mercoledì 2 gennaio 2013


A Gerfalco.

Arrivare al piccolo borgo di Gerfalco è sempre emozionante. Sia che si giunga dall’unico accesso di strada rotabile asfaltata, sia che si risalga dal borgo di Travale, su una strada sterrata, stretta e ripida, attraversando il fiume Cecina; sia che si raggiunga dal Castello di Fosini, in un percorso di quattro chilometri sui costoni della montagna più alta (1059 metri) tra il monte Amiata  a sud e la catena degli Appennini che fascia l’intera Toscana. Qualche decina di anni or sono gli accessi da Travale e Fosini erano possibili solo a piedi o a cavallo o a dorso di mulo, adesso è invece possibile giungervi più comodamente a bordo di un’auto, naturalmente con tutte le cautele possibili dato che nei quattro chilometri montani la velocità non dovrà superare i 5 km/h, per l’estrema pericolosità di scambio con un mezzo che procedesse nella direzione opposta. Gerfalco è un paese molto antico, florido  negli anni intorno al Mille, quando nelle sue viscere si scavava l’argento per battere la moneta dei Vescovi di Volterra. Queste miniere risalgono addirittura all’epoca etrusca e ancora oggi se ne conservano i resti. In linea d’aria, benché esso non sia visibile da Castelnuovo, la distanza è piuttosto breve, poco più di 5 chilometri, mentre con l’auto occorre percorrerne più di trenta. Quando ero giovane ci andavo a piedi, in una sola giornata, partendo prima dell’alba e rientrando al calar della notte. D’altra parte al Castello di Fosini andavo spesso, specialmente al ballo dei contadini. C’erano lassù, e nei poderi della sua immensa corte, delle ragazze bellissime e selvagge. Molti paesani l’hanno sposate, altri le hanno amate. Due di loro le hanno sposate i miei cugini Alberto e Galeazzo. Amo tantissimo questi luoghi selvatici, appena sfiorati dalla globalizzazione, terra aspra senz’uomini, disseminata di ruderi, per decenni e solo da poco grazie al taglio degli immensi boschi, ridestata a vita nova, seppur diversa. E ieri, primo giorno dell’anno 2013, in parte in auto ed in parte a piedi, ho ripercorso l’antica mulattiera, ridestando le memorie e godendo di rinnovate emozioni. Col cielo gravido di pioggia nel primo pomeriggio, poi con una spera di sole al tramonto, non ho potuto documentare questo ritorno come avrei voluto. Propongo dunque poche immagini di sintesi: il castagno millenario; la veduta del Castello di Fosini; la strada nel bosco e il bosco; il podere abbandonato Campo alle Rose, la chiesetta dell’Apparita e il Borgo di Gerfalco dove nell’unico Circolo.bar abbiamo preso un caffè ed un gelato. Il caffè al ginseng (moderno) ma per il gelato la barista m’ha detto che da mesi non se ne faceva più uso…al che le ho chiesto quanti anni di età avessero quelli ancora presenti nel frigo…mi ha risposto <circa uno>, ma si erano mantenuti bene! Infatti l’ho digerito senza alcun problema.










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