venerdì 14 aprile 2017













GEOETERMIA E TERRITORIO (II).

Processo produttivo pulito e non inquinante? 

E’ molto difficile rispondere a questa domanda, che non riguarda un unico luogo di produzione (Larderello), ma un vasto territorio, nel quale, fin dal 1812, iniziò la sua avventura l’industria chimica dell’estrazione del “sal borace” dalle acque dei “lagoni” di Monterotondo, Montecerboli, Lago di Vecchienne e poi, a seguire, nel giro di pochi anni, di Serrazzano, Lustignano (Lagoni Rossi), Castelnuovo, Sasso Pisano ed infine Travale. Dopo due secoli, mentre rimangono pochi resti “archeologici” di quelle antiche “fabbriche”, una serie imponente e caotica, di Magazzini, Officine, Centrali elettriche, Raffinerie, Depositi, Torri refrigeranti, con più di un centinaio di chilometri di tubazioni di acciaio di grande diametro,  tutte fuori terra, che trasportano da quasi duecento pozzi produttivi, più di tremila tonnellate di vapore surriscaldato ogni ora alle 34 Centrali elettriche, dislocate in tre province, Pisa, Siena e Grosseto e in dieci comuni. Questa rete di vapordotti si somma alla fitta rete dei grandi tralicci dell’alta tensione, e alla giungla disordinata di piccoli tralicci e pali che copre il territorio agricolo ed urbanizzato. Naturalmente ci sono anche le condotte in ghisa o plastica stese sul terreno per portare le acque di condensa delle Centrali ai pozzi della “reiniezione” per una alimentazione artificiale  dei “serbatoi geotermici profondi”, unica vera opportunità di garantire la loro “rinnovabilità”, anche se restano aperti alcuni fronti quali il monitoraggio nelle acque sorgive di arsenico ed altri metalli pesanti, ed a quello, che preoccupa molto le popolazioni dei centri abitati, della microsismicità. Qualche  progresso si registra nella diminuzione delle emissioni di gas, soprattutto H2S, dalle grandi “torri” iperboliche, refrigeranti, che talvolta fanno credere erroneamente che si tratti di strutture collegate ad impianti nucleari, dato che soltanto 4 “fumano” perché all’interno delle rispettive Centrali c’è rimasta una piccola turbina, più per motivi di contributi per le “rinnovabili” che di effettiva importante produzione di elettricità. Adesso le nuove Centrali hanno i refrigeranti bassi, con poco impatto visivo e si armonizzano meglio coi fabbricati macchine delle Centrali, il cui impatto è mitigato dalle tinteggiature intonate all’ambiente circostante. Anche nel settore delle perforazioni i progressi sono stati evidenti, ed il più importante è stato quello di poter effettuare più pozzi dalla stessa piazzola, di cui uno verticale ed altri inclinati, occupando perciò minori porzioni di terreno agricolo. Molti miglioramenti sono stati da tempo introdotti ed alcuni sono in corso, per effettuare la “chiusura mineraria” di antichi sondaggi improduttivi, provvedendo al ripristino ambientale ed il ritorno del terreno ai proprietari.  Relativamente alla questione “amianto”, la più delicata, con la rimozione dal terreno delle tonnellate di fibra di amianto utilizzata come coibentante i vapordotti, attraverso Ditte specializzate alla raccolta e smaltimento nelle discariche autorizzate, molto è stato fatto e ancora molto resta da fare per una bonifica totale. Comunque di disordine ambientale ce n’è sempre tanto! Basta andare a Bagno a Morbo, a La Perla, al ponte monumentale sul Torrente Possera a Larderello, ai fabbricati retrostanti la residenza dei Larderel in Piazza Leopolda, ecc. ecc.. e in tutte le “periferie” delle antiche Fabbriche per rendersene conto, comprese le aree delle “manifestazioni geotermiche naturali” libere, destinate inevitabilmente al degrado.  

L’inquinamento ha accompagnato, e in molti casi accompagna, ogni processo industriale e con molte probabilità chi qui è nato e vi ha lavorato non riesce a fare una distinzione netta, o almeno più armonica, tra Fabbrica, ambiente  infrastrutture, salario e salute. Oltre ai tanti morti per il tumore causato dall’inspirazione di microfibre di amianto, il “mesotelioma pleurico” ed ai tantissimi ex lavoratori  in pensione con patologie respiratorie di “asbestosi”, andrebbe di più approfondito il tema della “radiazione”  esistente intorno ai pozzi geotermici, alle Centrali e dentro le Fabbriche, nella pioggerellina che cade dai refrigeranti, sia da quelli alti che da quelli bassi. Parliamo del “radon” un gas radioattivo, abbastanza studiato, i cui dati eccessivamente tranquillizzanti, dovrebbero essere comunicati alle popolazioni periodicamente.

