Notre-Dame de Paris.
Nella mia tumultuosa adolescenza
e giovinezza sono stato un lettore accanito. Mi rifornivo essenzialmente a tre
Biblioteche, quella del Circolo di Larderello, quella delle Scuole Aziendali e
quella Comunale del mio paese. Dopo il
1956, quando iniziai a lavorare in fabbrica, incominciai a comprare i libri,
quelli della BUR di Rizzoli, che erano tra i più economici. In casa mia non
c’erano libri, nonostante che mio padre nato nel 1915, fosse una persona di molte letture, avesse
frequentato le scuole operaie e, soprattutto, sapesse leggere gli spartiti
musicali. Infatti, già all’età di 12, anni era entrato a far parte della
prestigiosa Filarmonica di Castelnuovo, una delle migliori del Regno
classificatasi al terzo posto nel Concorso Nazionale di Torino del 1906 (?).
Tra i sedici ed i diciotto anni di età comprai e lessi più volte, credo tre, i
cinque volumi della BUR del romanzo di Victor Hugo “I miserabili”. Una lettura
appassionante! Mio padre mi spronava a leggere anche gli altri romanzi di Hugo,
che lui conosceva, come “L’uomo che
ride”, “I lavoratori del mare” o “Il Novantatre”. Ma non gli detti retta,
perché mi ero ormai buttato a capofitto nella letteratura russa dell’Ottocento
e in quella americana del Novecento. Quando nel 2003 La Biblioteca di
Repubblica pubblicò “Notre-Dame de Paris”, con introduzione di Umberto Eco e
traduzione moderna di Fabio Scotto, lo acquistati immediatamente per leggerlo.
Ma fino a poche settimane fa non avevo mai trovato il tempo e lo stato d’animo
appropriato. Lo sto ancora leggendo, anzi sono appena giunto al Libro IV,
Capitolo I, cioè al ritrovamento nella Basilica di Notre-Dame del
mostriciattolo di tre o quattro anni, lì abbandonato, colui che sarà il gobbo e
deforme Quasimodo, al centro del romanzo. Confesso che questa lettura non m’è
agevole, anzi, proseguo più per “studio” che per desiderio. Riconosco anch’io,
e non potrebbe essere diversamente, la genialità di Hugo, ma mancano solo 17
anni alla celebrazione del 200° compleanno del romanzo Notre-Dame de Paris, e
in due secoli, in questi ultimi decenni, soprattutto, c’è stata una
rivoluzione, una mutazione, nel modo di leggere e di comunicare. Al di fuori
della scuola si legge poco o niente, certo non più i grandi romanzi
dell’Otto-Novecento, del resto troppo pesanti per gli e-book. Anche i vecchi,
coloro che possono ancora leggere e comprendere, preferiscono romanzi più
leggeri nei contenuti ed anche nel peso cartaceo che mani artrosiche devono
poter sostenere. Sono andato alcune volte nella città di Parigi, e in Piazza
dei Vosgi ho visitato la casa-museo di Victor Hugo, rimanendo impressionato
dalla quantità e qualità dei suoi scritti, ed anche della sua biografia
politica ed avventurosa, così ricca di relazioni sentimentali…altro che qualche
amoretto di Holland! Chi va a Parigi, anche se non propriamente per turismo, incontra
più volte sul suo cammino la
Cattedrale di Notre-Dame, la visiterà certamente almeno una
volta leggendo un depliant o una guida per apprezzare meglio il grandioso e
stupefacente monumento. L’ho fatto anch’io. E’ per questo che scrivo il post:
aver incontrato nel romanzo di Victor Hugo la più bella, romantica, documentata
descrizione, non solo della vicenda storica e romanzata degli avvenimenti
descritti in Notre-Dame, ma anche del monumento medesimo al quale è dedicato il
capitolo I, da pagina 127 a
pagina 135, per poi proseguire, nel capitolo II, da pagina 137 a 162, con una
descrizione stupenda, “a volo di uccello” dalle torri della Cattedrale, della
Parigi del secolo XV. Credo che si parlerà di Notre-Dame fino a pagina 595…e
d’altra parte il romanzo di Victor Hugo è ad essa dedicato. Buona lettura.
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