domenica 19 luglio 2015

Festa Nazionale dell’Unità, Livorno 1969.

Rientravo a casa a metà mattino, sotto il sole bollente di questo luglio investito dalla “bolla” di calore africano,  e nei pressi del palazzo di Leopoldo Birelli, sul Corso principale di Castelnuovo, ho notato in sosta un furgoncino scoperto con seduto al posto di guida un uomo robusto che mi fissava. Anch’io ho iniziato ad osservarlo, ma per me rimaneva uno sconosciuto. Giunto alla sua altezza l’uomo s’è sporto dal finestrino dicendo: “Ma tuo sei Carlo!” “Si, sono Carlo Groppi, ma tu chi sei?” “Non mi riconosci? è vero sono molto cambiato, ora sono troppo grasso, ma io t’ho riconosciuto subito, sono l’Antoni della Leccia!” “Ah! l’Antoni…”, “Si, l’Antoni del podere La Proda, Renzo,  un compagno, s’era insieme a Livorno nel 1969 alla Festa Nazionale dell’Unità e si mangiò All’Antico Moro!”
Immediatamente nella mia dimenticanza s’è aperto un largo squarcio e la luce vivissima della memoria m’ha riportato indietro in quel tempo magico, ricco di impegno politico, sociale, poetico, di amicizie ed anche di gastronomia…: “Caro Antoni, ora mi ricordo tutto, quanta acqua si prese in quella sfilata dietro allo striscione della Federazione del PCI di Pisa che attraversava il Lungomare e si dirigeva verso l’Ardenza!” “Proprio una giornataccia, molli come pesci, e a un certo momento tu dicesti – Ora vi porto a mangiare in un ristorante che conosco, credo il migliore di Livorno, l’Antico Moro” “Si, abbandonammo il corteo e andammo all’Antico Moro, almeno per asciugarci…” “Ma la sera all’Ardenza, quando parlò D’Alema io ci tornai e mi ricordo sempre quello che disse e che poi non gli ho più perdonato, allora voleva scacciare gli americani da Livorno e dal Tombolo e affondare le loro navi; poi gli ha fornito gli aeroporti per andare a bombardare le città della ex Jugoslavia…” “Sento che sei rimasto sempre un tipo battagliero…” “Si, pendo dalla sinistra e questi ex democristiani travestiti nel Partito Democratico non mi garbano punto…” “Invece io sono ancora un iscritto al PD e sostengo il sogno di cambiare l’Italia, di purificarla dalle ruberie e dai privilegi, di stare in una Europa pacifica e socialmente più solidale, tra le Nazioni e al nostro interno, specialmente guardando al futuro dei giovani, e al mondo che cambia…caro Antoni, non sai che gioia mi hai dato stamattina…ti vorrei offrire l’ultimo mio libriccino sulla Resistenza, sui sardi nella Resistenza nelle Colline Metallifere Toscane, ma adesso non ce l’ho” “Mi faresti un gran regalo, lascialo al mio fratello Mario, quello che fa il volontario al 118 e lui me lo porterà alla Proda. La nostra mamma son più di tre anni che sta malissimo e io, che abito a Piombino, vengo due o tre volte al mese a trovarla…” “Si, lo farò avere a Renzo…hai un indirizzo di posta elettronica?” “No, non m’intendo di queste cose” “Vabbé, ci troveremo alla Leccia, qualche volta…” “Si, speriamo, che piacere mi hai dato anche a me!”. Dopo l’incontro ho cercato nel mio “Canzoniere” i pochi versi che allora scrissi, proprio sull’Antico Moro e sulla Festa  del giornale del Partito Comunista Italiano, l’Unità ed ora, a distanza di 46 anni, li voglio dedicare a Renzo Antoni, piombinese della Leccia:

All’Antico Moro [i]

Il miglior pesce di Livorno
in un giorno di pioggia e libeccio
con le rosse bandiere
e l’amore a prima vista
ragazza comunista
dalla veste leggera
che s’asciugava al tepore
di noi e di un vecchio
braciere.







[i] Festa Nazionale dell’Unità a Livorno, settembre 1969. Un grande acquazzone si abbattè sulla sfilata popolare. Ci riparammo “All’Antico Moro”, zuppi d’acqua che s’asciugò rapidamente al calore di quella piccola trattoria e del contatto umano. 

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