giovedì 30 gennaio 2014

Angelo Poliziano.

Angelo Poliziano, ossia Angelo Ambrogini, (nasce a Montepulciano il 14 luglio 1454; muore a Firenze, nella notte fra il 28 e 29 settembre 1494). Angelo Poliziano è non solo il rappresentante maggiore della cultura fiorentina del tempo di Lorenzo de’ Medici, ma segna, con la sua opera poetica e filologica, il punto di arrivo più alto dell’Umanesimo italiano ed europeo; in lui, scrive Domenico De Robertis, “tutt’una civiltà tocca la coscienza dell’altezza raggiunta e del proprio limite, trova la rappresentazione della propria felicità ed armonia, e della precarietà di queste”.
Poliziano raccolse, negli anni 1477-1479, i motti, gli aneddoti e le facezie del suo tempo, che furono stampati a Firenze nel 1548 da Lodovico Domenichi, poligrafo, in una miscellanea di autori anonimi: “Facetie et motti arguti di alcuni eccellentissimi ingegni et nobilissimi signori”.  I 413 detti e proverbi del Poliziano furono successivamente estrapolati da Albert Wesselski, e pubblicati a Jena nel 1929 con il titolo di: “Angelo Polizianos Tagebuch”. Il Wesselski dimostrò con sicurezza che essi erano opera dello stesso autore delle Stanze e dell’Orfeo. Qualcuno espresse delle perplessità, ma oggi gli storici della letteratura italiana concordano nel ritenere valide le conclusioni a cui giunse il Wesselski. Dopo l’edizione di Jena del 1929, i Detti piacevoli non sono stati più pubblicati, né in Italia né altrove. Infine, fu stampata la prima edizione italiana moderna dei Detti dagli Editori del Grifo di Montepulciano, con il titolo I detti piacevoli, nell’anno 1985 a cura di Mariano Fresta, dalla quale abbiamo ricavato i seguenti:

18) Martino dello Scarfa, orinando un tratto, e veduto un fanciullo che lui che grossissimo era guardava, voltosi a lui, disse: Se tu lo vedi, salutalo da mia parte, chè son dieci anni ch’io non l’ho veduto.

Nota: Martino dello Scarfa fu Gonfaloniere di Giustizia nel 1465.

32) Dardano Acciaiuoli dimandò una forese, qual fusse maggior piacere: o menar le calcole, o cacare, et rispondendo ella, il menar le calcole, disse: Sì, tu Mona Merda, che hai più menato le calcole che cacato.

Nota: forese = contadinella, calcole = caccole, Mona = signora.

34) Santi che non ride, così detto, perché mai non era stato potuto far ridere, andando a vedere la sposa sua, come lei bruttissima vide, cominciò a ridere, e dicendogli essa: Oh, tu ridi?, rispose: Oh chi diavol non riderebbe a veder cotesto cacasangue di viso?

37) Ser Giovanni Tinghi, prete in Santa Riparata, sendo vecchissimo e tutto canuto, confessava una donna. Avvenne che, facendo esso vista di dormire, la buona donna disse un peccato di che si vergognava, e questo è, che col dito s’era solleticata. A questo desto Ser Giovanni la dimandò se ella harebbe consentito a un huomo, se all’hora vi fusse stato,  e dicendo ella che sì, rispose il sere: Stato vi fussi io!

39) Una vecchierella si confessava che sforzata una volta hebbe a fare con cinquanta saccomanni, e dicendole il prete che, se l’era suta forzata, non era peccato, disse: Oh lodato sia Dio, che io me ne pur cavai la voglia senza peccato!

Nota: sforzata = violentata, saccomanni = briganti, suta = stata.

50) Il Barghella, quando vedeva fanciulli o gettar sassi, o sentiva fare romore, solea dire: O Herode, dove sei tu hora?

52) Viottolo a un che, non si ricordando di non so che, si metteva il dito in bocca, disse: Se e’ fusse stato merdoso, tu haresti rotto il digiuno.

75 – 76) Una donna, essendo alle mani con un giovane che voleva che ella si trahesse la camiscia, gli disse: Tu non ne vuoi dunque vedere questa camiscia?. La medesima al medesimo che gli diceva: Tu sei come il pane che mai non viene a noia, rispose: Dunque me l’appicchi tu, perché tu sai, che non de solo pane vivit homo.

Nota: si trahesse = si togliesse.

79) Lorenzo de’ Medici, domandato da Ugolino Martelli, perché si levasse la mattina tardi, ridomandò lui quel che havesse fatto la mattina a buon’hora, e contando egli alcune cose leggieri, gli disse: E’ val più quello che io sognava a cotest’hora, che ciò che voi facevate.

Nota: Ugolino Martelli, Gonfaloniere di Giustizia nel 1449, nel 1452 e 1458.

81) Il Vescovo Mariano disse un tratto che la misericordia era arsa, la giustitia ruinata, e la sapienza era in chiasso, perché così è chiamata una nota meretrice. Item che in Firenze erano solamente due bordelli, uno di qua e l’altro di là d’Arno.

Nota: Vescovo Mariano, il frate servita Mariano di Giovanni Salvini, fiorentino, fu prima vescovo a Cortona e poi a        Firenze, chiasso = postribolo.

89) Un pover huomo et ignudo, come haveva un grosso, lo spendeva alla taverna, e ripreso da alcuni, disse: Poi che Domenedio vuole che io habbia a mostrare il culo, io lo vo’ mostrare grasso.

