Ricordo del Cile.
Domenica
1 settembre 2013, Festa annuale del Circolo del PRC di Castelnuovo di Val di
Cecina, in Doccioli. Con inizio alle ore
16,30.
Alla interessante iniziativa
per il 40° anniversario dei tragici avvenimenti in Cile, il cui culmine fu l’11 settembre
1973, con la morte violenta del Presidente della Repubblica, Salvador Allende,
aderisco portando la testimonianza e il ricordo personale. Nel 1973 ero da anni
iscritto al PCI, allora si discuteva molto, sia nel Partito che tra i lavoratori
e tra i giovani, delle tematiche internazionali. Avevamo iniziato a far le
nostre scelte di vita e di militanza molto presto, sia per i drammi nel campo
dei paesi del Patto di Varsavia (DDR, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia), sia
per i conflitti scatenati dai colonialisti e dagli imperialisti, in primo luogo
gli Stati Uniti d’America, in Asia, Africa e America Latina. Sarebbe troppo
lungo parlare in prima persona di questi
avvenimenti, ed ognuno richiederebbe non dieci minuti, ma ore ed ore… Nel dicembre
1972 fui eletto nella Segreteria della Cgil della Fabbrica di Larderello, nel
congresso del “ricambio generazionale”, insieme al compagno socialista Becuzzi
(Segretario), Di Sacco, Ghilli e Cerri, mentre dei “vecchi dirigenti”, Benso
Cheli, ricopriva ancora prestigiosi incarichi nazionali e regionali e gli altri
due, Baldi e Pierattini, ci ammaestravano nelle tematiche sindacali, noi che
avevamo tanto entusiasmo, ma poca esperienza! Dopo la clamorosa vittoria dei
socialisti e dei loro alleati dei partiti marxisti alla guida del governo in
Cile, nel settembre 1970, guardavamo con grande interesse, anche per le
similitudini politiche con quanto stava accadendo in Italia, agli avvenimenti
di quel lontano paese. Perciò quando l’11 settembre 1973 scattò il “golpe”
militare per stroncare la fase riformista della nascente democrazia in Cile,
con l’attacco della flotta navale alla città portuale di Valparaiso, avvertimmo
immediatamente che quell’attacco non era uno dei soliti interventi della destra
nazionale al servizio degli interessi del capitalismo degli Stati Uniti, tipici
nei paesi del Sud America, ma addirittura un attacco a tutte le nascenti
attese, anche in Europa, per soluzione democratiche di trasformazione politica
in senso socialista. Quella del Cile era, insieme a Cuba, potenzialmente,
l’esperienza più avanzata, faro e speranza, per l’intero continente americano!
E non solo, perché in Asia, da pochi mesi, dopo anni di guerra, il potente
esercito degli USA era stato sconfitto e
si avviavano le trattative a firmare la pace ed a riconoscere l’unificazione
del Vietnam nella repubblica Democratica guidata da Ho Ci Min! In Italia ci fu
uno scatto di solidarietà col popolo cileno e fin dal giorno 12 settembre
fiorirono iniziative popolari e tra le forze politiche per fermare il massacro
e la repressione scatenati dai generali reazionari fascisti di Augusto
Pinochet, purtroppo avallati, all’inizio, dalla DC cilena capeggiata da Eduardo
Frei. Quel martedì, a tarda sera o notte dell’11 settembre 1973, quando arrivò
la notizia della morte del compagno presidente Salvador Allende, alla Casa
della Moneda di Santiago del Cile, ucciso al suo posto di combattimento, alla
sua scrivania, con rabbia e sgomento ci
incontrammo nella sede zonale della Cgil, allora ubicata a Castelnuovo, una
decina di compagni e attivisti socialisti e comunisti, tra cui noi della
segreteria sindacale, decidendo di uscire immediatamente con un volantino da
diffondere ai cancelli dello stabilimento di Larderello fin dal giorno dopo
proclamando una assemblea dei lavoratori alla mensa aziendale durante la pausa
del pranzo per decidere insieme ulteriori azioni di mobilitazione…Nella notte
scrissi sul mio diario: “ Colpo di stato fascista in Cile che tronca la prima
esperienza rivoluzionaria nell’America del Sud con via pacifica (importante per
l’esempio che può costituire per l’Italia). Cosa faranno le masse? Manca la
classe operaia. Seguiamo con profonda attenzione situazione cilena.” Il 21
settembre negli stabilimenti di Larderello si sospese il lavoro dalle ore 10
alle ore 10,15, con la sola adesione della Cgil. A un mese dal golpe il PC
Cileno, ormai nell’illegalità, lanciò un grande appello all’unità di tutto il
popolo nella lotta contro il fascismo stringendosi intorno alla memoria del
poeta Pablo Neruda membro del CC del PC Cileno ed al segretario del Partito
Comunista, Luis Corvalan…Accenno di sfuggita al poeta, premio Nobel, Pablo
