martedì 20 febbraio 2018




PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 71.

Andare alla mangiatoia. Gli auguri di buon Anno ai lavoratori geotermici (31 dicembre 1979)

         Caro compagno, dalle pagine del nostro “giornalino” di fabbrica, insieme alla consegna delle tessere per il 1980, ti porgo, a nome della Fnle-Cgil di Larderello, i migliori auguri per un buon anno 1980. Quello che si è chiuso è stato, per molti aspetti, un anno denso di avvenimenti drammatici, sia in campo internazionale che in Italia. La lotta per la spartizione delle ricchezze mondiali tra i paesi capitalistici, il divario crescente tra le immense moltitudini dei paesi sottosviluppati  con quelle dei paesi industrializzati, le contraddizioni interne a questi paesi e il permanere di vaste aree di indigenza, l’acuirsi delle tensioni con i paesi socialisti e le forme involutive nelle strutture di queste società, la tendenza all’accrescimento degli arsenali militari ad alto potere distruttivo tra le grandi potenze, la proliferazione delle armi atomiche sul nostro pianeta, sono certamente gli elementi principali, quelli che ne hanno segnato il corso.
         Inutile ripetere ciò che una martellante e sapiente regia diffonde dalla televisione o dalle prime pagine dei giornali, nel tentativo di convincere la gente a fare “sacrifici”, ma chi li ha sempre fatti, senza toccare i meccanismi dell’accumulazione capitalistica, né le cause molteplici e profonde  della crisi e della disuguaglianza sociale.
         Su questi temi il movimento sindacale è quotidianamente impegnato ed ancor più sarà determinante il suo peso se si manterrà e si accrescerà l’unità e si realizzerà un più alto grado di partecipazione delle masse lavoratrici a tutti i livelli, politici, sociali, culturali.
         La classe operaia italiana è stata sottoposta in questi ultimi anni ad uno scontro gigantesco con le forze della reazione e della conservazione. Essa non è uscita vittoriosa, ma nemmeno sconfitta, e il suo potenziale di lotta, la sua coscienza politica, sono quasi intatti e garantiscono che indietro non si torna, che dalla crisi si dovrà uscire in modo positivo, in una società più giusta, più laboriosa e meno sprecona, non “forte coi deboli” e “debole coi forti”, ma segnata da una rinnovata tensione umana e ideale.
         Conclusi i rinnovi contrattuali il sindacato, oltre alla loro gestione, dovrà quindi affrontare gli altri problemi che stanno di fronte alle masse lavoratrici ed al Paese: dalla crisi energetica, all’occupazione, ai prezzi e tariffe, al fisco, alle pensioni, alla casa, all’inflazione galoppante che, oltre a ridurre il potere di acquisto dei salari, minaccia la recessione. A questo impegno vogliamo richiamare i lavoratori, dicendo loro che i problemi gravi ed urgenti del Paese si affrontano e si risolvono uniti nel sindacato. Stando fuori del sindacato, più debole sarà l’iniziativa organizzata ed il padrone si sentirà più forte.
         L’accesso al lavoro delle nuove generazioni ci sollecita la campagna ideale e politica a cui ci siamo già richiamati. Al giovane neoassunto dobbiamo dire come è cresciuto il sindacato e attraverso quali battaglie e quali sacrifici si sono conquistati poteri nuovi che salvaguardano la libertà, la dignità e la personalità del lavoratore di fronte al padrone pubblico e privato, e di come la democrazia sia stata difesa dagli attacchi eversivi. Siamo consapevoli della complessità della situazione e delle difficoltà esistenti per far crescere e rendere incisiva la dimensione politica ed ideale del dibattito sul sindacato e sul suo ruolo insostituibile, in quanto troppe sono le forze avversarie e nemiche (del sindacato stesso e, pertanto, dei lavoratori), che operano per screditarlo e condizionarne l’efficienza.
         Le conquiste non sono irreversibili, possono essere perdute o ridimensionate se viene a mancare loro una difesa organizzata: i tentativi e le provocazioni infatti si intensificano, basti vedere gli attacchi alla “scala mobile” e al “diritto di sciopero”. Rifugiarsi pertanto nel privato, nell’individualismo e nel corporativismo è un grosso errore. Come pure stando fuori dall’organizzazione sarà resa più difficile ogni ulteriore avanzata, sia economica che politica. Il lavoratore organizzato nel sindacato non lo sollecitiamo solo per crescere di numero, ma essenzialmente per avere nuove energie che partecipino alla elaborazione delle piattaforme ed alla direzione delle lotte, nonché ai processi di ristrutturazione organizzativa in atto nella geotermia.
         In questi giorni particolari dell’anno, in cui si ripete, per i credenti e non credenti, il rito della natività, quando le parole si riempiono di contenuti ingannevoli e i ricchi ed i potenti, gli sfruttatori e i corruttori, si dichiarano fratelli dei poveri, dei deboli, degli sfruttati e dei puri, senza rinunciare in nulla alla sostanza che li rende tali, “andare alla mangiatoia” significa davvero lottare per trasformare il mondo. Per renderlo libero dalla paura, degno dell’uomo e l’uomo dell’universo che lo circonda.
         Utopia? Sogno? Chi sa! Anche il sogno e la speranza fanno parte dell’uomo e senza di essi c’è il dominio dell’angoscia e della morte.
         A tutti i compagni, a tutti i lavoratori, ai protagonisti di questa lotta e di questa speranza, a chi ci consente di guardare al futuro con ottimismo, porgiamo il saluto e un augurio fraterno, rinnovando il patto di solidarietà militante che il sindacato realizza tra tutti noi.

         Auguri dunque per un nuovo anno di lotte e di vittorie per la classe operaia italiana, per i proletari e gli sfruttati del mondo intero.

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