mercoledì 18 settembre 2013

Centrale geotermoelettrica di Castelnuovo Val di Cecina, costruita anni '40, in fase di revisione.

Geotermia, un frammento di stelle lontane (IV).

 Uberto Hoefer e Paolo Mascagni.

            Epidemie e guerre si avvicendano per circa due secoli lasciando nella miseria e nell'abbandono la vasta contrada. Solo con l'illuminismo e la ripresa degli studi scientifici su scala europea nel XVIII secolo, cominciano a diffondersi le relazioni dei viaggi di medici e geografi incaricati  di mettere in evidenza le principali risorse naturali del territorio del Granducato di Toscana. Con la pubblicazione, nella seconda metà del XVIII secolo, delle relazioni dei viaggi compiuti a partire dal 1742 dal naturalista Giovanni Targioni Tozzetti (Firenze, 1712 - 1783), l'isolamento è rotto e negli ambienti scientifici e imprenditoriali si accenderà di nuovo l'interesse per i minerali contenuti nelle acque dei "lagoni" toscani[1].
In questo fervore di studi e sperimentazioni esce a Firenze, nel 1778, presso la Stamperia Granducale per i tipi di Gaetano Cambiagi, la celebre "Memoria sopra il Sal Sedativo della Toscana, e del Borace che se ne forma", del chimico Uberto Francesco Hoefer (? Koln, 1720 - ? Wien, 1795), memoria destinata ad avviare una delle industrie più originali esistenti al mondo[2].
            Le due traduzioni, in lingua francese (1779), e tedesca (1781), assicurarono al signor Hoefer, Direttore delle farmacie del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo I e membro dell'Accademia delle Scienze di Siena e della Società Botanica di Firenze (confluita poi nella più celebre Accademia dei Georgofili), una grandissima fama che tuttavia nessuna luce riuscirà a gettare sulla sua biografia[3]. Hoefer giunge quasi "casualmente" alla scoperta dell'acido borico (allora chiamato "Sale Sedativo o dell'Hombergio"), distillando e analizzando più volte le acque prelevate da due "lagoni", a Monterotondo e a Castelnuovo, tra l'autunno 1777 e la primavera 1778[4]. Appena un anno più tardi, Paolo Mascagni, insigne anatomico dell'Università di Siena, (Pomarance, 1755 - Castelletto Mascagni, 1815), mosso dall'interesse scientifico per la storia naturale e incuriosito "dalla celebre scoperta del Sal Sedativo fatta dal chimico sig. Uberto Hoefer", si reca ai "lagoni" di Castelnuovo accertando la presenza dell'acido borico nelle concrezioni lasciate sul terreno dalla secolare circolazione delle acque geotermiche[5]. L'otto maggio 1799 Paolo Mascagni pubblica un'altra memoria "la quale ha grandissima importanza, perchè in essa vengono tracciate le linee per l'industria dell'ottenimento dell'acido borico e della preparazione del borace", fino alla descrizione dei procedimenti per realizzare "lagoni artificiali" e delle iniziative necessarie per la commercializzazione dei prodotti ottenuti[6].
            Se il merito della "casuale scoperta” dell'acido borico nei "lagoni" deve essere attribuito all'Hoefer, al Mascagni si deve riconoscere la geniale idea, a lungo elaborata, dell'estrazione dell'acido borico, della preparazione del borace (attività che dopo venti anni dalla scoperta dell'Hoefer non era stata ancora intrapresa), e delle possibili utilizzazioni del vapore stesso dei soffioni, come sorgente energetica. Di fronte al perdurare di una così lunga e inspiegabile inerzia imprenditoriale, Paolo Mascagni, nel 1810, al tempo del Governo napoleonico in Toscana, è incoraggiato a prendere il brevetto di privativa per la preparazione del borace attraverso l'estrazione dell'acido borico dai "lagoni"[7]. Tuttavia, data l'esiguità delle risorse economiche possedute, non essendo stato in grado di costituire una Ditta o Società, i suoi tentativi rimasero infruttuosi. Né si deve dimenticare che Mascagni, nonostante la fama derivantegli dagli studi sui "vasi linfatici" e le due cattedre all'ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova[8], subì l'arresto e la prigione per aver professato idee "giacobine" e anticlericali e che, quindi, non godeva certamente di alcun appoggio e protezione presso il governo reazionario della Toscana di Ferdinando III, susseguente il breve periodo della dominazione francese.

 L'età dei pionieri.

