sabato 2 novembre 2019







2 NOVEMBRE 2019.

In questo giorno della memoria dei nostri cari avi, genitori, parenti e amici, ed anche di tutti i defunti sconosciuti, ho fatto soltanto una piccola sosta alla tomba di un artista, poeta e pittore mio amico, Franco Barca, sistemando la sua tomba e lasciando un piccolo fiore rosso.

Ma non ho dimenticato tutti gli altri! Anzi tra il 2018 ed il 2019 ho visitato  48 camposanti delle Colline Metallifere, dei circa 54 che ne costituiscono l’intero patrimonio, scattando oltre 1500 fotografie di lapidi e sacelli. Come ebbi a dire ad una gentile signora che vedendomi aggirare tra loculi s’era incuriosita, non effettuavo queste visite per cavarne un album o un documento, ma stavo cercando soltanto delle emozioni! Che non mancarono!

In questo girovagare mi soffermai più a lungo sulla tomba di Asia Castellini, perché il distico che ella fece scolpire sulla sua lapide, rispecchia anche il senso della mia vita: “Amai la poesia, amai la vita”.

Ad Asia ed altri sconosciuti, dedicai una poesia.

Tombe, ricordi e un dubbio [i]

Il corbezzolo rosseggia tra il verde smeraldo                      
eppure l’autunno tarda i suoi ritmi freddi e nebbiosi,                              
il castagno stanco della lunga attesa apre finalmente
i ricci spinosi, come una sposa il suo grembo, mostrando                      
il frutto saporito, un frutto dolcissimo, mentre  nel cielo
che s’incurva al degradar della collina al mare,
stridono le avanguardie degli uccelli in partenza
verso una terra solatia e lontana…Indeciso se salire
alla camera dell’amica in attesa, che s’è fatta
bella nel buio della vita che d’assedio la serra,
- oh! potessi mandare un tenue raggio oltre l’insondabile
tenebra! – m’inoltro nel bosco stillante brume
al piccolo camposanto dove riposano antichi
amici aggirandomi tra pietre consunte,
evanescente memoria.

Rodolfo veniva
a scuola con me e Lino mi vendeva i primi giornali
dove incontrai la storia, un grande amore a prima vista,
- il Partito Comunista - e talvolta, fingendo,
quando il denaro mancava, si ritirava nel piccolo
ripostiglio per farmeli rubare! Maria mi portava
nelle magre pasture con in mano la vetta del salcio,
stupito imparavo che forze sconosciute legano l’uomo
al mistero dell’Universo, e intanto invocava con ardore
Gesù e la Vergine benedetta; insieme a lei
un’anima eletta mi commuove in un distico:
amai la poesia, amai la vita, così rivedo quegli
occhi penetranti che leggevano le ansie del
                                               nostro cammino…[ii]

Tutto è silenzio tra il lieve mormorio
delle foglie e lo squittire dei topi campagnoli
nelle scope, tutti i morti a me che m’avvicino
ora si stringono salutando con sbiaditi biglietti
da visita: anima mite e buona, spargi gemme
e fiori su questa pietra che mi grava
dopo lunga e penosa malattia;
ed io che lasciai la terra per donare la vita,
fulmineamente rapita alla ridente giovinezza,
di rivolgere un pensiero al sorriso che non vidi
soltanto ti chiedo, e una preghiera
a quell’ignoto Dio;
qui giace, ormai polvere e vermi, un giovane pio
e laborioso,  che trovò inattesa morte sul lavoro
nello stabilimento boracifero a ventinove anni;
m’è compagno silente un povero fante
che si coprì di gloria sui campi di battaglia
e nella pace cadde vittima
delle bollenti acque dei lagoni,
infine un’orazione ti rammento
per me che non potei invocare l’Altissimo
nel tragico incidente che mi tolse la vita…

Oh! come grondano dolore due lastre
neglette e scure dimenticate da tutti addossate
al vecchio muro! Folle gelosia  ed un rimpianto
spezzarono i nostri cuori innocenti, noi non abbiamo
croci per piangere in questo luogo santo,
ma dolcissimi baci ci scambiamo
in paradiso, tra lacrime pure. 

Il cancello cigola, geme la stanghetta arrugginita;
il tempo inghiottirà polvere e memoria
di noi tutti, non resterà niente se non qualche
pallida lettera e immagini fredde
su dischi indecifrabili, come lamine
etrusche o alieni enigmi sui campi di grano.
E allora?

Forse è un bene la dimenticanza, un bene il nulla?
un male l’eterno ritorno, un male la passiva beatitudine?

E’ solo un dubbio che improvviso m’è
entrato in quella che viene chiamata “anima”.


[i]  La lirica è suggerita da una passeggiata tra le tombe del piccolo cimitero del borgo di Serrazzano.

[ii] Asia Olinda Castellini, la delicata poetessa di Serrazzano, che mi fu amica (1912 – 2004).


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