martedì 5 aprile 2016

 Il Vicolo visto dall'interno.
 La porta a sinistra a piano terra è quella della nostra casa.


 Viale del "Selvatico"


Il bosco di Agilulfo.
Il 


Vicolo del Serrappuccio.


Sono nato proprio alla fine di questo vicolo, oltre un cancello che delimita le proprietà pubbliche da quelle private della famiglia Dell’Agnello. Poco dopo la nascita la nostra famiglia si trasferì in Via del Borgo 26, un appartamento più grande e con alcuni inimmaginabili comfort per l’epoca, come il WC all’interno della casa. Dopo aver traslocato altre tre volte, io, mio padre e la nonna (parzialmente invalida per un ictus), si ritornò nel Serrappuccio, nella stessa casa natia, nel 1958. Avevo appena compiuto 20 anni. Credo che la nostra famiglia sia stata la prima ad avere una “badante”! perché due “uomini” che andavano a lavorare in fabbrica ogni giorno non potevano assistere la nostra amata “nonna”, la quale stava riprendendo le forze ed anche i movimenti, ma non la totale autosufficienza. Vi ho abitato fino al 26 aprile 1964, la vigilia del mio matrimonio.  Dal Vicolo si poteva entrare nel bellissimo bosco soprastante, il “Selvatico”, con piante secolari ed un sottobosco di delicate fioriture e, addirittura, salire sul crinale del “Poggio”, allora senza abeti e tenuto a prato, dominando con lo sguardo la parte nord del paese ed il giardino pubblico, il “Piazzone”. Si poteva anche entrare nel fitto e incolto bosco di Agilulfo, molto misterioso, entro il quale fiorivano grandi meli e piccoli ciliegi viscioli. Credo di aver ricevuto grandi doni da questi luoghi solitari, ed aver inviato nello spazio, sogni, poesie e speranze. Tanto è vero che, vecchio, vi ritorno, segretamente, ancora.

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