                 Nel 1812, il dottor Santi-Tastoni (possidente di Monterotondo, che aveva assistito agli esperimenti del Mascagni), insieme ad  alcuni imprenditori della attivissima città di Livorno (dal 1593 "porto franco"),  Gaetano Fossi e certi Franchini e Grieumard (quest'ultimo tesoriere a Volterra), prendono in affitto: dalla Comunità di Pomarance i "lagoni" di Montecerboli e dal signor Baldasserini, paesano, la cui famiglia già alla fine del XVII secolo sfruttava la cave di zolfo, allume e vetriolo, i "lagoni" di Monterotondo, ove erigono una piccola fabbrica boracifera detta del "Capannone"[9], avviando la produzione chimica secondo i metodi industriali elaborati dal Mascagni; ma a causa di difficoltà finanziarie, inesperienza tecnica e sfortuna, la Ditta si dissolve rapidamente. Un "lagone" di Monterotondo (il "lagon Cerchiaio"), viene ceduto in affitto, da Grieumard, a due suoi nuovi rappresentanti, Enrico Brouzet e Giuseppe Guerrazzi (Livorno, 1780 - 1854). Il Guerrazzi, brillante figura di intellettuale e scienziato, deve essere considerato il maggior esponente dell'industria borica dell'età pionieristica[10].  Essi "coltivarono" il "lagon Cerchiaio" dal 1815 al 1818 (spedendo in Francia circa quattromila chilogrammi di borace), insieme all'ingegnere Giovanni Antonio Ciaschi (che aveva messo in pratica una idea del Mascagni costruendo i "lagoni artificiali"), tecnico d'ingegno, animato da una passione profonda, che ebbe la disgrazia di cadere in un lagone da lui stesso allestito e nel quale trovò una morte crudele[11]. Per ottenere una maggiore produzione, Guerrazzi e Brouzet chiesero in affitto triennale alla Comunità di Pomarance i "lagoni di Montecerboli" che invece, tramite veri e propri illeciti amministrativi e protezioni politiche (potendo vantare, nella fase di “restaurazione”,



[1] G. TARGIONI-TOZZETTI, Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa, Stamperia Granducale, Firenze, 1768-1779, voll. XII.
[2] R. NASINI, I soffioni e i lagoni della Toscana, cit., p. 69 e seg.; AA.VV., Enciclopedia Europea Garzanti, cit., vol. II, pp. 462; 482-483: "Borace, sale sodico dell'acido tetraborico (Na2B4O7 10H2O) che per riscaldamento  perde acqua. Il borace si isola da alcuni borati (di sodio, di calcio e di potassio) e da terreni boracici che si trovano presso i grandi laghi salati; in Italia è presente nei soffioni boraciferi di Larderello. Boro, elemento chimico assai difficile da ottenere allo stato elementare puro. Non esiste libero in natura; i suoi principali minerali sono il "borace" e la "kernite" (Na2B4O7 4H2O). Si trova come acido ortoborico (H3BO3 in emanazioni vulcaniche (famosi, sotto questo aspetto, i soffioni boraciferi di Larderello). I più ricchi giacimenti di minerali di boro si trovano in California e Turchia".
[3] R. NASINI, I soffioni e i lagoni della Toscana, cit., p. 79 e seg.
[4]  id., cit., pp. 73-75; D. LENZI, P.L. PELLEGRINI, L'industria borica in Toscana e in California, (L'epoca dei pionieri), xerocopie, pp. 1-15, 1962; G. GINORI CONTI, I progressi scientifico-tecnici realizzati a Larderello nel 1° decennio di regime fascista, Roma, 1933, pp. 1-79.
[5] P. MASCAGNI, Dei Lagoni del senese e del volterrano, commentario di Paolo Mascagni al signor Francesco Caluri, professore nella regia Università di Siena, Stamperia di Vinc. Pazzini Carli e Figli, Siena, 1779, pp. 8-9 e seg; G. FANFANI, Un pomarancino illustre: Paolo Mascagni, in "La Comunità di Pomarance", n. 1, 1997, pp. 15-17; F. VANNOZZI, La scienza illuminata, Paolo Mascagni nel suo tempo (1755-1815), Nuova Immagine Editrice, Siena, 1996, pp. 37-46.
[6] R. NASINI, I soffioni e i lagoni della Toscana, cit., pp. 97-109.
[7] R. NASINI, I soffioni e i lagoni della Toscana, cit., pp. 109-110.
[8]  C. GROPPI, Uberto Hoefer e Paolo Mascagni: il secolo dei lumi. La Comunità di Castelnuovo dagli inizi del XVI secolo alla scoperta dell'acido borico nei lagoni, mns. inedito; T. BOCCI, P. MAZZINGHI, I Soffioni boraciferi di Larderello, Ed. La Magione, Poggibonsi, 1994, p. 45.
[9] F. DE LARDEREL, Risposta del conte cav. priore Francesco de Larderel alle osservazioni fatte dal dott. Giuseppe Guerrazzi intorno ai rapporti sulla Maremma Volterrana pubblicati dal cav. Lapo de' Ricci, Firenze, 1837; G.E. FRANCESCHINI, (a cura) Lo statuto del Comune di Monterotondo Marittimo (1578), Il Leccio, Siena, 1997, p. 136.
[10] R. NASINI, I soffioni e i lagoni della Toscana, cit., pp. 110-111; G. GUERRAZZI, Sui lavori riguardanti l'estrazioni e l'applicazioni dell'acido borico dei così detti Lagoni del Volterrano e del Senese, in "Atti dell'Accademia dei Georgofili", vol. I, Firenze, 1818.
[11] R. NASINI, I soffioni e i lagoni della Toscana, cit., p. 111.

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