lunedì 28 gennaio 2019





SANTA GIACINTA MARESCOTTI. NOVITA’.

Nel gennaio 1997, uscì per le Edizioni Gian Piero Migliorini di Volterra, il mio libro “Dare qualcosa in cambio di niente. Storie di congreghe, compagnie e confraternite di Misericordia”, che descriveva  le vicende di tali Associazioni dell’Alta Val di Cecina.  Si trattò del compimento di una ricerca avviata nel 1993, partendo dalle vicende della Confraternita di Misericordia di Castelnuovo di Val di Cecina, una Confraternita molto antica, che risale ad alcuni decenni innanzi il 1329, quando appaiono i primi documenti storici. Il volume, presentato nella Chiesina della Misericordia di Castelnuovo di Val di Cecina, alla presenza del Vescovo di Volterra, del Presidente Nazionale delle Misericordie d’Italia, e del Governato di detta Confraternita, ebbe un notevole successo tanto che l’edizione andò ad esaurirsi nel brevissimo tempo. In tale opera ebbi a descrivere anche la Confraternita (all’epoca non più esistente) di San Lorenzo a Montalbano, nel Comune di Radicondoli, con la presenza, su quel territorio, di alcuni Santi dei quali si conservavano culti e memorie per avervi essi soggiornato, come, ad esempio, San Bernardino e Santa Giacinta Marescotti, da Bernardino convertita quand’ella era in romitaggio a Cugnanello.
Negli anni successivi ho ulteriormente svolto ricerche su Santa Giacinta, fino alla importante celebrazione avvenuta  alla fine degli anni ’90 nella sua Cappella di Solaio. Si tratta, in questo caso, di una Santa del Seicento, lontanissima dal nostro tempo, che giunse alla “santità” attraverso inumane sofferenze, ed il cui culto, nonostante ne resti traccia sui Calendari annuali nel giorno a Lei dedicato, il 30 gennaio insieme a Santa Martina, è confinato alla Tuscia ed alla città di Viterbo. C’è però, a mio avviso, un elemento della vita di questa Santa che ci deve far riflettere anche adesso, anzi, adesso forse più che mai, e cioè la possibilità per ogni persona di elevarsi alla “santità”, pur avendo vissuto nel peccato.
La tengo molto cara, in buona compagnia con le altre mie due sante protettrici: Santa Teresa di Lisieux e Santa Caterina di Labouré.
Recentemente sono stato a trovarla nel luogo ove il suo corpo imbalsamato riposa. Credo che sia stata molto contenta della mia visita. Ho visitato anche l’Archivio ove tutte le sue memorie sono state raccolte. Veramente non proprio tutte le sue memorie, perché mancanti le vicende di Giacinta e del suo culto, nel territorio di Radicondoli. Ed è così che dopo questa visita ho potuto spedire i documenti di cui ero in possesso al Centro di Documentazione di Viterbo, che si è dichiarato “onorato” del mio dono, che andrà a colmare soltanto uno spazio infinitesimale, seppur importante, tra i documenti  della vita di Santa Giacinta Marescotti! E chi si recherà a Viterbo vada al CEDIDO in Piazza San Lorenzo  6/A, dove potrà consultarli.

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