lunedì 29 febbraio 2016






Teige Karel (1900 – 1951).

(Prima parte)

Teige, critico letterario, studioso di estetica, traduttore, grafico, e teorico dell’arte e dell’architettura, fondatore del Devetsil, fu una delle personalità più importanti del “poetismo” e quindi del surrealismo ceco.

Devo al volume di Jaroslav Seifert (Vsecky krasy sveta) “Tutte le bellezze del mondo”, la prima conoscenza di Karel Teige. Questo volume, la cui prima edizione in lingua ceca apparve nel 1982, uscì a Roma nel 1991 presso la tipografia AMADEUS per conto di Edizioni Studio Tesi di Pordenone, a cura di Dario Massimi, riprendendo il testo uscito nel 1985 by Editori Riuniti Roma.
Ho la prima edizione e l’ho letto più di una volta, interessandomi in modo particolare del “poetismo”, una corrente letteraria sviluppatasi durante la Prima Repubblica Cecoslovacca, che non ha un equivalente nella storia letteraria del nostro paese, ed alla quale mi sento particolarmente legato.  Alle pagine 298-306, Seifert racconta la morte di Teige partendo dal memorabile soggiorno che egli fece, con lui, a Parigi. “…Era un profumato giorno d’estate e avevamo un appuntamento col pittore Sima. Stavamo cercando rue Ségnier 14, quando dinanzi a noi saltò fuori da un’automobile una meravigliosa, giovane donna. Elegante, naturalmente! Era come se fosse stata ritagliata da un romanzo di Colette. Il velo non arrivava a nascondere gli occhi e al polso le tintinnava l’oro risplendente dei braccialetti. Ci passò accanto tremolando in nuvolette di profumo e ne fummo tanto incantati che ci fermammo per guardarci l’un l’altro. “Peccato che non ho tempo, - mi disse ad un tratto Teige, - con questa avrei fatto volentieri conoscenza!” Ad essere sincero mi sorprese un poco, ma Teige lo aveva detto con una tale naturalezza che me ne rimasi zitto. Del resto, tra noi non avevamo mai parlato di queste e di altre faccende simili. Oggi, dopo cinquant’anni, sono arrivato a capire che mi ero meravigliato senza motivo. Teige aveva ragione! L’uomo è uomo e deve sempre puntare più in alto di dove può arrivare. Del resto, soltanto in questo modo nascono i grandi travolgenti amori di cui i lettori amano leggere. Addio, Parigi! Non sarai mai più così bella!” Alla fine della seconda guerra mondiale Teige lavorava giorno e notte alla stesura del suo famoso saggio “Fenomenologia dell’arte moderna”, una serie di libri che aveva pianificato già durante la guerra. E già allora si lamentava di dolori allo stomaco. Si stava pure curando per questa malattia, ma i tormenti non si placavano. Non era né lo stomaco né il cancro di cui temeva. Era il cuore. A questo non pensava. Teige morì il 1° ottobre 1951. “…dopo la sua morte comparvero molte leggende, favorite anche dal silenzio che di colpo circondò la sua morte, il suo nome e, naturalmente, anche i suoi libri. Nella sua monografia sulla pittrice Toyen, André Breton citò come un fatto reale una di queste leggende, secondo la quale Karel Teige si era avvelenato, nel momento in cui era stato arrestato, e sua moglie si era uccisa immediatamente dopo buttandosi dalla finestra. Bisogna dire che Teige non fu né arrestato. Né sottoposto ad interrogatorio. Gli avvenimenti, ugualmente drammatici, si svolsero in modo diverso...il sipario si alza e sulla scena ci sono un uomo e la sua donna. Si sente bussare ed entra un’altra donna. No, per l’amor di Dio, non state assistendo ad una commedia  sul matrimonio, di quelle che si rappresentano a dozzine sui teatri di tutto il mondo. Anzi, proprio il contrario, inizia un atto unico. La tragedia di un uomo e di due cuori femminili. Come di certo si sa, Karel Teige, nel suo romanticismo, era affascinato dal libero amore. Amava sinceramente sua moglie. E quando all’inizio della guerra conobbe la signorina E., si sforzò di dimostrare a se stesso e alle due donne che il loro rapporto poteva essere felice e armonioso.

                                                                                                                                             (continua) 

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