Il "vecchio sismografo".
Scorcio della fabbrica vista dal "vecchio sismografo".
Casa in Via Elisabella.
Mensa Aziendale (a sin) e "dormitorio".
Scorcio della parte vecchia della chimica, con a sin. in alto, il fabbricato progettato dall'architetto Giovanni Michelucci.
Panoramica
LARDERELLO.
E’ uno dei luoghi che più amo.
Non soltanto il villaggio-fabbrica, ma tutto il sistema produttivo che risale agli
inizi dell’800. Le immagini di ciò che non esiste più, le storie degli
umili-grandi protagonisti, le relazioni scientifiche, i filmati, l’odore…Ormai
da quasi 25 anni ho lasciato il mio posto di lavoro al secondo piano del
Palazzo degli Uffici, e salvo una o due volte non ci sono più ritornato. Voglio
mantenere il ricordo di com’era, fino a che la memoria mi sosterrà. Ho troppa
paura della delusione che potrei provare, dove tutto è cambiato. Adesso, da
qualche anno, vado alla “Piscina” riscaldata e coperta di Larderello,
accompagnando i miei nipoti, un maschio di 11 anni e una femmina di 7 anni. Nel
tempo dell’attesa, quando ne ho voglia, passeggio sul bordo esterno della
Fabbrica, magari arrivo al vecchio sismografo, alla Chiesa del Michelucci e al
Bar o alla COOP, o in farmacia, oppure faccio “il giro del ponte” cioè da
dietro il Torrino e la strada della Possera, risalendo al Villino e percorrendo
il ponte monumentale costruito da Francesco de Larderel. Mi piace soffermarmi
sul ponte, ad osservare le pietre delle spallette, e le varietà di fossili che
vi sono imprigionati…Alcune sere fa, ho scattato queste fotografie, sono le
case del nucleo originario del primo Ottocento – ristrutturate più volte – che
mantengono però la planimetria e qualche particolare, come il nome: via
Elisabella, via Ottavia, via Elisa, oltre alle vedute che si aprono su alcuni
scorci della Fabbrica: le ex officine elettromeccaniche e fonderia,
falegnameria, motoristi, e poi la Piazza
Leopolda con la chiesa e la torre, e l’imponente struttura
dei fabbricati della chimica…ma di tutto questo ne ho scritto in un libro
pubblicato nel 1998 e ormai introvabile, credo il mio “capolavoro”: FABBRICA
AMICA.
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