sabato 5 febbraio 2022

 



Un ricordo molto personale di Renato Bacci.

 

Renato Bacci è nato a Volterra nel 1948, io a Castelnuovo di Val di Cecina nel 1938. Quando lui aveva 8 anni io ero stato assunto come manovale dalla Larderello SpA e destinato all’Ufficio Geologico del Gruppo Minerario. Cambiando varie tipologie di lavoro ci sono rimasto fino al 1991. La mia vita, quattro anni di scuola aziendale più 36 anni in un ufficio, comprese attività culturali e sindacali si è svolta dentro una fabbrica, se pur tra oltre 2000 lavoratori e quasi un migliaio delle Ditte Appaltatrici. Ed anche sul finire degli anni ’80, quando sono diventato sindaco  di Castelnuovo, rimanendoci con vari incarichi fino al 1995, sono stato legato alla Fabbrica ed al mio Comune. Naturalmente avevo contatti con gli amministratori, i sindacalisti, i Responsabili della Sanità volterrana e zonale, ma, diciamo pure, secondari. Le mie due figlie sono approdate al Liceo Classico di Volterra e all’Istituto per Geometri, con brillanti risultati, e pur indirettamente sapevo chi erano i loro professori, tra i quali c’è stato anche, al Liceo,  Renato Bacci, considerato brillante e un po’ fuori dagli schemi dottorali. A questo proposito ricordo che a distanza di alcuni decenni, una sua allieva aveva mantenuto nei suoi confronti un bel ricordo e stima, che si palesarono pure in alcuni incontri. Non voglio svicolare nei miei ricordi personali con la città di Volterra, che risalgono alla fine degli anni ’50, quando con Mario, si veniva in motocicletta per incontrare due ragazzine. Ma, insomma, il mio legame con Volterra è stato forte ed antico, tanto che esso è confluito in un testo poetico ancora inedito dal titolo “Elegia Volterrana”. Infine, del tutto casualmente ed inaspettatamente, mi sono ritrovato, nel 1999, dentro  gli Organi della Fondazione della Cassa di Risparmio di Volterra, dove ho avuto la fortuna, per sei-sette anni, di frequentare e conoscere il professor Renato Bacci, con il quale ho stretto un importante rapporto di amicizia, stima, collaborazione, che sono proseguiti in tutti gli anni seguenti. Il nostro territorio “comune” era la coerenza, l’amore per Volterra, l’amore per la “classicità”, per la poesia, per il cibo e l’ammirazione per la bellezza femminile, ed anche la condivisione che si stava verificando di un lento impoverimento della città e dei suoi punti di riferimento. Renato era un “uomo libero”, mentre io son sempre rimasto legato ad un “partito” che non c’era più. Questa sua libertà, credo, abbia fatto si che il grande sapere di cui era custode, non si esplicitasse in pubblicazioni, nomine importanti, ma in “guide turistiche cittadine”, brevi articoli su Rassegna Volterrana, nessuna menzione nel Dizionario di Volterra e qualche conferenza tematica. Amava la cultura ed il turismo culturale e  così ha potuto godere di essere “la guida” in numerosi viaggi, in Italia ed all’estero. Adesso che è uscito un suo libro biografico, dalla sua nascita nel 1948 alla fine degli anni ’60, corredato da moltissime fotografie dell'amico maestro Damiano Dainelli, sappiamo molto di più della sua giovinezza e del legame profondo che lo univa alla città di Volterra, soprattutto a quella umanità tipica ed unica dei “volterrani”, quel mondo operoso e irripetibile, libertario e scanzonato, fatto di “soprannomi” e di contatti umani. Ed anche in questo mi sento a Renato molto legato, come, ad esempio, per i suoi contatti con amici cecoslovacchi che già coltivavo, ed all’amore per la Francia e Parigi ed i suoi caffè… E’ infine Renato che mi ha scritto il più bell’elogio per le mie poesie e per il Caffè Flora! Ultimamente devo a Renato la mia “ricomparsa” a Volterra, alla BAV, ed alla Libera Età, presentando in un clima gioioso, la mia raccolta di “proverbi licenziosi”!  Resta indimenticabile, dopo una di queste serate, la traversata del centro di Volterra, in una sera fredda, io, lui e Luciana e tutti sintonizzati idealmente e molto allegri! Grande amico, indimenticabile, ti rivedo in quell’ultimo sorriso e mi manchi tanto!

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