Angelo
Poliziano.
Angelo Poliziano, ossia Angelo
Ambrogini, (nasce a Montepulciano il 14 luglio 1454; muore a Firenze, nella
notte fra il 28 e 29 settembre 1494). Angelo Poliziano è non solo il
rappresentante maggiore della cultura fiorentina del tempo di Lorenzo de’
Medici, ma segna, con la sua opera poetica e filologica, il punto di arrivo più
alto dell’Umanesimo italiano ed europeo; in lui, scrive Domenico De Robertis,
“tutt’una civiltà tocca la coscienza dell’altezza raggiunta e del proprio
limite, trova la rappresentazione della propria felicità ed armonia, e della
precarietà di queste”.
Poliziano raccolse, negli anni
1477-1479, i motti, gli aneddoti e le facezie del suo tempo, che furono
stampati a Firenze nel 1548 da Lodovico Domenichi, poligrafo, in una
miscellanea di autori anonimi: “Facetie
et motti arguti di alcuni eccellentissimi ingegni et nobilissimi signori”. I 413 detti e proverbi del Poliziano furono
successivamente estrapolati da Albert Wesselski, e pubblicati a Jena nel 1929
con il titolo di: “Angelo Polizianos
Tagebuch”. Il Wesselski dimostrò con sicurezza che essi erano opera dello
stesso autore delle Stanze e dell’Orfeo. Qualcuno espresse delle
perplessità, ma oggi gli storici della letteratura italiana concordano nel
ritenere valide le conclusioni a cui giunse il Wesselski. Dopo l’edizione di
Jena del 1929, i Detti piacevoli non sono stati più pubblicati, né in Italia né
altrove. Infine, fu stampata la prima edizione italiana moderna dei Detti dagli Editori del Grifo di
Montepulciano, con il titolo I detti
piacevoli, nell’anno 1985
a cura di Mariano Fresta, dalla quale abbiamo ricavato i
seguenti:
18) Martino dello Scarfa,
orinando un tratto, e veduto un fanciullo che lui che grossissimo era guardava,
voltosi a lui, disse: Se tu lo vedi, salutalo da mia parte, chè son dieci anni
ch’io non l’ho veduto.
Nota: Martino dello Scarfa fu Gonfaloniere di Giustizia nel 1465.
32) Dardano Acciaiuoli dimandò
una forese, qual fusse maggior piacere: o menar le calcole, o cacare, et
rispondendo ella, il menar le calcole, disse: Sì, tu Mona Merda, che hai più
menato le calcole che cacato.
Nota: forese = contadinella, calcole = caccole, Mona = signora.
34) Santi che non ride, così
detto, perché mai non era stato potuto far ridere, andando a vedere la sposa
sua, come lei bruttissima vide, cominciò a ridere, e dicendogli essa: Oh, tu
ridi?, rispose: Oh chi diavol non riderebbe a veder cotesto cacasangue di viso?
37) Ser Giovanni Tinghi, prete in
Santa Riparata, sendo vecchissimo e tutto canuto, confessava una donna. Avvenne
che, facendo esso vista di dormire, la buona donna disse un peccato di che si
vergognava, e questo è, che col dito s’era solleticata. A questo desto Ser
Giovanni la dimandò se ella harebbe consentito a un huomo, se all’hora vi fusse
stato, e dicendo ella che sì, rispose il
sere: Stato vi fussi io!
39) Una vecchierella si
confessava che sforzata una volta hebbe a fare con cinquanta saccomanni, e
dicendole il prete che, se l’era suta forzata, non era peccato, disse: Oh
lodato sia Dio, che io me ne pur cavai la voglia senza peccato!
Nota: sforzata = violentata, saccomanni = briganti, suta = stata.
50) Il Barghella, quando vedeva
fanciulli o gettar sassi, o sentiva fare romore, solea dire: O Herode, dove sei
tu hora?
52) Viottolo a un che, non si
ricordando di non so che, si metteva il dito in bocca, disse: Se e’ fusse stato
merdoso, tu haresti rotto il digiuno.
75 – 76) Una donna, essendo alle
mani con un giovane che voleva che ella si trahesse la camiscia, gli disse: Tu
non ne vuoi dunque vedere questa camiscia?. La medesima al medesimo che gli
diceva: Tu sei come il pane che mai non viene a noia, rispose: Dunque me
l’appicchi tu, perché tu sai, che non de solo pane vivit homo.
Nota: si trahesse = si togliesse.
