venerdì 27 febbraio 2015



PUBBLICAZIONI DI CARLO GROPPI

(XIV)

2007, il 3 settembre di quest’anno, mio settantunesimo, affronto finalmente il problema di iniziare a pubblicare le mie poesie, raccolte in una specie di “canzoniere”, a partire dall’anno 1952. Lo faccio con il libricino “La cometa Swan”, antologia di  29 liriche, sulla suggestione dell’apparizione nel nostro cielo di una luminosissima cometa, che mi portò non solo a scrutare dentro me stesso, ma ad alzare lo sguardo alla profondità del firmamento. L’edizione di 64 pagine, rilegata con sopr.ta a colori e illustrazioni in bn ft., fu tirata nel formato e nello stile delle mitiche edizioni di Vanni Scheiwiller, dalla Grafitalia di Sandro Gherardini in 350 copie  numerate. L’intera tiratura si esaurì rapidamente.


Ho introdotto frequentemente nelle  poesie di questi ultimi anni il tema della morte, come estremo limite della “orribil sorte” umana. E più volte, ossessivamente, ho scritto di stare “sul confine della vita”, ma senza aver fatto completamente i conti con quella lunga età sospesa tra l’ansia e la paura, un cammino arido, lacerante per la solitudine che lo contrassegna, devastante per le malattie, la decadenza fisica e creativa: la stagione della “senilità”. E nel crepuscolo sempre più denso di ombre, m’è apparsa, prima fioca poi sempre più vivida, una luce: ma portata da quale tedòforo? Lucifero o l’Arcangelo? Questa luce è stato un “Sichverlieben”, un misto di realtà e finzione che ha ridestato prepotentemente i sopiti sensi ed ha riacceso i motori di un sogno ininterrotto, un viaggio fantastico verso la felicità. Nella fuga siderale dal mondo mi sono stati compagni gli eroi dell’infanzia, Gordon, Zarro, Ming e Dale e quelli più ambigui della maturità, Faust, Gretchen, Mefistofele (“Hilf, Teufel, mir die Zeit der Angst verkurzen! Was muss geschehen, mag gleich geschehn!”), Adrian Leverkuhn, Terry-Calvero di Limelight e per ultimi Nathan Jozefover e la sua serva Shifra Zirel. Fino a che la inattesa cometa di “Swan ” non ha attraversato il cielo. Ad essa ho finalmente rivolto il mio sommesso canto.

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