PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 80.
Lettera all’Unita![1]
L’articolo a firma r.s., pubblicato
sull’Unità! del 14 settembre 1980 in “Cronaca Toscana”, dal titolo “Sale con il
vapore una speranza che non va dispersa in aria”, in merito al ritrovamento di un nuovo e potente soffione nell’area di
Radicondoli (Siena), mi induce ad alcune brevi considerazioni.
Dalla ricerca
preliminare, al ritrovamento di fluido geotermico, fino alla completa
utilizzazione, trascorrono tempi assai lunghi. In parte sono tempi di studio e
controllo delle caratteristiche del vapore (pressione, temperatura, portata,
presenza di gas), che mutano nel tempo anche sensibilmente; in parte tempi di
progettazione e costruzione delle Centrali e avviamento, compresa la consegna
dei macchinari da parte di Ditte elettromeccaniche che, data la piccola taglia
delle turbine geotermiche e il relativo limitato ordine di acquisto, richiedono
tempi costruttivi assai laboriosi. E’ bene tuttavia considerare che questi
tempi “parzialmente morti” non significano uno spreco di risorse in quanto il
vapore non si disperde all’atmosfera, ma resta chiuso nel serbatoio naturale
del sottosuolo, e la vita, in anni di durata dello sfruttamento di un pozzo
produttivo, ha la stessa durata, indipendentemente dall’inizio della messa in
produzione.
Certamente, la situazione esistente nel Paese da un
punto di vista energetico non solo deve spingere alla classificazione e
individuazione delle risorse autoctone disponibili, ma deve anche il più
rapidamente possibile far operare una diversificazione produttiva attraverso
l’utilizzo delle fonti energetiche parzialmente rinnovabili, in modo da
alleggerire la nostra dipendenza dal petrolio. In questo senso, dopo anni di
stasi, grazie anche all’impegno del sindacato, appare interessante il programma
che l’Enel in primo luogo e l’Eni hanno approntato per la geotermia, sia come
produzione di energia elettrica, sia come produzione di calore per usi
diversificati (civili, agricoli, industriali, termali).
L’area geotermica di Radicondoli-Chiusdino-Montieri,
dopo il successo del pozzo esplorativo Travale 22, è quella che ha conosciuto
il più ampio sviluppo. E’ attualmente in produzione una centrale da 30 Mw e con
i recenti ritrovamenti di vapore (sondaggi Radicondoli 15 e Radicondoli 18)
sarà possibile l’installazione di altri due gruppi di eguale potenza. Inoltre,
un piccolo gruppo da 3 Mw sfrutta il fluido gassoso del pozzo Radicondoli 4. E’
possibile avviare la produzione della nuova centrale entro cinque anni. Allo
stesso tempo proseguono le prospezioni di superficie per acquisire ulteriori
informazioni di carattere geologico, geofisico e idrogeochimico per il
completamento delle conoscenze sull’assetto strutturale delle aree marginali al
bacino geotermico di Radicondoli-Chiusdino-Montieri. Nel programma quinquennale
Enel è prevista la perforazione di 12 sondaggi per un complessivo di circa
30.000 metri ed un investimento di 15 miliardi di lire. Entro il quinquennio
sarà pertanto possibile una valutazione più realistica della potenzialità di
quest’area geotermica e quindi si potrà procedere all’eventuale installazione
di altre unità di produzione di energia elettrica in maniera decentrata
rispetto alle attuali centrali, ponendole cioè il più vicino possibile ai pozzi
in erogazione per evitare le perdite che si registrano per il trasporto a lunga
distanza del fluido geotermico. A quanto mi risulta, oltre ai gruppi per le
centrali già progettate e in costruzione (Leccia, S. Martino, Molinetto 2 e
LR/3), l’Enel sta procedendo alla ordinazione di 4 turbine unificate, di
concezione avanzata, da 15 Mw, in modo da mettere rapidamente in produzione
qualsiasi ritrovamento di vapore.
Un discorso a parte merita il cosiddetto “Progetto
Sesta” che dovrebbe vedere l’installazione di una Centrale sperimentale, capace
di sfruttare accumuli di gas nel sottosuolo, attraverso l’impiego di turbine
particolari. L’area di Sesta, nel Comune di Radicondoli, è attualmente
interessata da studi geologici e perforazioni, per verificarne l’idoneità.