79) Lorenzo de’ Medici, domandato
da Ugolino Martelli, perché si levasse la mattina tardi, ridomandò lui quel che
havesse fatto la mattina a buon’hora, e contando egli alcune cose leggieri, gli
disse: E’ val più quello che io sognava a cotest’hora, che ciò che voi
facevate.
Nota: Ugolino Martelli, Gonfaloniere di Giustizia nel 1449, nel 1452 e
1458.
81) Il Vescovo Mariano disse un
tratto che la misericordia era arsa, la giustitia ruinata, e la sapienza era in
chiasso, perché così è chiamata una nota meretrice. Item che in Firenze erano
solamente due bordelli, uno di qua e l’altro di là d’Arno.
Nota: Vescovo Mariano, il frate servita Mariano di Giovanni Salvini,
fiorentino, fu prima vescovo a Cortona e poi a Firenze,
chiasso = postribolo.
89) Un pover huomo et ignudo, come
haveva un grosso, lo spendeva alla taverna, e ripreso da alcuni, disse: Poi che
Domenedio vuole che io habbia a mostrare il culo, io lo vo’ mostrare grasso.
Nota: grosso = moneta d’argento.
92) Erano due che facevano a dire
miracoli, e dicendo l’uno che havea veduto un cavolo in un paese che vi stavan
sotto mille cinquecento huomini a cavallo, disse l’altro: Et io vidi in un
paese una caldaia che la fabbricavano cento mastri, et era sì grande che l’uno
non sentiva l’altro, tant’erano discosto. E dicendogli il primo: Che diavol
volevan fare di cotesta caldaia?, rispose: Cocer cotesto cavolo.
Nota: miracoli = fatti straordinari.
95) A uno che si grattava le
reni, e parte diceva:S’Amor non è, che dunque è quel ch’io sento?, gli fu
risposto: E’ un pidocchio Amore, perché morde il padrone.
Nota: S’Amor non è, che dunque è quel ch’io sento? = verso di un
sonetto del Petrarca.
96) Giostrandosi a questi
dì, et essendo caduto un giostrante, fu
uno nella piazza che disse: Un bel cader tutta la vita honora.
Nota: Un bel…honore: è la scherzosa perifrasi di un altro verso del
Petrarca: ch’un bel morir tutta la vita onora.
102) Braccio Martelli,
ragionandosi di una donna attempata che si havea a maritare con buona dote, et
alcuni dicendo: Ella ha tanto tempo, et altri: Ella n’ha più, disse: Quanto più
tempo ha, tanto è miglior la dote.
106) Ragionandosi qual fusse
migliore predicatore, disse messer Matteo Franco: E’ quel di Santo Spirito che
ha tre uditori, e tutti gli altri ha convertiti.
111) Domandava Dante un contadino
che hora fusse, il quale rozzamente rispondendogli che era hora d’andare a bere
le bestie, gli disse: E tu che fai?
112) Messer Antonio da Cercina
domandava un contadino che veniva da Firenze: Che si fa a Firenze? che si dice?
Dicci qualche bugia. E egli: Che voi siete un buon huomo.
119) Messer Rinaldo degli Albizi
havea quattro figliuoli, de’ quali e tre n’erano ammogliati, e come buon
fratelli facevano anchora delle mogli buona comunanza. Avvene che ‘l minore
tolse e menò moglie, e subito fu tentata dal maggiore. La semplicetta fanciulla
turbata se ne dolse con la moglie del maggiore, e quella rispose: Oihmè, sta
cheta; chè io non so anchora qual si sia il mio!
125) Un vecchio abbracciava una
fanciulla, e ripiegavasegli, e facendo la fanciulla qualche atto, egli disse:
Fott’io male? E ella: Guardate pure di non fare male a voi; chè la punta è
rivolta verso di voi.
Nota: ripiegavasegli = gli s’incurvava all’indietro, fatt’io = faccio
io.
127) Galeotto da Narni
grassissimo diceva che la moglie havea con lui doppio piacere in quel fatto:
l’uno, quando le montava adosso, l’altro, quando ne smontava. Ma l’abbracciava
di rado, perché gli costava sempre dieci ducati per boti che ella faceva, che
egli non la schiacciasse.
Note: Galeotto Marzio, da Nardi, umanista, boti = voti, promesse.
142) Messer Bartolomeo medico
Pistolese, huomo singolare, domandato perché in vecchiaia haveva tolta moglie,
disse che a’ vecchi comincia a mancare il senno, e che, mentre fu giovane, e di
buon sentimento, se n’era guardato; poi vecchio, come men savio, vi era
inciampato.
