lunedì 21 novembre 2016





AVVENIMENTI LOCALI (I).

Tra sabato  e domenica (19 e 20 novembre 2106) ho partecipato a tre “avvenimenti locali” degni di nota. Il primo, sabato mattina a Castelnuovo di Val di Cecina, riunione straordinaria del Consiglio Comunale per il conferimento agli 83 minatori di Niccioleta (Massa Marittima) della CITTADINANZA ONORARIA. Riconoscimento tardivo, ma sempre importante per conservare alla storia il ricordo del drammatico eccidio compiuto dalle SS naziste e dalle “camicie nere” italiane della RSI di Mussolini, fra il 13 ed il 14 giugno 1944.

Ai primi 6 minatori uccisi la sera del 13 a Niccioleta, si aggiunsero oltre 150 minatori imprigionati e trasportati  nella notte, per un gran tratto dei 25 Km. a piedi e poi,  negli ultimi sei-sette km., a mezzo camion, nel salone del cinema  “Tirreno” di Castelnuovo. Il giorno seguente, dopo una spietata selezione, alla quale contribuirono anche fascisti di Niccioleta,  i minatori furono suddivisi in tre gruppi: il primo, di 77 per essere uccisi; il secondo di 21 per essere deportati nei Lager della Germania e il terzo, di una cinquantina, i più anziani, da rimandare a Niccioleta come esempio ed ammonimento a non molestare le armate tedesche in ritirata.  La sera del 14 giugno i 77 minatori furono mitragliati e assassinati con una pallottola nella testa nei pressi della Centrale elettrica di Castelnuovo, in un vallino profondo ribollente dei vapori geotermici. Si tratta, nell’ambito della “guerra ai civili” programmata da Hitler, del più grande eccidio di lavoratori in Italia. Nonostante ciò la memoria della strage è rimasta per decenni confinata alla memoria locale, fino ad un risveglio, negli anni più recenti, grazie a studiosi dell’Università di Pisa ed alla nostra cara professoressa Katia Taddei, che ha speso ogni energia  per oltre due decenni a ricostruire in ogni dettaglio la genesi e lo svolgimento della strage. Si deve anche aggiungere che l’eccidio poteva avere dimensioni anche maggiori, se non fossero fuggiti altri cinquanta prigionieri della Niccioleta e tre dal Mastio di Volterra. Tuttavia ai 77 minatori si devono sommare i quattro partigiani della “piccola banda di Ariano” fucilati a mezzogiorno del 14 giugno poco discosto dal luogo dell’uccisione dei minatori, dagli stessi assassini.  La cerimonia è stata semplice e solenne allo stesso tempo e momenti di vera commozione si sono avuti quando il Sindaco Alberto Ferrini a letto la lista interminabile di nomi e cognomi delle settantasette vittime. Ho visto molti parenti e familiari, venuti da Massa Marittima ed altri paesi del grossetano, piangere. Il Sindaco ha preannunciato che nel prossimo futuro anche agli altri 10 partigiani fucilati sul suolo della Comunità di Castelnuovo, sarà concessa la Cittadinanza Onoraria. Presenti molte rappresentanze dei Comuni vicini, Monterotondo Marittimo e Pomarance, oltre che, naturalmente a quella di Massa Marittima, città medaglia d’argento della Resistenza, con la presenza e l’intervento del suo Sindaco, Marcello Giuntini.  Hanno preso la parola, il presidente dell’ANPI di Pisa e quello di Massa Marittima. Tra le bandiere dell’ANPI, spiccavano i ragazzi della II e III media di Castelnuovo con i loro insegnanti. Una lapide è stata apposta al muro esterno dell’ex cinema, il luogo dove furono rinchiusi, fino alla sera del 14  giugno i minatori.  In un dibattito successivo alla Cerimonia Ufficiale, Katia ha intervistato gli unici due minatori, allora appena ventenni, deportati in Germania: Fabio Scali e Mario Fatarella, dei tre ancora viventi. Mancava Fabio Terrosi, impossibilitato a partecipare. Sono stati momenti emozionanti ascoltare dalla viva voce il ricordo di quelle ore drammatiche, insieme al calvario personale che li vide inviati ai lavori forzati nel Reich tedesco fino alla fine della guerra mondiale. Come sappiamo il popolo di Castelnuovo, sfidando l’orrore, la paura e la presenza dei tedeschi in ritirata, si riversò intorno al “vallino della morte”, ricomponendo i cadaveri sfigurati dal calore geotermico, trasportandoli per il riconoscimento sul mattonato antistante le cappelle del cimitero prima di dargli sepoltura all’esterno, dietro l’abside della cappella, in attesa dell’esumazione e del trasporto, chi ai luoghi di nascita e molti al cimitero di Massa Marittima. Né si devono dimenticare coloro che accudirono per anni i luoghi “”sacri” dove il delitto fu consumato, il luogo dove fu eretto un cippo marmoreo, e il “vallino della morte”.  Questi uomini erano operai delle sonde di Larderello, coordinati dal partigiano combattente, già operaio alle miniere di Niccioleta, Mauro Tanzini, e i loro nomi sono Renzo Groppi, Astenio Di Sacco, Angiolino Rossi, Niccolo Marconcini.  L’unico neo di questo giorno memorabile, in parte causato dal brutto tempo, è stata la scarsissima presenza di “castelnuovini”! Un vero peccato.  

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