Per quanto concerne la produzione di calore è stata
firmata la convenzione tra l’Enel e l’Azienda “Canonica-San Marco” per la
realizzazione di circa 12 ettari tra serre fisse e tunnel per la coltivazione
di piante floreali e ornamentali, nonché primizie ortofrutticole. L’Enel cederà
calore per circa 3x10 tep all’anno. L’investimento iniziale di circa 10
miliardi di lire potrà consentire l’impiego di 120 unità lavorative. L’inizio
dei lavori è previsto per il 1981.
I riflessi sull’occupazione in quest’area geotermica
per la realizzazione dei piani di ricerca e di sviluppo diversificato non sono
trascurabili, anche se il dato principale è costituito dal progetto sopra menzionato.
Per quanto riguarda l’Enel dobbiamo distinguere tra personale occupato
residente in questi tre comuni e personale direttamente utilizzato nell’area
sopradetta. Infatti, a fronte dell’assunzione di una cinquantina di lavoratori,
soltanto 13 sono gli addetti alla Centrale di Radicondoli, mentre i rimanenti
sono impiegati o nelle perforazioni dislocate in ampie aree geografiche
interregionali, o nelle officine di manutenzione di Larderello. Ci scontriamo
dunque con dati non compatibili tra di loro: da un lato la volontà e la
necessità dei lavoratori residenti nei Comuni di Radicondoli, Chiusdino e Montieri
di lavorare in impianti ubicati sul loro territorio; dall’altro lato la
necessità dell’Enel di effettuare una gestione economica della propria attività
produttiva.
L’introduzione di nuove ed avanzate tecnologie ha
portato al telecomando delle Centrali geotermoelettriche costruite o progettate
negli ultimi anni e quindi all’abolizione del personale in turno. Anche per
quelle di più antica realizzazione e in produzione, con gli sviluppi
dell’automazione, è prevista una graduale riduzione del personale turnista. Un
parziale recupero di occupazione si avrà con nuove figure professionali e con
l’allargamento dell’area di manutenzione e della reperibilità. Le 13 unità di
lavoro impiegate nell’attuale Centrale di Radicondoli appaiono inadeguate, sia
per svolgere una efficace azione di manutenzione, non solo su questo impianto,
sia per accogliere una indicazione contrattuale che tende, pur senza imporla in
modo categorico, a migliorare il servizio di reperibilità attraverso l’aumento
delle squadre. E’ in corso una vertenza sindacale per la completa
ristrutturazione del Settore Produzione e Trasmissione dell’Enel, nel quale
sono inserite le attività produttive degli impianti geotermoelettrici di
Larderello. In questa ristrutturazione verranno definiti gli organici di tutti
gli attuali impianti ed anche il grado di autonomia dei medesimi.
E’ bene
comunque precisare, per evitare equivoci, che autonomia di un impianto rispetto
ad un altro impianto ubicato più o meno distante dal tradizionale centro di
Larderello, di potenza più o meno grande, non significa assolutamente
incremento di personale se non nel numero limitato di 2 o 3 unità, ma semmai
elevamento nei livelli di inquadramento del personale. Per le centrali di Radicondoli,
stante le promettenti prospettive di sviluppo dell’area, è senz’altro
ipotizzabile non solo un incremento di personale, ma anche l’autonomia
equiparata a quella degli altri impianti in produzione a Larderello,
Castelnuovo V.C., Serrazzano, Lago ecc. ecc.
Sull’intero arco dei problemi evidenziati è in atto un
confronto proficuo tra l’Enel e le Organizzazioni Sindacali, che porterà nei
prossimi cinque anni all’aumento della produzione di energia elettrica, di
personale occupato, di collaborazioni con gli Enti Locali per sfruttamenti
plurimi, di esportazione di tecnologie avanzate, di collaborazioni scientifiche
ed economiche con numerose Nazioni (Grecia, Repubblica Popolare Cinese,
Indonesia, Algeria, Venezuela, Stati Uniti, El Salvador, Messico ecc.) e,
quindi, alla riqualificazione di attività dove da sempre l’Italia e le zone
geotermiche della Toscana hanno svolto un ruolo guida.
L’azione di divulgazione, oltre che di informazione,
svolta in particolare dall’Unità! sull’energia geotermica, io credo debba tener
conto di questi elementi di insieme pena il cadere in visioni
soggettivo-riduttive o di mero supporto a rivendicazioni particolaristiche che
sono proprio l’opposto del disegno di trasformazione della società in tutti i
suoi aspetti, trasformazione che noi comunisti stiamo caparbiamente portando
avanti.
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