155) Facendosi Papa Pio II
Piccolomini portare, e usando molt’altre cose ambitiose, n’era detto per tutto
male, ma Cosimo diceva che Papa Pio era prudente, e che volendo che per tutti
si conoscesse che egl’era Sanese, non trovava miglior né più breve modo, che
l’essere borioso.
Nota: portare = trasportare sulle braccia.
168) Un matto, dimandato quel che
gli paresse d’un muro a Careggi, murato dentro a secco, e di fuor incalcinato,
disse. Io vorrei le lasagne in corpo, non nella gonnella.
170) Ser Cozzo, notaio
Fiorentino, lasciò a’ figliuoli per testamento questo ricordo: Fate sempre
male, e non lo dite; dite sempre bene, e
non lo fate.
188) E peggiori huomini che siano
al mondo sono a Roma; e peggiori degli altri sono e preti; e peggiori de’ preti
si fanno cardinali; e il peggiore di tutti cardinali si fa Papa.
189) Dice Messer Marsilio che e
preti son più cattivi che i secolari, i frati de’ preti, de’ frati e monaci,
de’ monaci e romiti, de’ romiti le donne.
195) Quante cose voglia havere
una donna? Tre nere, tre bianche, tre piccole, tre lunghe, tre grosse, cioè:
nere ciglia, occhi, natura; bianche
capelli, denti, carne; piccole bocca, naso, orecchie; lunghe: dita, busto,
collo; grosse braccio, gambe, coscie.
197) Sandro di Botticello fu
stretto da Messer Thomaso Soderini a torre moglie; risposegli così: Messere, io
vi voglio dire quello che m’intervenne una notte. Sognava havere tolto moglie,
e fu tanto il dolore che io n’hebbi nel sogno, ch’io mi destai, e hebbi tanta
paura di non lo risognare, che io andai tutta notte a spasso per Firenze come
un pazzo, per non havere cagione di raddormentarmi. Intese Messr Thomaso che
non era terreno da porvi vigna.
224) Il diavol è, disse Don
Santi, confessando una fanciulla, cominciolle a toccare i capelli, dicendo: E’
paiono proprio della Maddalena, poi il viso, poi le poppe, e in fine la
rovesciò. Diceva la fanciulla: Oimè, voi mi abbracciate, pare a me; disse Don
Santi: il diavolo è ch’io ti fornisco!
227) Un prete fece a un suo cane
la sepoltura e dissegli l’uffitio, perché l’haveva caro. Fu accusato al
vescovo, e citato comparì. Ripreso confessò, et haveva in un sacchetto dieci
ducati, e disse: Monsignor, io gli feci honore, perché egli haveva un gran
sentimento, e fra l’altre cose fe’ testamento, e lasciovvi questi danari.
Diedegli e fu assolto.
248) Nicolò Amici abbracciava la Maria bella da Roma, e per
paura di non la ingravidare, sempre entrava per l’uscio dell’orto. Un tratto
parendogli d’havere errato dett’uscio, se ne chiariva con le mani: hora detta
Maria gli diceva: Se’ tu chiaro? E egli: Sì, che tu hai un gran forame.
252) Una donna, dimandata qual
fussero migliori bordoni per le donne, e grossi o piccoli o mezzani, rispose: E
mezzani sono migliori. Dimandata perché, rispose: Perché de’ grossi non se ne
trovano.
Nota: bordoni = bastoni = cazzi.
257) Piero di Boccaccino, essendo
alle prese con una donna, smarrì per troppa fretta l’uscio, e dicendo colei:
Ohimè, voi l’havete in mal luogo, rispose: in mal luogo l’hai pure tu!
Nota: Piero Alemanni, 1432-1519, uomo politico fu podestà a Pistoia e
in altre città e gonfaloniere nel
1490.
294) Udendo Lorenzo de’ Medici
messa da M. Manente Buondelmonti, il quale è tenuto bugiardo huomo, disse: Io
non dubitai mai della fede, se non stamani, havendo udito il Vangelo di San
Giovanni evangelista da M. Manente.
Nota: Manente Buondelmonti, parroco di Santa Maria all’Impruneta,
1433-1498.
295) Al medesimo disse volersi
confessare da lui, perché se per avventura ridirebbe e suoi peccati, e’ non sarebbero creduti.
