venerdì 17 luglio 2015

Con 34°C in casa, ma cosa viene in mente?

Intanto un proverbio:

Chi è fedele conosce il lato superficiale dell’amore;
è l’infedele a conoscerne le tragedie.

Ricordo la teoria di un noto regista teatrale impegnato in drammi messi in scena dentro luoghi di reclusione per gravi delitti, il quale affermava con forza che vedono più chiaramente loro, i reclusi, guardando noi dal buco della serratura, che non il genere umano esterno, il dramma e la complessità del Mondo. Li  per lì, ne rimasi molto turbato.

Adesso sfoglio i bellissimi depliant turistici elaborati e diffusi a Volterra sugli eventi culturali  di questa torrida estate. Solo curiosità estetica, perché non andrò da nessuna parte. Ma mi hanno colpito molto alcune affermazioni programmatiche in Volterra Teatro. Percorsi d’arte in luoghi vicini ali’infinito. La città sospesa: “…la città sospesa è una città colta nell’atto di interrompersi, di ritirarsi dalla scena della vita quotidiana, spezzare la linearità dei camminamenti e cambiare postura, guadagnare un passo circolare, smarrito, pensoso, lento, per osservare le nervature della propria andatura e sottrarle alla mortificazione del fine, dell’efficientismo contemporaneo”.

“La città sospesa è una città laboratorio in cui si lavora a rifare l’uomo, una città in cui gli spettatori, sotto la guida di grandi maestri, sperimentano in prima persona il gesto del sospendersi dal frastuono della contingenza, l’arte del togliersi dalla scena della vita ordinaria per collocarsi in una scena altra, ancora da inventare”.

Poco da aggiungere a tali perentorie e alte enunciazioni, se non l’amarezza che mi dà ogni volta che mi imbatto nella parola <contingenza”,  la battaglia perduta dai lavoratori, che avrà portato incentivi e premi  a piccoli gruppi di persone poste ai vertici della scala sociale, ma che ha di fatto immiserito milioni di altri lavoratori e pensionati, senza la spada e lo scudo di Re Artù a difenderli dalla competizione capitalistica e imperialista.

Comunque l’ultima pagina di “copertina” di Volterra Teatro, la Città sospesa, quella che dice NO alla chiusura di Smith Bits di Saline di Volterra,ed al licenziamento di 193 lavoratori da parte di una multinazionale, mi sembra davvero una lampante contraddizione col plaudire alla fine dell’efficientismo e al togliersi di mezzo dalla vita ordinaria…


Quando ero giovane, manovale prima, impiegato successivamente, per quarant’anni tra scuola e lavoro in una grande fabbrica italiana, consideravo Amica questa fabbrica, e amici e compagni i duemila lavoratori, uomini e donne, anzi avevo l’idea che essa appartenesse a noi, anche a quelli di basso salario, e che per il Suo bene e per il Nostro bene dovessimo sempre migliorarci e fare il nostro dovere “ordinario”, giorno dopo giorno per anni e, quando possibile, contare un po’ di più e lottare perché la Fabbrica fosse efficiente e competitiva e non avesse sprechi in modo tale da poter offrire ai giovani del nostro territorio una possibilità di futuro. Naturalmente molti di noi pensavano anche che avesse ragione Karl Marx e che alla fin fine un Mondo senza Socialismo, solidarietà, internazionalismo e pace non fosse possibile…ma su questo punto convengo di essermi momentaneamente sbagliato.





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