domenica 22 febbraio 2015

Enrico Berlinguer.

7 giugno 1984, a Padova, durante un comizio politico per le elezioni europee che si svolgeranno il 17 giugno, Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano e parlamentare, è colpito da emorragia cerebrale.


8 – 12 giugno 1984, il quotidiano del PCI segue con dolore  e sgomento  tutte le fasi della sua breve agonia. Berlinguer, muore a Padova l’11 giugno. Grande è l’emozione provocata nel Paese dalla sua scomparsa. Berlinguer era nato a Sassari il 25 maggio 1922, figlio di Mario, esponente dell’antifascismo democratico e parlamentare del PSI fino al 1968. Enrico era divenuto nel 1972 Segretario del PCI, che aveva guidato nella stagione del “compromesso storico”, dell’eurocomunismo, della solidarietà nazionale e dello “strappo” dall’URSS.








13 giugno 1984, si svolgono a Roma, in Piazza San Giovanni, i funerali di Berlinguer, con la partecipazione di circa 2 milioni di persone, del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, delle massime autorità dello Stato, dei segretari di partito, dei rappresentanti del movimento operaio italiano e internazionale,  dei partiti comunisti e socialisti stranieri, dei movimenti di liberazione nazionale e di una immensa fiumana di popolo che lo stimava e l’amava.


Dal mio archivio personale riproduco le prime pagine dell’Unità, dall’8 giugno al 14 giugno e quella della elezione del nuovo segretario nazionale del PCI, Alessandro Natta, avvenuta il 27 giugno 1984. 



Non ho conosciuto di persona Enrico Berlinguer, l’ho soltanto avvicinato durante alcuni comizi di chiusura delle “Feste Nazionali dell’Unità”, scattando molte fotografie a tutto il gruppo dirigente del PCI. In particolare di quella che si tenne a Tirrenia (Pisa), dove i comunisti di Castelnuovo di Val di Cecina, Sasso Pisano, Montecastelli Pisano, Monterotondo Marittimo ed altri volontari, realizzarono il Ristorante “Doccioli”, divenuto presto “celebre” per la sua eccezionale cucina e entusiastica affabilità, molto apprezzata dai maggiori dirigenti nazionali del PCI. A Berlinguer mi ero sempre ispirato, per la sua alta moralità e umanità, per le sue aperture ideologiche, soprattutto su quella fondamentale di un nuovo corso nella politica italiana, europea e mondiale, e con l’incontro solidale con i partiti di centro, in Italia con la DC e i cattolici progressisti. Un grande uomo, un grande italiano, tanto più rimpianto osservando i pigmei attuali che arrancano nella palude della corruzione e della sterile rissa ideologica. Senza, al momento, intravederne la fine.  

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