mercoledì 16 marzo 2016






Mio padre…e il suo libriccino di algebra.


Mio padre non amava scrivere e aveva una brutta calligrafia! Invece amava leggere, e grazie alla Biblioteca “Edmondo De Amicis” di Castelnuovo, fondata alla fine dell’800 dal filantropo dottor Burchianti e dai socialisti, s’era fatto una buona cultura da autodidatta sulle grande opere dei romanzieri europei, pubblicati nelle collane della Utet. “I grandi scrittori stranieri” negli anni ’30 del Novecento. Anche i suoi appunti di musica, e le trascrizioni per i suoi strumenti sono scritti in modo sgraziato. A parte questi spartiti musicali non ho mai visto nella nostra casa dei libri veri e propri! Denaro ne circolava pochissimo per poterli acquistare. Perciò è adesso impossibile, a trent’anni dalla sua morte, tentare di ricostruire qualcosa del suo “mondo culturale”. La mia nonna, per accendere il fuoco, quando mancava qualcosa da utilizzare come esca, usava pagine di giornali e qualche volta pagine dei libri e di quaderni.  Lo posso dedurre addirittura dalla bruciatura di due mie pagelle delle scuole elementari, e di una salvata a metà! Nelle nostre  famiglie povere, sempre in alloggi in affitto, piccoli, bui e malsani, senza i servizi essenziali, oppure con il gabinetto ubicato fuori della casa, se non addirittura nell’orto, lo spazio vitale era limitatissimo e niente di quello ritenuto superfluo veniva conservato. La nonna provvedeva, di tanto in tanto, a fare il cosiddetto “spoglio”, cioè bruciare o gettare nelle immondizie tutte le carte, che si potevano trovare in casa, compresi ricordini dei morti, santini delle comunioni, libretti della cooperativa ecc. ecc. come qualche rara lettera che ci arrivava dai nostri parenti americani contenente l’immancabile 1 dollaro! Questo dollaro era davvero poco, specialmente quando anch’io, nel 1956, iniziai a lavorare. Mio padre face cessare questa nemmeno elemosina così. Quando arrivò la famosa letterina mi disse: “Bimbo, prendi mille lire, e spediscile agli americani!” Lo feci, e da allora non arrivò più niente. Ho subìto qualche perdita anch’io, perché degli anni 1952-1954, non ho più alcuno dei miei testi poetici, nonostante ci sia un elenco sopravvissuto. E forse è stato un bene. Ma oggi, in cantina, grufolando tra vecchi incartamenti, ho trovato il libriccino di algebra che aveva usato mio padre per le scuole aziendali della Larderello SpA. Manca della copertina, inizia da pagina 5 e s’interrompe a pagina 220 con le operazioni con i logaritmi. L’autore è ignoto. Su alcune pagine bianche ci sono i miei primi ed unici segni della scrittura, perciò, in più al ricordo di mio padre, m’è caro. A pagina 104 c’è un promemoria con le date dei temi svolti (si tratta della IV classe elementare, con il maestro Orsini Otello, quello che mi dette i voti più alti!), a pagina 150 il titolo di un tema, del 22.2.1949,  a pagina 153 ci sono quattro versi del 1953, a pagina 196  un appunto del 18 gennaio 1953:  “In questo momento sto bene. Leggo il libro “L’isola misteriosa”, II Corso.

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