venerdì 16 marzo 2018




PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 79.

E’ morto il Dottor Bruno! (1980)

“VITA NOSTRA”,  periodico della Parrocchia di Larderello (Pisa), nel numero 6-7 giugno-luglio 1980, scrive: “Ci giunge da Genova la dolorosa notizia che il 2 maggio u.s. è deceduto il dott. Cesare Bruno, un autentico amico di Larderello e di tutte le popolazioni di questi paesi. In un momento interessante per la vita sociale ed economica della zona per la forte ripresa che la caratterizzava, occupò un posto di grande impegno e delicatezza e svolse il suo incarico con generosità, intelligenza e rettitudine. Molti hanno motivo di riconoscenza verso di lui. Lasciato Larderello sempre ne serbò vivo l’affetto e la memoria. Il suo ricordo è vivo in mezzo a tanti amici. Mentre lo ricordiamo al Signore anche nella preghiera di cristiano suffragio, desideriamo rinnovare ai familiari le nostre condoglianze sentite e affettuose”.
                         
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A questo necrologio abbiamo fatto seguire un breve commento: “La grande maggioranza dei nostri compagni e lettori e delle maestranze dell’Enel di Larderello non ha conosciuto il dottor Cesare Bruno, né ha vissuto il tempo della seconda metà degli anni ’50 quando egli ricopriva la carica di Capo del Personale dell’allora “Larderello SpA”. Pertanto la notizia della sua morte li lascerà nella più completa indifferenza. Ma anche in chi l’ha conosciuto, soffrendo una discriminazione, oppure godendo un privilegio, questi venti anni hanno moderato l’odio e la faziosità permettendo una riflessione più pacata. Per noi, comunisti, socialisti, iscritti alla Cgil, o lavoratori senza tessera e senza partito, ma democratici per liberalità di idee, egli non fu un amico. Anzi, egli fu un nemico nostro e capeggiò un disegno reazionario per togliere, dentro e fuori la Fabbrica, la presenza degli organismi dei lavoratori, per umiliarli e ricattarli, per fare nemico ad un operaio un proprio compagno per il possesso di briciole di potere. Nella sua specie egli fu un mediocre. Non sollevò l’ingegno negativo per dominare gli uomini e i fatti con ferrea dirittura, non padroneggiò le basse passioni, ma ne fu, a sua volta preda. Si circondò di persone stupide, avide, bugiarde; si interessò dei singoli, amò le spie del pettegolezzo, fu vendicativo: e in questo modo riuscì ad avere tanti, troppi, nemici finché non cadde lui stesso in disgrazia. Erano tempi difficili non solo a Larderello, ma per l’Italia intera e, se questa può essere una giustificazione, anche il dottor Bruno rappresentò pienamente la sua epoca e gli interessi della classe dominante di cui fu un fedele servitore. Quel disegno reazionario, quella politica, furono per fortuna di noi tutti, sconfitti. Nuovi problemi, nuove lotte e anche nuovi successi hanno segnato il cammino dei lavoratori di Larderello, in un clima unitario, di partecipazione e democrazia. Per questo quegli anni, pur appartenendo alla nostra storia di persone e di società, ci sembrano tanto lontani. Certo, ci sono anche i nostalgici di quel tempo. Chi basò le ragioni della propria esistenza e del proprio successo mondano, laico o religioso, sulla sua linea politica , ha da dolersi della sua morte. Ah! Se gli archivi scampati al fuoco parlassero! Se quello già raccolto e amorevolmente custodito un giorno verrà pubblicato, tornerà pienamente alla luce l’azione corruttrice e maligna di quest’uomo e di quel gruppo dirigente, di quelle forze ed associazioni che ad essi si sottomisero che, indipendentemente dall’impulso dato al rinnovamento tecnologico dell’Azienda per realizzare un sempre maggiore profitto, attuarono con i lavoratori una politica oscurantista, di imbarbarimento e di regresso. Di una cosa comunque anche noi siamo certi e ci associamo a quanto pubblicato dal Parroco: se c’è un’altra vita dopo la morte, se c’è un Giudice Supremo al quale dovremo rendere conto delle nostre azioni terrene, il dottor Bruno avrà davvero bisogno di tante preghiere per sfuggire la pena alla quale pare inevitabilmente destinato”.

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