Celal Salik.
“Una volta ho scritto di un
principe che ha abbandonato tutti i suoi averi per trovare se stesso,
ritirandosi in un capanno a vivere solo con i suoi sogni. Il principe alla fine
arrivò alla dolorosa consapevolezza che senza gli oggetti, il mondo e la
propria vita sono entrambi privi di significato. A quanto pare non è possibile
scoprire il segreto degli oggetti senza avere avuto il cuore spezzato. Dobbiamo
umilmente sottometterci a questa definitiva, segreta verità”.
Meditiamo su due degli undici
comandamenti di Pamuk:
9°) Se gli oggetti non sono privati del loro
ambiente e delle loro strade, ma vengono sistemati con cura e ingegno nelle
loro case naturali, racconteranno da sé le proprie storie.
11°) Il futuro dei musei è dentro
le nostre case.
Le “case della memoria”
realizzate in Europa negli ultimi venti anni, insieme ai piccoli musei della
civiltà contadina o industriale, a quelli della moda e del costume, della
caccia e dello sport, della fotografia e film d’amatore, dei santini, dei giocattoli,
delle bambole…, rispondono bene a questi due comandamenti.
Altra cosa è invece la
stratificazione sociale di provenienza degli oggetti. I più dei quali non
riconducibili ad uno o pochi proprietari, ma raccolti su un territorio ampio,
da anonimi. Mentre si passa da un museo territoriale, nel quale gli oggetti
sono appartenuti generalmente al popolo minuto – sostanzialmente povero – delle
città, dei borghi, paesi e campagne, ad
un museo “personale”, si ascende alla classe “dominante”, peraltro ristretta e
non rappresentativa, se non per un segmento, della rappresentazione della vita.
E’ in questa classe sociale che possiamo oggi trovare piccoli musei,
generalmente legati alla vita creativa e quotidiana di artisti famosi,
imprenditori, capi di stato e capitalisti.
Molti degli oggetti e delle
memorie sono raggruppati per tema: ad esempio quello diaristico, sonoro,
fotografico, della Resistenza, Liberazione, Foibe, della Shoah ecc. ecc.; altri
sono nelle case dove hanno vissuto personalità illustri: Pirandello, Proust,
Hugo, Leonardo da Vinci, Antonidias, Anna Frank, Edith Piaf, Balzac, Bourdelle,
S. Caterina, Zadkine, Palazzo Viti, ecc. ecc. e raccontano storie personali e
familiari.
Essendo la mia famiglia di
origine abbastanza povera, e senza proprietà, in più precocemente divisa e
dispersa, nulla dei fragili oggetti d’uso comune è stato conservato, ma gettato
nell’immondizia ad ogni trasloco da ciascuna delle sette case in affitto e
sostituito da prodotti “moderni” ed
anonimi, di basso costo. L’unica possibilità di mantenere una “memoria” è stata
affidata pertanto alla economica “scrittura”, fogli di carta usuale, lapis
copiativo, una penna con pennino a torre o lancia, una bottiglietta
d’inchiostro blù. Successivamente alla invenzione del signor Bìro, un
ungherese, le penne a sfera BIC hanno quasi del tutto soppiantato le penne ad
inchiostro, comprese le stilografiche, fino all’attuale prevalenza della
scrittura elettronica.
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