sabato 20 gennaio 2018

PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. 67.

Geotermia oggi (1979).



         Il gruppo di studio “Cadmos” del Centro Europeo della Cultura, con sede a Ginevra, in un recentissimo rapporto sul tipo di sviluppo della società mondiale, afferma che sia i paesi a sistema socialista, sia quelli a sistema capitalista, non troveranno la strada per uscire dalle crisi cicliche, se non operando un cambiamento radicale del sistema di vita.
         Dall’era industriale dovremmo passare all’era delle risorse umane. L’era industriale prevede la massimizzazione della produzione quale che sia il prezzo sociale, chiede la concentrazione degli sforzi, pretende il centralismo. Tutto al contrario, l’era delle risorse umane ricerca prioritariamente il benessere, il decentramento, l’iniziativa locale, l’autonomia, una programmazione regionale, fatti salvi gli indispensabili collegamenti interregionali e nazionali, e la diversificazione energetica, puntando soprattutto alla piena occupazione, di fatto uno dei problemi centrali nei paesi capitalistici, nei quali il tasso di incremento della disoccupazione è di 100 unità al minuto.
         La geotermia, cioè quella branca di attività tecnico-scientifiche-industriali volta allo sfruttamento del calore interno della terra, per le sue intrinseche caratteristiche (piccola potenza unitaria, decentramento su vaste aree territoriali, usi plurimi…) e per un esaurimento che si colloca in tempi geologici, cioè quasi illimitato, si proietta nel futuro del mondo con grandi prospettive.
         Non è stato a mio avviso approfondito abbastanza il nesso che corre tra il “potere” e il controllo dell’energia nelle società industriali. Non a caso l’orientamento, per quanto riguarda la produzione elettrica, anche da risorse nucleari, è quello di costruire megacentrali che non sono altro che gli apparati più potenti di condizionamento dell’umanità, a prescindere da valutazioni sui costi, esaurimento delle materie prime, vulnerabilità ed inquinamento dello spazio vitale.
         Le energie rinnovabili e naturali (sole, vento, geotermia, acqua…) presuppongono invece, per una applicazione su scala mondiale, non solo un cambiamento di vita, della qualità della vita degli uomini, ma anche una radicale trasformazione politica che superi gli attuali modelli esistenti. Per lo sviluppo di queste energie occorrono piani grandiosi ed enormi investimenti di capitali. E’ infatti prioritario e pregiudiziale alla fase dello sfruttamento industriale un ruolo trainante della ricerca, dell’impiantistica, delle tecnologie che, in particolare per la geotermia, registrano un alto tasso di rischio e di risultati negativi. Tutto ciò dovrà portare alla massima concentrazione delle risorse umane e materiali esistenti nel nostro Paese attraverso una rigorosa politica di programmazione, che, finalmente, in una ottica nazionale di grande respiro e lunga prospettiva, avvii l’affrancamento dal petrolio e dall’uranio, potenzi i centri di ricerca, riqualifichi le Università in settori vitali  della scienza e della tecnica.
         L’unitarietà dei programmi dei vari Enti oggi impegnati disordinatamente nella ricerca e nello sfruttamento della risorsa geotermica è dettata da una chiara finalizzazione della stessa. La selettività degli investimenti non può ignorare le energie di più economico sfruttamento, quali quella delle acque calde da sistemi idrotermali poco profondi per usi diversi da quello elettrico, ma nemmeno potranno essere trascurati progetti di ricerca che avranno applicabilità tra venti o cinquanta anni, quali quelli legati alla creazione di campi geotermici artificiali (progetto rocce calde secche), o di trivellazioni a grande profondità (7-10.000 metri), o l’utilizzo del calore contenuto in sacche magmatiche legate ai vulcani attivi , per produzione di energia elettrica.