Neruda, anch’esso morto misteriosamente 12 giorni dopo Allende nell’ospedale di
Santiago, forse avvelenato da un agente segreto della CIA, tale Michael
Townley, attualmente ricercato, ma la vicenda della vita da comunista di Neruda
e della sua morte sono ormai cosa troppo nota in tutto il mondo, per
dilungarmici. Il 13 ottobre 1973, la figlia di Allende, Isabel Allende,
partecipò a Bologna ad una grande manifestazione popolare di solidarietà con la
lotta del popolo cileno alla quale partecipai. Anni ed anni di fascismo decine
di migliaia di comunisti ed oppositori imprigionati ed uccisi stroncarono il cammino alla democrazia ed al socialismo
in Cile, ma non per sempre! La fine della dittatura dei militari fascisti
avvenne nel 1989, l’anno degli enormi cambiamenti nel mondo, ma ancora oggi il
grande sogno del proletariato cileno e del suo più alto cantore, il poeta Pablo
Neruda, resta irrealizzato. In Italia, il segretario generale del Partito
Comunista, Enrico Berlinguer, analizzando la crisi cilena e la fragilità della
democrazia italiana, progetterà, fin dal 1974, l’incontro tra cattolici, laici
e comunisti che avrebbe dovuto essere la condizione per l’inizio di un periodo
di ripresa e sviluppo della democrazia italiana basato su un compromesso di
portata storica. Purtroppo la tragica fine dell’onorevole Aldo Moro impedì che
ciò avvenisse, aprendo le porte alla corruzione, alla frantumazione politica e
sociale, fino alla degenerazione eversiva del berlusconismo. Personalmente ho
continuato a seguire le vicende del Cile, a leggere i suoi romanzieri e i suoi
poeti, ascoltando le canzoni dei suoi artisti, interessandomi agli
aggiornamenti delle vicende politiche, fino al memorabile incontro che ho avuto
nel dicembre dello scorso anno, proprio con Isabel Maria Allende Maria, la
figlia di Salvador Allende e di Hortensia Bossi, socialista cilena, dal 1994
deputata al Congresso Nazionale Cileno, dopo essere fuggita prima a Cuba e
successivamente in Messico, rimanendovi esiliata per 16 anni. Dal 2008 è
vicepresidente del Partito socialista, sempre rieletta al parlamento nella
circoscrizione di Atacama, ha posizioni politiche moderate sostenendo
l’alleanza tra il PSC e il Partito Cristiano Democratico. E’ proprio Isabel che
ha recentemente riaperto le indagini sui 726 crimini commessi dai golpisti nel
1973 e mai chiariti. Tra cui l’uccisone del padre Salvador. Isabel crede che suo
padre si sia ucciso con il mitra Ak-47 che gli aveva regalato Fidel Castro per
evitare l’umiliazione di essere ucciso dai fascisti o dalle bombe sganciate
sulla Moneda dagli aerei. Tuttavia il governo di Pinochet non ha mai aperto una
inchiesta sulla sua morte. Isabel spera che alle imminenti elezioni
presidenziali e politiche che si svolgeranno a novembre 2013 in Cile sia
rieletta la compagna Michelle Bachelet,
che già durante il suo primo mandato molti casi aveva aperto e chiarito, tra
cui quello del musicista Victor Jara,
che era stato assassinato nello stadio “Chile” di Santiago con oltre trenta
colpi d’arma da fuoco. Isabel crede che il Cile sia oggi una democrazia
consolidata né la turbano i retroscena che coinvolgono i servizi segreti la CIA e il Governo Americano in
quanto, “tutto è stato chiarito, ci sono decine di documenti che ormai
dimostrano con certezza le responsabilità internazionali”. E’ invece molto
arrabbiata per il tentativo di riabilitare Pinochet adducendo il pretesto che
la dittatura militare aveva salvato il Cile dal disastro verso il quale
l’avrebbero portato i marxisti che appoggiavano suo padre. E in questo Isabel è
stata molto esplicita riaffermando
quanto già detto in una recente intervista ad un giornale italiano. “Pinochet è
stato un dittatore che ha tradito il giuramento costituzionale, ha ucciso
migliaia di persone, ha violato in tutte le forme i diritti umani e inoltre ha
anche rubato come dimostrano i 28 milioni di dollari trovati sul suo cc.
bancario, di provenienza dubbia”. Infine, vogliamo sperare, che come ha
affermato Isabel, “…anche se Pinochet è
riuscito ad evitare il giudizio della legge, la Storia non lo assolverà”.
E’ su tale speranza che si fonda il
testamento morale di Salvador Allende, testamento che fu trasmesso per radio
dal Palazzo della Moneda, poco prima della sua morte: “…Cittadini, questa è
certamente l’ultima volta in cui posso rivolgermi a voi…Essi possiedono la
forza e potranno rendervi schiavi, ma i processi sociali non si dominano né con
la forza né col delitto…La storia è nostra ed è il popolo a farla.”
Carlo Groppi.
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