Itinerari di
un naturalista toscano.
Una proposta.
Dalla Relazione del viaggio fatto dal dottor Giovanni Targioni Tozzetti nell’autunno
dell’anno 1742 per li territori di Pisa, Livorno, Volterra, e Massa Marittima.
Parte Terza che comprende la descrizione delle Colline, e dei Monti del
Territorio Volterrano.
“...mercoledì 14 novembre 1742, seguitai
dipoi a salire verso i Bagni di S. Michele, e passai rasente alle pendici di un
monte molto aguzzo, composto di filoni inclinati di gabbro, vestito di macchia
di lecci. Nella di lui cima è fabbricato l’antico Monastero di San Michele
delle Formiche, adesso minaccia rovina e vi abita solo un Romito per custodia
della chiesa: anticamente vi stavano i Padri Celestini, che sono ora in S.
Michele Visdomini di Firenze, i quali ne ritengono il dominio. Scesi poi verso
il Bagno di S. Michele, lungo il medesimo scosceso monte. Il Bagno è situato
nel fondo d’un’angusta vallata, formata da un rovinoso torrente, detto Botro
del Bagno, che ha roso e diviso in due parti una montagna di gabbro, sopra
d’una delle quali è situata, come dissi, la Badia di S. Michele delle Formiche; l’altra
dissero chiamarsi Cicilogna, ma Mengo da Faenza la chiama Mons Sertole. Nel
letto del botro verso la parte del monte di S. Michele, è un casotto basso,
quadro di circa sei braccia per lato, diviso in due trogoli bislunghi, murati a
tenuta, con uno scaglione o muricciolo intorno. L’acqua usciva una volta di
sotto terra, da un pozzetto in mezzo alla vasca, che era una sola, cioè non
divisa, come dice anche Mengo, ma adesso scaturisce quasi bollendo da un fesso
di massi di gabbro, che restano nell’angolo di una di queste vaschette. Turando
la fogna che è in fondo d’una vasca, l’acqua gonfia e riempie ambedue le vasche
all’altezza d’un braccio e mezzo, e per tutto dove arriva, ha lasciata
un’incrostatura di tartaro duro biancastro. Chiudendo la porta del casotto, ei
diventa una stufa, poiché vi si rinserra tanto caldo, che si rende
insoffribile, e fa sudare a distesa; e vi si sente un gran fetore di zolfo, e
d’uova sode…Questo bagno coperto si chiama comunemente “delle doglie”, perché è
mirabile per i dolori artritici inveterati e per le paralisie. E’ molto accreditato, finché ogn’anno dal
maggio fino al solleone, vi concorrono ragguagliatamente da 300 persone, numero
assai considerevole, se si riguardi la scarsa popolazione di questa parte di
Toscana.”
Carte topografiche alla mano,
perché non si tracciano, ripercorrendole, le strade, le mulattiere, i
sentieri delle Colline Metallifere
Toscane, riscoprendo le antiche miniere, le manifestazioni endogene, i ruderi e
le storie che vide e documentò nella sua
celebre opera, lo scienziato Giovanni Targioni Tozzetti, dando linfa ed interesse ad un turismo
ecologicamente sostenibile?
Quello che ho visto io al Bagno
di San Michele delle Formiche è interessante, e desolante.
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