome: “Boscaglia”.
E’
con tale gesto che Norma firmerà la sua condanna a morte. Però, tanta è la sua
fama tra la popolazione massetana che nessuno osa toccarla. Probabilmente la
sua bellezza fisica e il suo modo anticonformista di comportamento, nonché il
fatto che i suoi genitori avessero una trattoria a due passi dal comando della
Milizia Repubblichina, e che lei abitasse, in una delle camere al piano
superiore della stessa, avranno attirato l’attenzione morbosa di qualche
ufficiale della Milizia. Attenzione che Norma avrà respinto con disprezzo…del
resto, giovanissima, aveva conosciuto
Mario Pratelli, bello, ardito, comunista, del quale s’era innamorata
perdutamente. I due si sposano, e alla fine del 1943 nasce il loro figlio,
Alberto Mario.
Siamo
al 23 giugno 1944, vigilia della Liberazione: i cannoni americani sparano dalla
pianura sulla città, avanzano i carri armati e le pattuglie di fanti
esploratori, tra poche ore Massa Marittima sarà liberata e i tedeschi si stanno
ritirando.
Ma
Norma non è stata dimenticata…prima del calar della sera un gruppo di soldati
italiani e tedeschi si presenta alla trattoria. Catturano Norma, sua madre e
una ragazza di servizio, e si avviano fuori le mura, per fucilarle. Un obice di
cannone cade a pochi metri da loro, la
madre resta a terra, sembra morta; Ulema, la ragazza, fugge, ma Norma viene
trascinata per una viuzza incassata ad un casolare vicino alla città, prima
picchiata selvaggiamente e ferita tra gli ulivi prossimi al podere, poi, quando
la notte cala, portata all’interno con un altro prigioniero, il mezzadro del
podere, Giovanni Moschini.
Norma
viene pugnalata, ella implora che ha un figlio da allattare, invano. Partono
alcuni colpi di pistola sparati quasi a bruciapelo, il Moschini si getta a terra,
fingendosi morto, Norma, ferita mortalmente, è abbandonata sul pavimento.
Morirà prima della mezzanotte, forse intorno alle 23. I nazifascisti danno
fuoco ad una parte della casa, ma restano nei paraggi non azzardando di
rientrare a Massa ed attendendo le prime luci dell’alba. Il Moschini, che
intanto era riuscito a sgattaiolare da una scala nella stalla, riesce a
raggiungere un rifugio poco discosto, nel quale s’era riparata la sua famiglia,
ed alla moglie e al figlio racconta di
aver sentito Norma lamentarsi, poi silenzio. Tuttavia alle prime luci
dell’alba ritorna al podere per dare un po’ di fieno ad una mucca che stava per
partorire, ma viene avvistato e ucciso, mentre anche un carabiniere, che aveva
notato l’incendio ed era sceso al casolare, viene mortalmente ferito.
(continua)
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