Enrico Berlinguer.
7 giugno 1984, a Padova, durante un
comizio politico per le elezioni europee che si svolgeranno il 17 giugno,
Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano e parlamentare, è
colpito da emorragia cerebrale.
8 – 12 giugno 1984, il quotidiano
del PCI segue con dolore e sgomento tutte le fasi della sua breve agonia.
Berlinguer, muore a Padova l’11 giugno. Grande è l’emozione provocata nel Paese
dalla sua scomparsa. Berlinguer era nato a Sassari il 25 maggio 1922, figlio di
Mario, esponente dell’antifascismo democratico e parlamentare del PSI fino al
1968. Enrico era divenuto nel 1972 Segretario del PCI, che aveva guidato nella
stagione del “compromesso storico”, dell’eurocomunismo, della solidarietà
nazionale e dello “strappo” dall’URSS.
13 giugno 1984, si svolgono a
Roma, in Piazza San Giovanni, i funerali di Berlinguer, con la partecipazione
di circa 2 milioni di persone, del Presidente della Repubblica Sandro Pertini,
delle massime autorità dello Stato, dei segretari di partito, dei
rappresentanti del movimento operaio italiano e internazionale, dei partiti comunisti e socialisti stranieri,
dei movimenti di liberazione nazionale e di una immensa fiumana di popolo che
lo stimava e l’amava.
Dal mio archivio personale riproduco
le prime pagine dell’Unità, dall’8 giugno al 14 giugno e quella della elezione
del nuovo segretario nazionale del PCI, Alessandro Natta, avvenuta il 27 giugno
1984.
Non ho conosciuto di persona Enrico Berlinguer, l’ho soltanto avvicinato
durante alcuni comizi di chiusura delle “Feste Nazionali dell’Unità”, scattando
molte fotografie a tutto il gruppo dirigente del PCI. In particolare di quella
che si tenne a Tirrenia (Pisa), dove i comunisti di Castelnuovo di Val di
Cecina, Sasso Pisano, Montecastelli Pisano, Monterotondo Marittimo ed altri
volontari, realizzarono il Ristorante “Doccioli”, divenuto presto “celebre” per
la sua eccezionale cucina e entusiastica affabilità, molto apprezzata dai
maggiori dirigenti nazionali del PCI. A Berlinguer mi ero sempre ispirato, per
la sua alta moralità e umanità, per le sue aperture ideologiche, soprattutto su
quella fondamentale di un nuovo corso nella politica italiana, europea e
mondiale, e con l’incontro solidale con i partiti di centro, in Italia con la DC e i cattolici progressisti. Un
grande uomo, un grande italiano, tanto più rimpianto osservando i pigmei
attuali che arrancano nella palude della corruzione e della sterile rissa
ideologica. Senza, al momento, intravederne la fine.
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