Al Bagnone del Sasso: tiepidi lavacri...con l'acqua termale degli etruschi.
Castel del Sasso in Val di Cornia: 2000 anni di santità (IIX)
Tra le cose più significative da vedere, oltre alle manifestazioni
geotermiche nella zona dei Pelaghi,
ai vasti castagneti, alle sorgenti termali ed ai lagoni, si segnalano: la struttura architettonica dell'antico
Castello longobardo che sorge direttamente sul sasso (calcare massiccio del Lias), nel quale si entra da una porta
con sottopassaggio, assai ben munita; i paramenti murari antichi su alcune case
nella stradina che dal centro del borgo circonda il Castello e conduce al
camposanto; la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo (infelice ingrandimento
Ottocentesco, voluto da un prete locale, don Casimirro Trenti, recentemente
restaurata). Nella primitiva chiesa castellana (secolo XI-XII), di cui si può
vedere quel che resta entrando da una porta all’estremità della navata di
sinistra e nel portale esterno a fianco di quello principale, è collocato il
quadro d’ignoto pittore locale, datato 1575, commissionato da Iacopo e Camillo
di Santi Bartolini, senz’altro benestanti del Sasso: Madonna col bambino e i Santi Bartolomeo e Giovanni Battista, nel
quale par riassumersi l'intera vicenda religiosa del paese: il culto per la Madonna , le memorie della
Pieve di Commessano e il culto per l'Apostolo San Bartolomeo. La tavola, una
tempera di cm. 202x149, è ritenuta copia del pittore volterrano Daniele
Ricciarelli per la chiesa d’Ulignano, ma in realtà i riferimenti culturali
dell’opera sono assai più originali e complessi. La chiesa del Sasso è ad una
sola navata, a croce latina, coperta a volta. Prima della recente
ristrutturazione aveva sette altari: l’altare maggiore, dedicato a San
Bartolomeo, in marmo, dono dei conti Florestano e Gastone De Larderel; gli
altri, erano collocati tre a sinistra e tre a destra. In quelli di sinistra si
veneravano: nel primo la
Madonna del Rosario, nel secondo il Sacro Cuore, nel terzo
l'Addolorata; in quelli di destra: nel primo S. Teresa, nel secondo S. Antonio,
nel terzo S. Giuseppe. Attualmente, dopo
i lavori eseguiti nel 1970, sono rimasti tre altari: a sinistra la Madonna del Rosario, a
destra S. Giuseppe e al centro l’altare maggiore dedicato al patrono S. Bartolomeo.
L’altare donato dai conti Florestano e Gastone De Larderel fu completamente
smontato e, in pratica, distrutto per fare posto, come richiedeva la nuova
liturgia, ad un tavolo di marmo.
In una continuità temporale lunghissima, che si snoda per quasi due
millenni, la “santità” del territorio del Sasso è riconfermata con forza dal
grande architetto Giovanni Michelucci (Pistoia, 1891 – Firenze, 1990), con la
costruzione, negli anni ’50 del XX secolo, di una chiesa dedicata alla Vergine
Maria nel nuovo villaggio residenziale dei dipendenti della “Larderello SpA”.
Egli, costruttore di chiese, non era religioso, e soleva ripetere: “Non credo
in Dio, ma vorrei credere!” Ad un suo collaboratore nella realizzazione del
progetto urbanistico che trasformò Larderello e le fabbriche dell’acido borico,
ebbe a scrivere, quasi centenario, queste intense parole:
“…ricambio l’augurio di vivere sereni, lungamente,
di quella serenità che io provo, anche se so che il mio indugio sulla terra
avrà ormai un tempo limitato: ma questa considerazione non mi turba perché
penso e credo che dal momento in cui la vita abbandona il corpo, l’Essere
s’immerge nello spazio che è per sua natura stessa conforme a ciò che l’uomo
può aver desiderato e desiderare nei momenti più significativi e creativi del
suo tempo terreno”.
Michelucci entrò in crisi dopo la costruzione della chiesa di Larderello
e più volte dichiarò che “oltre Larderello non sarebbe più potuto andare
nell’impostare un edificio geometrico così preciso, perfetto, ricco…”. Con
Larderello era avvenuto dentro di lui un qualcosa che lo costringeva a
svincolarsi dagli elementi tradizionali per riconquistare, in piena libertà
creativa, il senso di murare con fantasia. L’occasione fu colta in quel momento
con l’affidamento del progetto della cappella nella modesta zona residenziale,
adiacente la centrale elettrica di Sasso Pisano.
(continua)