Castel del Sasso in Val di Cornia: 2000 anni di “santità”1
Per trovare una prima succinta
notizia del piccolo borgo di Sasso Pisano (Castel del Sasso in Val di Cornia),
dobbiamo riandare al Dizionario
geografico fisico storico della Toscana d’Emanuele Repetti del 18432, contenente la descrizione di tutti i
luoghi del Granducato, nel quale, in ottantaquattro righe disposte su una
colonna, si esaurisce l’argomento. Oggi, con le metodologie della storiografia
moderna, e con la valorizzazione della microstoria, non basterebbe un intero
volume d’alcune centinaia di pagine per descrivere le sue vicende urbane,
economiche, sociali, religiose e industriali. Un'opera di tal fatta non esiste
ancora e pertanto ci rifaremo a nostri studi per la compilazione della Cronologia
storica della Comunità di Castelnuovo (nei quali il Sasso è compreso), studi in
parte editi ed in parte di prossima pubblicazione.
Il nome, simile a diversi altri luoghi della Toscana (La Sassa , Sassetta, Sassalbo, Sassi, Badia del
Sasso, Sasso di Castro, Madonna del Sasso, Villa del Sasso, Sasso di Simone,
Sasso Forte, Sasso Rosso, Sassuolo, ecc. ecc.), indica chiaramente la sua
origine: un grande sperone roccioso, solitario e spoglio, sul quale è
incastellato un piccolo borgo. Il toponimo inizia a comparire, in varie
versioni (Saxum, Saxo; Sacho, Chastello
de Saxo), nelle pergamene medievali a partire dal 9 ottobre 1066, allorché
il vescovo di Volterra, Ermanno, stando nel luogo del Sasso, concede affitti in
Gello e Montalcinello3.
Secondo una mia ipotesi, su questo sasso,
probabilmente nel corso del VII secolo, i Longobardi costruirono un primo
insediamento, un warding (warding=guardingo; luogo
d’avvistamento), in posizione sicura dominante il territorio e la strada
etrusco-romana che proveniente da Volterra portava a Populonia e Falesia
(Populonia e Piombino). Anzi, è molto probabile che nei pressi del Sasso si
congiungessero a questa strada, quella proveniente dall'interno senese, insieme
a sentieri di viabilità secondaria. Com’è noto i Longobardi occuparono un
territorio non pacificato, ove si susseguivano le incursioni armate, e
costruirono i loro insediamenti non in luoghi aperti e di pianura o di
fondovalle, ma sui cocuzzoli più impervi dei monti in posizione facilmente
difendibile. E il Sasso possedeva tali caratteristiche poiché aveva di fronte,
ad est, uno specchio d’acqua termale bollente, con un monte di macigno a
ponente e le scoscese ripe del fiume Cornia ad oriente.
(continua)
1
Per la stesura di questo breve saggio ho attinto alle fondamentali opere di
molti studiosi, ed in particolare a quelle di: Silvia Bianchi, don Mario Bocci,
Roberto Ferretti, Enrico Fiumi, Gabriella Giuliani, don Enrico Lombardi,
Silvano Mori, Raffaello Nasini, Franco Porretti. Contributi parimenti
importanti mi sono stati forniti da: Renzo Brucalassi, Florio Carnesecchi,
Alessandro Colletti, don Giovanni Costagli, Sennuccio Del Bene, Annamaria
Esposito, don Mario Sardellini, Jader Spinelli e Claudia Vallini. La lettura
critica del testo con l’apporto di sostanziali modifiche e correzioni è stata
effettuata da Angelo Marrucci. Con Angelo e con gli altri autori e studiosi
citati, benché soltanto io sia responsabile di residuali errori, ho un immenso
debito di riconoscenza. Dedico questo lavoro alla memoria del reverendo James
Groppi, di don Angelo Groppi, di padre Stanislao Groppi, e dei miei
religiosissimi bisnonni Rosa e Natale Groppi.
2
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico
storico della Toscana, contenente la descrizione di tutti i luoghi del
Granducato, Ducato di Lucca, Garfagnana e Lunigiana, Firenze, V, coi tipi
A. Tofani e G. Mazzoni, 1833-1845, pp. 201-205.
3
M. BOCCI, Sasso Valdicornia, in:
«L’Araldo», a. XLIII, n. 21, 28 maggio 1972, pp. 6-7; S. PIERI, Toponomastica della Toscana Meridionale
(Valli della Fiora, dell’Ombrone, della Cecina e fiumi minori) e
dell’Arcipelago Toscano, Siena, Acc. Senese degli Intronati, 1969, pp.
315-316.
Nessun commento:
Posta un commento