venerdì 25 marzo 2016








BAGNO AL MORBO, ossia le Aquae Volaterranae, già descritte nella
Tabula Peutingeriana. Nel Comune di Castelnuovo di Val di Cecina,
Toscana.

Non è per fare pubblicità ad un mio saggio, pubblicato nell’anno 2000 e rapidamente esaurito,
<SOPRA LE TOMBE VECCHIE E’ PASSATO L’ARATRO. LA COMUNITA’ DI CASTELNUOVO DALL?INIZIO DEL XIV SECOLO ALLA MORTE DI MICHELE MARULLO (1500), che metto a promemoria questo breve estratto, ma per denunciare lo stato di totale abbandono nel quale si trovano le famose Terme.

Nell’anno 1477, nei verbali dei Consigli della Repubblica fiorentina e precisamente in quelli del mese di settembre, si trova scritto che le Terme del Bagno al Morbo sono molto nominate e le sue acque molto lodate e che, con opportune riparazioni sarebbe stato “el più degno Bagno che abbi tutta l’Italia”. E’ in questo periodo che a poca distanza, nel fossato, venne scoperta una sorgente d’acqua purgativa conosciuta col nome di !acqua di San Luigi. Lucrezia Tornabuoni, sposa fu di Piero di Cosimo di Giovanni de’ Medici, era una assidua frequentatrice delle terme di Bagno al Morbo ed anche in quest’anno, in maggio, vi si reca intrattenendosi a lungo e per quanto vi trovasse “stanze da archimisti e cimice che paiono capperi (così scrive Lucrezia al figlio Lorenzo il 10 maggio 1477), lo tiene in affitto  perpetuo per se e per i suoi figli e discendenti maschi  in infinito. Per ordine di Lucrezia un tale Oliviero, medico, “…ne ricercava e separava, distillava le acque e quelle della vena del “cacio cotto” trovava perfettissime  a scabie, agli asmatici et risolviva et mundificativa d’ogni macula del corpo, a dolori di giunture e di nerbi, e molte altre virtù si contengono in essa”. Lorenzo de’ Medici, “della patria sua splendidamente tiranno”, vi si recava annualmente, talvolta anche con madonna Clarice Orsini,  sua moglie,  e con un seguito numeroso di poeti, musici ed umanisti, senza badare alla incomodità del luogo e senza ricevervi che i soli familiari e vi si tratteneva  alternando la cura della sua indisposizione corporale con gli studi ed esercizi letterari che tanto lo dilettavano. La visione dei “Lagoni” viene richiamata da Lorenzo in una mirabile descrizione nel poema mitologico AMBRA, composto qualche anno più tardi:

Quando gonfiato e largo si restrigne
tra gli alti monti di una chiusa valle,
stridon frenate, turbide e maligne
l’onde, e miste con terra paion gialle:
e grave pietre sopra pietre pigne
irato a’sassi dell’angusto calle:
l’onde spumose gira e orribil freme,
vede il pastor dall’alto e, sicur, teme.
Tal fremito piangendo rende trista
la terra drento al cavo ventre adusta;
caccia col fumo fuor fiamma, acqua mista,
gridando, ch’esce per la bocca angusta,
terribile agli orecchi ed alla vista:
teme vicina il tuon alta e robusta
Volterra, e i lagoni torbidi che spumano:
e piove aspetta se più alto fumano.

Si prospetta in questi versi la spaventosa solitudine dei soffioni e dei lagoni, stretti nella valle del Torrente Possera, sulla quale incombono gli alti monti di Castelnuovo in una landa disabitata e selvaggia. Al Bagno al Morbo, nell’aprile 1484, Lorenzo riceverà da Bartolomeo Scala gli eleganti versi latini che quel Cancelliere della Repubblica fiorentina, buon letterato e poeta, frequentatore anch’esso del bagno per la sua podagra, aveva lì composti nell’estate precedente. Alcuni secoli dopo il naturalista Targioni Tozzetti prenderà visione di una relazione fatta dal dottor Pietro Leoni, medico personale di Lorenzo e di sua moglie Clarice, nella quale si afferma che “il Bagno a Morbo…tiene bagni di più sorti quasi lui solo, quanti insieme tutti gli altri d’Italia”. E’ infine noto che più grande potere curativo quelle acque lo esercitavano contro la sterilità delle donne. Pietro Leoni concluderà tragicamente la propria esistenza perché. essendosi sbagliato nella diagnosi di una malattia di Lorenzo, si getterà  per disperazione (o vi sarà gettato) nel pozzo della villa di Careggi a Firenze.

E pochi giorni or sono vi ho accompagnato una amica francese, letterata e ricercatrice storica, con la quale ho documentato in parte lo stato di incuria, abbandono e pericolosità  nel quale versa  Bagno al Morbo (per non parlare dell’adiacente ex Albergo termale La Perla, nonché della vicina Pieve Matrice di San Giovanni Battista a Morba!), nel constatare l’inefficienza globale delle italiche Istituzioni.  


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