sabato 4 luglio 2015

Giove e Venere.

Matrimonio celeste.

Giove

Alla fine della primavera, proprio come si conviene
alla nostra età, ci siamo sposati, mia dolce colomba,
in segreto, com’è segreto l’amore che ci avvince,
perché avevamo paura non del disonore, ma della
arroganza degli uomini a stabilire eterne leggi,
dal centro alla periferia, erga omnes, senza comprendere
le insondabili profondità dell’anima, i misteriosi moti
del cuore, e l’attrazione fatale della carne in
                                   sommovimento.           

 Venere

Ora siamo uniti, finché morte non ci separi,
e nessuno al mondo ci potrà dividere. E quando arriveremo
alle Porte Sante del Paradiso, avanzeremo lieti offrendo
il nostro amore intrecciato coi fiori di campo e l’incenso
votivo bruciato alla Vergine del Carmine, portando
baci ardenti e carezze audaci bagnati da lacrime
                                   salate, asciugate da labbra vogliose.

Giove

E la notte e i giorni  sempre troppo brevi in uno solo
stringemmo. Si fusero i corpi mai sazi di godere,
mentre una gialla luna di carta s’alzava ad oriente
e Cassiopea ci brillava davanti agli occhi appannati
                                   da gemiti piacere.
 Forse è tutto un sogno, forse non è vita, questa
che mi sale dentro e mi prosciuga la saliva in gola,
forse siamo creature erranti, magiche essenze
di un desiderio, che fluttuano a destare l’amore
                                   celato in ogni muta pietra.

Venere

Forse i nostri occhi non sono occhi
bensì specchi del desiderio, occhi di un cielo
surreale, che nasconde il tesoro della vita
e della morte, se i nostri occhi non si guardano,
i tuoi occhi che non sono occhi,
bensì specchi del mio desiderio.


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