PUBBLICAZIONI DI CARLO
GROPPI
(XIV)
2007, il 3 settembre di
quest’anno, mio settantunesimo, affronto finalmente il problema di iniziare a
pubblicare le mie poesie, raccolte in una specie di “canzoniere”, a partire
dall’anno 1952. Lo faccio con il libricino “La cometa Swan”,
antologia di 29 liriche, sulla
suggestione dell’apparizione nel nostro cielo di una luminosissima cometa, che
mi portò non solo a scrutare dentro me stesso, ma ad alzare lo sguardo alla
profondità del firmamento. L’edizione di 64 pagine, rilegata con sopr.ta a
colori e illustrazioni in bn ft., fu tirata nel formato e nello stile delle
mitiche edizioni di Vanni Scheiwiller, dalla Grafitalia di Sandro Gherardini in
350 copie numerate. L’intera tiratura si
esaurì rapidamente.
Ho introdotto frequentemente
nelle poesie di questi ultimi anni il
tema della morte, come estremo limite della “orribil sorte” umana. E più volte,
ossessivamente, ho scritto di stare “sul confine della vita”, ma senza aver fatto
completamente i conti con quella lunga età sospesa tra l’ansia e la paura, un
cammino arido, lacerante per la solitudine che lo contrassegna, devastante per
le malattie, la decadenza fisica e creativa: la stagione della “senilità”. E
nel crepuscolo sempre più denso di ombre, m’è apparsa, prima fioca poi sempre
più vivida, una luce: ma portata da quale tedòforo? Lucifero o l’Arcangelo?
Questa luce è stato un “Sichverlieben”, un misto di realtà e finzione che ha
ridestato prepotentemente i sopiti sensi ed ha riacceso i motori di un sogno
ininterrotto, un viaggio fantastico verso la felicità. Nella fuga siderale dal
mondo mi sono stati compagni gli eroi dell’infanzia, Gordon, Zarro, Ming e Dale
e quelli più ambigui della maturità, Faust, Gretchen, Mefistofele (“Hilf,
Teufel, mir die Zeit der Angst verkurzen! Was muss geschehen, mag gleich
geschehn!”), Adrian Leverkuhn, Terry-Calvero di Limelight e per ultimi Nathan
Jozefover e la sua serva Shifra Zirel. Fino a che la inattesa cometa di “Swan ”
non ha attraversato il cielo. Ad essa ho finalmente rivolto il mio sommesso
canto.
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