300) Al tempo che gl’animali
favellavano, si solevano anchora confessare. Hora confessandosi l’asino
dell’arte sua, cioè del toppa la chiave, era molto ripreso dal confessore, il
quale gli mostrava quanto fussero aspre le pene dell’inferno; e mostrava la
gloria del paradiso quanto fusse grande, annoverando molte parti. Dimandò
l’asino se in paradiso si chiavasse. Inteso che non, disse: Et io ne voglio
innanzi ire per l’inferno.
363) Un Maestro Agnolo Barbini a
una donna che lattava il bambino disse quasi per dispetto. Per certo, voi donne
havete da Dio più bella gratia che voi non meritate, e, dimandato perché,
disse: Perché se vi havesse fatte le poppe tra le gambe come a l’altre bestie, per
certo voi eravate una schifa cosa a vedervi lattare.
364) Iacopo Morelli vecchio
haveva la moglie giovane, e non facendo il suo bisogno, ella lo trascinava, ma
tutto in vano: fesselo montare a dosso, non veniva a dire nulla; montò ella i
sopra, il medesimo. Disse all’hora Iacopo: Giovane sciocca, e’ non può ire alla
china, e tu vuoi che è vada all’erta?
367) Non è per l’amor di Dio, ma
perché tu n’hai bisogno. Questo disse Donatello a un povero che gli chiedeva
limosina per amor di Dio.
377) Essendo Giuliano de’ Medici
picciol fanciullo, gli fu detto, mentre era alla guarispensa, che Papa Pio
passava, et egli rispose: E’ si passi; io vuo’ cacare. E questo anchora è già
in proverbio.
Nota: Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo, guardispensa = gabinetto,
licite.
384) Assai gran pericoli si vincono per disperazione.
Tu
fai come colui che si tagliò e coglioni per dispetto della moglie.
La
moglie di Zaffo haveva prima pisciato, che fusse alzata.
Chi
la giustitia impedisce, di giustitia perisce.
387) Una donna, in assentia del
marito trovandosi con un suo brigante, venne a patto di non manomettere se non
monte ritondo, e, provatasi, disse: Hora faremo così, fin che torni.
Nota: Monte Ritondo = scrive Leandro Alberti nella Descrittione di
tutta l’Italia, 1550, “ monte Ritondo de’ senesi. In questo paese ritrovasi in
una selva una spelonca molto profonda…qui il vocabolo è usato allegoricamente
per indicare il buco del culo.
394) A uno inefficace usa M. Marsilio questo motto:
Tu fai come il porco che tutto dì mena la coda,
e mai non l’annoda.
La
donna di buona razza fa sempre la prima figliata femina.
Nota: inefficace = persona che s’affatica inutilmente.
398)
A chi ha voglia di bere non giova lo sputare.
400)Il freno indorato non migliora
cavallo.
Quando la donna folleggia, la fante
danneggia.
L’huomo vitiato non s’accosta a
lumiera.
Chi uno ne castiga, cento ne
minaccia.
403) Tre cose
inanimate son più ferme che l’altre nel loro uso: il sospetto, il vento e la
lealtà; il primo mai non entra in luogo, d’onde poi si parta; l’altro mai non
entra, d’onde non vegga l’uscita; l’altra d’onde un tratto si parte, mai non vi
ritorna.
411) E’ furono
in Pistoia a una cena molti huomini e donne. Fu vi un giovane tra gli altri più
leggieri, il quale, dopo molti motteggi dando noia a una bella fanciulla, e
biasimandoli il marito, che era vecchio, e non poteva, e che era compagno del
gallo, la strinse molto presuntuosamente se era vero che il marito n’havesse
poco, come egli sapeva. Ella, dopo molte parole fattele da quel giovane,
rispose: Tu non lo puoi sapere da altri, che da mogliata che l’ha provato, e
che è qui presente. Alla quale risposta omnes obmutuerunt.
Nota: biasimandoli il marito = disprezzandole il marito; la strinse =
la costrinse a dire se era vero che il marito era impotente; mogliata = tua
moglie; omnes obmutuerunt = tutti ammutolirono.
412) La
medesima, parlandosi un giorno fra molte donne, dove ella era, e ragionandosi
de’ mariti, l’una diceva: Io mi nascosi quando n’andai a marito, l’altra: Io
non mi cavai la camicia, l’altra: Io non volli che e’ mi toccasse; e dimandata
ella che taceva, rispose: Tanto facesse il mio, quanto io lo lascierei fare!
413) Martino
Sarfi in Siena, per essere grasso, e’ Sanesi l’uccellavano con dire che portava
la valigia dinanzi; egli rispose: In terra di ladri s’usa così.
Nota: l’uccellavano = lo prendevano in giro, lo sfottevano.
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