Al secondo interrogativo è fin troppo facile lanciare un grido di dolore ed un atto di accusa ai molti Enti Pubblici (Regione e Province in primis), responsabili delle disastrose condizioni delle infrastrutture, prima fra tutte quella della viabilità: scandalo della grande incompiuta, la “variante” a Monte del centro abitato di Castelnuovo di Val di Cecina, il cui primo progetto, se la memoria non mi inganna, risale al 1987; e adesso si sono aggiunte le frane che limitano o impediscono di raggiungere, per via breve, i comuni confinanti; in più il dissesto delle strade, la pericolosità del transito su importanti ponti sul Fiume Cecina, Torrente Pavone, Fiume Cornia.  E’ davvero un grave handicap che la nostra ricchezza se ne vada silenziosa verso le aree industrializzate e meglio servite dalle infrastrutture, sui cavi dell’alta tensione, perché questa costante erogazione non viene percepita per quello che è realmente: un furto a danno dei territori dove questo bene si produce!

In quanto alla “fuga” dei giovani delle zone geoetrmiche, per l’impossibilità di trovare in loco un posto di lavoro, non si può dare tutta la colpa all’ENEL o alla Soc. Chimica Larderello, o all’Altair ed ex. Salina e Smith Tool o ad altre Ditte e Industrie minori della zona, perché la crisi mondiale colpisce da molti anni tutti i mercati. Inoltre l’ENEL, come credo le altre Aziende, è stato investito dalla “rivoluzione digitale” in tutti i settori tradizionali della geotermia, che davano la maggiore occupazione, in particolare con la teleconduzione delle Centrali, che ha causato la soppressione dei turni di lavoro, riducendo nel tempo gli organici di circa 400 unità. E tali drastiche diminuzioni si sono verificate in tutti gli altri comparti aziendali, nonostante l’aumento della produzione di energia elettrica. Non conosco i livelli occupazionali delle Ditte, Cooperative, Imprese, che operano per i lavori in appalto dell’Enel, ma tuttavia essi si diluiscono in un’area più vasta di quella tradizionale, estendendosi finalmente ai comuni amiatini, ed a quelli di Montieri, Chiusdino e Massa Marittima. Non mancano inoltre, nei territori confinanti con le “concessioni minerarie perpetue” della antica SBL, poi Enel-Larderello, le opposizioni alle “trivelle”,  sia per ricerca che per eventuale costruzioni di Centrali geotermiche, che al contrario potrebbero aprire una fase nuova per l’utilizzazione delle fonte “rinnovabile” geotermica, in molti usi diversificati, tra i quali il “teleriscaldamento” che potrebbe finalmente investire i centri più popolosi come Volterra, Massa Marittima, Colle di Val d’Elsa e Siena, partendo dalle grandi strutture e dalle aree industriali esterne ed a quelle di più recente di nuova urbanizzazione.

Per concludere. ritengo ancora valide le conlusioni con cui chiusi, nell’anno 2006, il saggio “Larderello, geotermia: dagli Etruschi al 2004 che riporto di seguito:

Alla soglia del nuovo millennio.

         Come già avvenuto nel passato (1827, 1835, 1890, 1904, 1972), l'attività geotermica italiana si trova alla soglia del III millennio ad affrontare  una prova estremamente impegnativa e rischiosa, almeno per gli effetti socioeconomici che potrebbero determinarsi in scala regionale.
         L'integrazione europea e la globalizzazione dei mercati, compreso quello energetico, la privatizzazione dei grandi Enti pubblici e il risanamento del deficit nazionale (del quale è presupposto fondamentale il ristabilirsi di un equilibrio tra costi/ricavi in ogni comparto produttivo), la dimensione macroeconomica del settore elettrico, mal sembrano conciliarsi con produzioni "marginali" e "locali", tanto più atipiche rispetto a modelli organizzativi, operativi e gestionali, unificati (e la "geotermia" ha in sé tutte queste caratteristiche: produttive, locali e marginali). Tuttavia esistono concreti motivi per poter affermare che la "geotermia" (non solo intesa come produzione di energia elettrica) ha di fronte un esaltante cammino: il suo successo sarà correlato ai progressi della ricerca pura ed applicata nelle scienze della terra e nella trivellazione profonda del sottosuolo; alle micro utilizzazioni termiche plurime sul territorio; alle sperimentazioni ed alla esportazione di nuove tecnologie; agli utilizzi chimici dei componenti i fluidi endogeni; alle applicazioni spinte di informatizzazione e telematica. Il tutto in quella moderna concezione politica che mira al “decentramento” e allo "sviluppo sostenibile" per l'intero pianeta ed all'uso di risorse rinnovabili in alternativa all'esaurirsi delle risorse fossili accumulate in lunghe ere geologiche, quali il petrolio, il gas naturale e il carbone. Ma ciò, a prescindere da una concertazione su scala europea e mondiale, non potrà essere impegno di un solo soggetto, od Ente, ancorché di grande dimensione strutturale quale l'ENEL, bensì dell'impegno istituzionale diretto del Governo Italiano e delle articolazioni territoriali decentrate dello  Stato (Regioni e Autonomie Locali, Università, Enti ed Istituti di ricerca), in una sinergia di programmi, obiettivi ed investimenti economici che potrebbero assicurare all’Italia, nell'utilizzazione dell'energia geotermica nel campo delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, ancora una volta, la leaderschip internazionale. E’ una UTOPIA?


(fine)

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