Copertura parziale del complesso sacro-termale di Sasso Pisano (sec. III a.C. - IV d.C.).
Castel del Sasso in Val di Cornia: 2000 anni di
“santità (VI)
Prendendo atto della situazione e delle funzioni religiose ormai
saldamente esercitate dalla chiesa di San Bartolomeo Apostolo (eretta sulla
sommità del castello del Sasso prima del X secolo), ove era già stato traslato
il fonte battesimale (una rozza scultura d’origine longobarda, se non etrusca),
con atto vescovile 9 marzo 1440 fu sancita formalmente l’unione definitiva tra la Pieve di Commessano e la
chiesa di S. Bartolomeo, chiesa che acquisì perciò il titolo di Pieve
ottenendone tutti i suoi privilegi12. Credo
che sarebbe molto importante poter eseguire un saggio stratigrafico a Commessano,
prima che i pochi resti visibili delle fondamenta della Pieve siano cancellati
per sempre, per valutare le possibilità di aprire un vero e proprio scavo
archeologico per riportare alla luce l’insigne monumento.
Al Sasso, la vita civile registra aspre lotte con i comunelli vicini per
il confinamento del territorio e lotte interne dei lambardi o freiherren (piccoli
fittavoli d’origine longobarda ascesi ad un più alto gradino sociale), per
l'affrancazione dal potere ecclesiastico e da quello del comune di Volterra. Le
epidemie di peste del Trecento e del Seicento ne falcidiarono l'esigua
popolazione che tuttavia riprese a salire nei secoli successivi, fino a far
diventare il Sasso uno dei più popolosi borghi delle Comunità alle quali fu
sottoposto: Pomarance (fino al 1870) e successivamente Castelnuovo di Val di
Cecina. Al censimento catastale del 1427 gli abitanti del Sasso ammontavano a
118 unità. Le allumiere del Sasso, distrutte dagli aragonesi nel 1447, furono
al centro di una gravissima crisi politico-militare nel 1472, crisi che dette
vita a quella che è comunemente conosciuta come la guerra delle allumiere, che fu combattuta dai soldati mercenari
di Lorenzo dei Medici contro il comune di Volterra. I volterrani furono
sconfitti, le allumiere distrutte e la città di Volterra conobbe il saccomanno, un brutale saccheggio che
ancora oggi rimane indelebile nella memoria di quella città e segna lo
spartiacque tra lo sviluppo dei secoli precedenti e la decadenza dei
successivi. Con la conquista del territorio volterrano anche il Sasso,
unitamente agli altri castelli di Leccia, Lustignano e Serrazzano, ebbe i
propri statuti che ne regolarono la vita interna, statuti che per essere così
tardi probabilmente conservarono ben poco degli antichi, ricalcando invece le
norme in uso nel dominio fiorentino. Il Castello si andò spopolando e nel 1603
i nuclei familiari, o fuochi,
assommarono soltanto ad ottantasei, mentre nel 1622 le anime raggiunsero a fatica le trecento unità, con circa duecento
a comunione. Nel 1689, una ricca ereditiera del luogo, Lucrezia Callai, vedova
Nocenti, incrementò il culto verso la Madonna facendo costruire una chiesa poco fuori
il Castello, con casa per il cappellano e due stanze adibite ad ospizio per i
poveri. Tra i beni della chiesa vi erano molti castagneti da frutto ed il
ricavato dalla vendita del legname e delle castagne contribuiva a formare le
doti alle ragazze povere in procinto di prendere marito, castagneti ubicati sul
versante Sud del Sasso che ancora oggi son conosciuti come i castagni delle Doti. La devozione mariana al Sasso è testimoniata
dalla presenza dell’antica Compagnia dell’Annunziata (in data 14 gennaio 1430
donna Giovanna fu Matteo Gherini chiede d’esser sepolta in chiesa all’altare di
S. Giovanni Battista e S. Michele da lei di nuovo edificato, e lascia un cero
da soldi 30 alla Societati seu Altari
Annuntiate Virginis Marie sito in dicta ecclesia S. Bartholomei de castro Saxi)
e, al suo decadere, dalla nascita d’altre compagnie mariane tra le quali quelle
di Maria SS. del Soccorso, del Rosario e del Carmine, che mantenevano il culto
ai relativi altari.
(continua)
12
S. BIANCHI, Le pievi della diocesi
medievale di Volterra comprese nella zona delle Colline Metallifere, dalla foce
del Cecina alle alte valli dell’Elsa e della Merse, Tesi di Laurea, rel.
Prof. P. Pierotti, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, a.a.
1996-1997, pp. 152-161; DIOCESI DI VOLTERRA, Annuario della diocesi di Volterra, 1980, Firenze, Il Cenacolo Arti
Grafiche, 1981, pp. 91-92; C. GROPPI,
Dare qualcosa in cambio di niente. Storie di congreghe, compagnie e
confraternite di Misericordia, Volterra, Migliorini, 1997, pp. 71-79; S.
MORI, Pievi della diocesi volterrana
antica, in : «Rassegna Volterrana», a. LXVII, 1991, p. 53; F. SCHNEIDER, Regestum Volaterranum, Roma, 1907, doc.
203, p. 72; doc. 209, p. 73.
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