sabato 5 maggio 2018




I sismografi della Larderello S.p.A

Sul mensile della Larderello SpA .n. 9, anno 3, settembre 1957, a pg. 17 si legge un breve articolo ”Quattro stazioni sismiche nelle a zona boracifera”, abbastanza interessante anche in relazione ai recenti “terremoti” con epicentro nelle Colline Metallifere Toscane.

Per una migliore lettura lo trascriviamo: “ Nel mese scorso (ottobre 1957) per interessamento della nostra Società, a cura dell’Istituto Nazionale di Geofisica di cui è direttore il Prof. Enrico Medi, sono state installate n. 4 stazioni sismiche nelle seguenti località della Zona Boracifera: Larderello – Castelnuovo- Monterotondo e Travale. Le Stazioni sono state dotate di sismografi a breve periodo ed elevata sensibilità, costruiti dall’Istituto suddetto. Lo scopo di queste apparecchiature è quello di poter registrare movimenti sismici di breve periodo che eventualmente si verifichino nella zona, sperando di poter stabilire l’esistenza di qualche ipocentro locale, origine di perturbazioni più forti ed anche se tali ipocentri sono piuttosto raccolti od estesi.

Inoltre le registrazioni dei quattro strumenti, potranno presentare delle differenziazioni locali circa l’intensità delle perturbazioni registrate, potendo fornire dati utili all’analisi geologica del sottosuolo.
Infine l’attività sismica, potrà essere messa in relazione con altri fenomeni naturali o prodotti artificialmente, che si verificano a Larderello in relazione con l’apertura di nuovi pozzi, con manifestazioni di emissione di vapore, con attività di natura endogena straordinaria”.

Ricordo vivissimamente il periodo della seconda metà degli anni ’50, quando, dopo aver ultimato il quadriennio delle Scuole Aziendali, fui assunto presso l’Ufficio Geologico diretto dal pm. Renato Burgassi. Era un periodo di grande espansione industriale nei settori chimico ed elettrico della Larderello SpA, di rinnovamento delle antiche Fabbriche, delle zone residenziali, delle strutture sociali e, in particolare, delle innovazioni scientifiche e tecnologiche, ed anche dei livelli occupazionali, sia diretti che delle Cooperative Lavori in appalto.

Ad un giovane curioso di apprendere come io ero, non mancavano le occasioni di crescere professionalmente, dato il contatto con giovani e brillanti tecnici, con illustri scienziati e geologi, con la frequentazione della ricca ed aggiornata Biblioteca Aziendale, nella quale arrivavano le principali riviste scientifiche italiane e straniere. Partecipai, come aiutante, in campagna e poi in ufficio, alla “livellazione di precisione di Larderello e dintorni” per monitorare il movimento di scivolamento delle pendici sulle quali si trovavano gli impianti industriali e il Villaggio residenziale; aggiornavo i diagrammi mensili di tutti i pozzi in produzione, sapendo applicare i diagrammi di Mollier; accompagnavo illustri geologi nelle rilevazioni sul territorio, naturalmente portando lo zaino degli strumenti, ma, instaurando molto spesso un rapporto di confidenza che consentiva al professore di trattarmi come uno studente dei suoi corsi, ampliando così notevolmente le mie conoscenze, partecipai ad una campagna di rilevamenti “sonar” per captare fonti geotermiche profonde. E, finalmente, si pensò di installare i 4 sismografi che dipendevano dall’Ufficio Geologico! Larderello aveva una storia abbastanza antica (anni ’30 del Novecento) nelle rilevazioni dei terremoti avendo costruito  a poche centinaia di metri dallo Stabilimento, una apposita struttura, con tanto di apparecchio di rilevazione, radiotrasmittente, collegato con l’Osservatorio Ximeniano di Firenze, al quale era stato addetto un certo signor Cheli, che non ho mai conosciuto, dato che nel dopoguerra tale attività era stata sospesa e il macchinario obsoleto e non più funzionante.

Gli stretti rapporti scientifici della Dirigenza  della “Larderello” con il prof. Medi, portarono infine  alla installazione dei 4 sismografi. A quello di Larderello fu assegnato il mio amico e collega Mario Nati, a quello di Castelnuovo venni assegnato io! Non ricordo bene chi si interessasse degli altri due sismografi, ma, credo fossero i due parroci di Travale e di Monterondo che ospitavano nelle rispettive parrocchie tali strumentazioni. Il sismografo di Castelnuovo fu installato nei locali del sottosuolo della Villa Ginori Conti. Ricordò che lo installò e mi istruì un tecnico dell’Istituto Nazionale di Geofisica, col quale divenni amico, il dr. Alceste! Trattandosi della preistoria mi dilungherò sulle modalità del mio incarico, praticamente non retribuito in quanto veniva svolto dopo le 8 ore di lavoro in ufficio, al mio rientro a Castelnuovo, cioè nelle ore serali e qualche volta notturne. Avevo ricevuto in dotazione due chiavi, quella del “cancellino” principale e quella delle stanze del sottosuolo. La coppia che gestiva la Villa, ora foresteria della Larderello SpA, il signor Amato e sua moglie, conosceva la mia famiglia e presto mi si affezionarono. Più di una volta sentendomi tramestare laggiù, mi invitavano nel loro appartamento sia per fare due chiacchiere sia per offrirmi qualche dolciume un vinsanto. Ero molto scrupoloso nelle operazioni al sismografo e molto gentile e riservato nei rapporti personali. In verità mi sarebbe piaciuto portare la mia fidanzata sotto quei bellissimi lecci del Parco…

Come è stato scritto nell’articolo della Rassegna, il sismografo era registrato per scosse telluriche di breve periodo, sussultorie, o ondulatore con epicentro più lontano, e con durata limitata. In ciò c’era un grave inconveniente: molte volte trovavo la “pennina” saltata dalla sua sede, cioè sbalzata fuori dal suo tracciato per un evento troppo forte! In questo caso si poteva rilevare solo l’ora del sisma, ma non la sua intensità. Le mie operazioni giornaliere erano così fatte: passare dall’affumicatore il rullo di carta sul quale sarebbe stata collocata “la pennina” dell’apparecchio; posizionare con cautela detto rullo affumicato sul meccanismo ruotante, posizionare la pennina sul margine, registrare l’ora esatta dello start e far partire il movimento rotatorio. Il rullo era tarato per una durata di 24 ore, perciò si doveva calcolare  il cambio del rullo con una certa precisione. Una volta tolto il rullo esso doveva passare attraverso un liquido, “il fissatore” di ceralacca, che impediva la cancellazione delle registrazioni. Ogni mese questi rotoli registrati venivano inviati a Firenze all’Osservatorio. Ricordo che una volta fu registrato un terremoto avvenuto in Mongolia! Ma in quegli anni non si registrò alcun sisma importante sul nostro territorio. Con l’avvento dell’ENEL (1962) l’attività cessò. Si stavano installando in Italia e nel Mondo apparecchiature automatiche, poi digitali  ed a Larderello fu organizzata una Unità vera e propria addetta alla microsismica, con laureati e diplomati. Il tempo dei ragazzi delle “Scuole Aziendali”, in gran parte artefici della ricostruzione e del primo grande sviluppo industriale in geotermia, era terminato.

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