La chiesa dell'architetto Giovanni Michelucci a Sasso Pisano, ispiratrice di quella dell'atostrada del sole a Firenze.
Castel del Sasso in Val di Cornia: 2000 anni di “santità
(II)
Gli scavi archeologici, tuttora in
corso, del grande insediamento sacro-termale del cosiddetto Bagnone del Sasso, stanno portando alla
luce i resti delle Aquae Populoniae,
indicati come stazione termale sulla Tabula
Peutingeriana (carta stradale dell’età romana imperiale, redatta in epoca
non anteriore al principio del V secolo, la cui copia, conservata alla
Biblioteca Nazionale di Vienna, deve essere stata tracciata verso la fine del
secolo XII od al principio del XIII)4,
e nuovi elementi di conoscenza storica ci permettono di gettare uno sguardo più
indietro nel passato rispetto all’età barbarica. Il luogo, sicuramente un
grande santuario etrusco, se non l'ultimo santuario etrusco prima
dell’assimilazione di questo popolo da parte dei romani, indica una
frequentazione antichissima dell'area del Sasso. Frequentazione che si ritrova
nel toponimo stesso del fiume Cornia (forse prelatino, da corno, e quindi cornum,
ad indicare la biforcazione delle due sorgenti che lo alimentano), fiume che
nasce poco ad oriente del Sasso e lo lambisce. Secondo alcuni geografi, tra i
quali Cluverio (Philipp Cluver,
Danzica, 1580 – Leida, 1623), non c’è alcun dubbio che il fiume Cornia
corrisponda al Lynceus ricordato dal
poeta alessandrino del III secolo a. C., Licofrone: una «…calda corrente di
sgorgate linfe di polla». Enrico Fiumi, riportando le parole del commentatore
di Cluverio, I. Tzetza, secondo il quale le acque del Lynceus giovavano alle malattie degli occhi, da profondo
conoscitore qual era dei fenomeni geotermici e delle sostanze chimiche
disciolte nelle acque dei lagoni che
defluivano nei principali fiumi e torrenti della cosiddetta Regione Boracifera,
sottolinea che «…si ha un buon argomento per sostenere che la Cornia vi aveva la sua
parte. In questo fiume la presenza dell’acido borico era sicura»5.
Una delle caratteristiche più
interessanti, sebbene poco studiate, è la santità del territorio del Sasso. Non
è improbabile, come afferma don Enrico Lombardi6,
che l’Alta Val di Cornia registrasse la presenza dei primi cristiani, prima del
VI secolo, forse già con un suo vescovo. Forse vescovo della zona fu anche
Regolo, martirizzato per mano di Totila7
presso il Frassine (Monterotondo Marittimo), ove conduceva vita eremitica.
Regolo faceva parte di quel drappello di santi uomini (Felice, Cerbone,
Ottaviano, Giusto, Clemente) che, in anni diversi, risalendo la Val di Cornia, evangelizzarono
il territorio populoniense e volterrano. In onore e per devozione d’Ottaviano,
eremita che sostò inizialmente nelle grotte del Cornia in un luogo che porta
ancora il suo nome, gli abitanti del Sasso celebrarono, nei secoli seguenti e
fino ai nostri giorni, una speciale festa. Ma l'ipotesi nuova, di grande
interesse, sollevata più volte sulla stampa locale dallo storico volterrano,
don Mario Bocci (ipotesi recentemente oscurata dall’interessata propaganda a
favore della Via Francigena), è
quella del passaggio di San Pietro dalla via Marittima fino a Bibbona per poi
entrare nell'interno e toccare il Sasso ed altri luoghi delle Colline
Metallifere, come Monteverdi, Vecchienne, Castelnuovo, Acquaviva.
(continua)
4
L. BOSIO, La Tabula Peutingeriana : una descrizione pittorica del mondo antico,
Rimini, Maggioli, 1982, pp. 5-6; A. M. ESPOSITO, Edificio “termale” ellenistico di Sasso Pisano, dattiloscritto,
s.l., (1990), pp. 5; A. LEVI, M. LEVI, La
“Tabula Peutingeriana”, Bologna, Edison, 1978, pp. 147-151; R. NASINI, I soffioni e i lagoni della Toscana e la
industria boracifera, Roma, TEI, 1930, pp. 29-64.
5
E. FIUMI, L’utilizzazione dei lagoni
boraciferi della Toscana nell’industria medievale, Firenze, Cya, 1943, pp.
45-47, nn. 111, 116; NASINI, I soffioni e
i lagoni della Toscana…, cit., pp., 29-64; PIERI, Toponomastica della Toscana Meridionale…, cit., pp. 175-176.
6
E. LOMBARDI, S. Regolo, vescovo e martire
della Val di Cornia, dattiloscritto, s.l., s.d., pp. 13.
7
G. PRISCO, Preti, ancelle, contadini e
butteri nella Maremma grossetana della tarda età longobarda, Roccastrada,
Caletra, 1995, p. 76.
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