         Non voglio e non posso fare una analisi della situazione italiana ed internazionale per quanto concerne la geotermia, né approfondire ulteriormente le cause politiche che hanno impedito, ai vari Enti preposti alla sua ricerca e sfruttamento, di operare uno sviluppo di questo settore.  Certamente vanno  ricercate nell’asservimento dell’Italia alle multinazionali del petrolio e alla politica degli Stati Uniti d’America. Oggi, con l’impegno di tanti soggetti e non soltanto a caUsa della crisi petrolifera, o delle giustificate preoccupazioni e avversioni delle gente verso l’energia nucleare, la geotermia si trova in una fase potenziale di grande espansione.
         Vengono costruite nuove centrali, acquistati impianti di perforazione, introdotte sperimentazioni; si fanno accordi nazionali tra i grandi Enti energetici pubblici e si aprono interessanti collaborazioni internazionali, aumenta l’occupazione. Tuttavia si profilano all’orizzonte anche pericoli, si avvertono ritardi, forse tentativi di chi è ancora ostile a questo tipo di risorse e di sviluppo, che potrebbero perpetuare la fase di immobilismo in atto da oltre venti anni nella geotermia, se non andremo in tempi brevi a concretizzare programmi, investimenti, strutture organizzative che accolgano l’istanza di un cambiamento nella professionalità del gruppo dirigente, che si aprano alla democrazia ed a un nuovo assetto legislativo tale che abbracci gli Enti Locali, che operino un effettivo coordinamento della ricerca per l’applicazione di nuove tecnologie: nell’Enel, nell’Eni, nel Cnr, nell’Università e in tutti i soggetti interessati.
         Ed è per questo principale motivo, caratteristico dello scollamento tra quello che definiamo “paese reale” ed Istituzioni, che occorre passare dalla fase delle enunciazioni alla fase delle realizzazioni. In primo luogo occorre, per dare credibilità alla politica sindacale,  che si prenda una netta posizione a proposito dell’ingiustificato non avviamento della centrale geotermoelettrica di Radicondoli da 30 Mw, che attende ormai dal 27 aprile 1979 il benestare ministeriale per la reiniezione delle acque reflue in un pozzo all’uopo predisposto e che non presenta alcun problema di inquinamento né di perturbare l’assetto idrogeologico del sottosuolo rispetto ai bacini produttivi delle altre diciassette centrali in produzione. La burocrazia, l’inefficienza, la mancanza di volontà politica del Governo, vanno superate. I lavoratori di Larderello hanno protestato, promosso incontri, operato sensibilizzazione a tutti i livelli. Sono pronti ad una lotta più incisiva. Ma non basta, se da così tanti mesi si protrae questa situazione scandalosa. Occorre la consapevolezza e l’iniziativa del movimento democratico e da oggi possiamo averle entrambi. Non vanifichiamo, ancora una volta, questa possibilità.
         La Regione Toscana, con le sue grandi potenzialità geotermiche, può svolgere veramente un importante ruolo per lo sviluppo di tutto il Paese. Il “Centro di sperimentazione” richiesto dalle organizzazioni sindacali all’Enel per la messa a punto di tecnologie e progetti finalizzati di utilizzazione delle energie rinnovabili a Larderello, per usi plurimi, può assumere non solo un ruolo promozionale in un ambito territoriale ristretto, ma divenire il Centro Nazionale e Internazionale di esperienze che abbraccino le nuove produzioni (e quindi occupazione), nuovo e più qualificato ruolo della ricerca, riproponendo la centralità delle zone geotermiche in produzione e con ampi potenziali produttivi, in un ruolo guida.
         Tutto ciò presuppone una ripresa del movimento di opinione e di lotta, non più tanto sugli aspetti teorici, quanto sulla fase delle realizzazioni, se è vero, come affermiamo, che siamo impegnati al recupero di larghi strati di giovani, di emarginati, di disoccupati  e quindi, a porre in termini credibili, la lotta per la trasformazione della società. Altrimenti, al di là delle nostre tante e belle parole, quasi un rituale per gli addetti ai lavori e sempre più concettuali e sonanti perché vuote, il prezzo che pagheremo, come classe operaia e come insieme delle forze democratiche, sarà sempre più alto.[1]

























[1] Gc., in “Conferenza regionale sull’energia”, Firenze, 12 novembre 1979, pp. 55-57, edito dalla Federazione Cgil-Cisl-Uil.

Nessun commento:

Posta un commento