Nota: grosso  = moneta d’argento.

92) Erano due che facevano a dire miracoli, e dicendo l’uno che havea veduto un cavolo in un paese che vi stavan sotto mille cinquecento huomini a cavallo, disse l’altro: Et io vidi in un paese una caldaia che la fabbricavano cento mastri, et era sì grande che l’uno non sentiva l’altro, tant’erano discosto. E dicendogli il primo: Che diavol volevan fare di cotesta caldaia?, rispose: Cocer cotesto cavolo.

Nota: miracoli = fatti straordinari.

95) A uno che si grattava le reni, e parte diceva:S’Amor non è, che dunque è quel ch’io sento?, gli fu risposto: E’ un pidocchio Amore, perché morde il padrone.

Nota: S’Amor non è, che dunque è quel ch’io sento? = verso di un sonetto del Petrarca.

96) Giostrandosi a questi dì,  et essendo caduto un giostrante, fu uno nella piazza che disse: Un bel cader tutta la vita honora.

Nota: Un bel…honore: è la scherzosa perifrasi di un altro verso del Petrarca: ch’un bel morir tutta la vita onora.

102) Braccio Martelli, ragionandosi di una donna attempata che si havea a maritare con buona dote, et alcuni dicendo: Ella ha tanto tempo, et altri: Ella n’ha più, disse: Quanto più tempo ha, tanto è miglior la dote.

106) Ragionandosi qual fusse migliore predicatore, disse messer Matteo Franco: E’ quel di Santo Spirito che ha tre uditori, e tutti gli altri ha convertiti.

111) Domandava Dante un contadino che hora fusse, il quale rozzamente rispondendogli che era hora d’andare a bere le bestie, gli disse: E tu che fai?

112) Messer Antonio da Cercina domandava un contadino che veniva da Firenze: Che si fa a Firenze? che si dice? Dicci qualche bugia. E egli: Che voi siete un buon huomo.

119) Messer Rinaldo degli Albizi havea quattro figliuoli, de’ quali e tre n’erano ammogliati, e come buon fratelli facevano anchora delle mogli buona comunanza. Avvene che ‘l minore tolse e menò moglie, e subito fu tentata dal maggiore. La semplicetta fanciulla turbata se ne dolse con la moglie del maggiore, e quella rispose: Oihmè, sta cheta; chè io non so anchora qual si sia il mio!

125) Un vecchio abbracciava una fanciulla, e ripiegavasegli, e facendo la fanciulla qualche atto, egli disse: Fott’io male? E ella: Guardate pure di non fare male a voi; chè la punta è rivolta verso di voi.

Nota: ripiegavasegli = gli s’incurvava all’indietro, fatt’io = faccio io.

127) Galeotto da Narni grassissimo diceva che la moglie havea con lui doppio piacere in quel fatto: l’uno, quando le montava adosso, l’altro, quando ne smontava. Ma l’abbracciava di rado, perché gli costava sempre dieci ducati per boti che ella faceva, che egli non la schiacciasse.

Note: Galeotto Marzio, da Nardi, umanista, boti = voti, promesse.

142) Messer Bartolomeo medico Pistolese, huomo singolare, domandato perché in vecchiaia haveva tolta moglie, disse che a’ vecchi comincia a mancare il senno, e che, mentre fu giovane, e di buon sentimento, se n’era guardato; poi vecchio, come men savio, vi era inciampato.

155) Facendosi Papa Pio II Piccolomini portare, e usando molt’altre cose ambitiose, n’era detto per tutto male, ma Cosimo diceva che Papa Pio era prudente, e che volendo che per tutti si conoscesse che egl’era Sanese, non trovava miglior né più breve modo, che l’essere borioso.

Nota: portare = trasportare sulle braccia.

168) Un matto, dimandato quel che gli paresse d’un muro a Careggi, murato dentro a secco, e di fuor incalcinato, disse. Io vorrei le lasagne in corpo, non nella gonnella.

170) Ser Cozzo, notaio Fiorentino, lasciò a’ figliuoli per testamento questo ricordo: Fate sempre male, e non  lo dite; dite sempre bene, e non lo fate.

188) E peggiori huomini che siano al mondo sono a Roma; e peggiori degli altri sono e preti; e peggiori de’ preti si fanno cardinali; e il peggiore di tutti cardinali si fa Papa.

189) Dice Messer Marsilio che e preti son più cattivi che i secolari, i frati de’ preti, de’ frati e monaci, de’ monaci e romiti, de’ romiti le donne.

195) Quante cose voglia havere una donna? Tre nere, tre bianche, tre piccole, tre lunghe, tre grosse, cioè: nere ciglia, occhi, natura;  bianche capelli, denti, carne; piccole bocca, naso, orecchie; lunghe: dita, busto, collo; grosse braccio, gambe, coscie.

197) Sandro di Botticello fu stretto da Messer Thomaso Soderini a torre moglie; risposegli così: Messere, io vi voglio dire quello che m’intervenne una notte. Sognava havere tolto moglie, e fu tanto il dolore che io n’hebbi nel sogno, ch’io mi destai, e hebbi tanta paura di non lo risognare, che io andai tutta notte a spasso per Firenze come un pazzo, per non havere cagione di raddormentarmi. Intese Messr Thomaso che non era terreno da porvi vigna.

224) Il diavol è, disse Don Santi, confessando una fanciulla, cominciolle a toccare i capelli, dicendo: E’ paiono proprio della Maddalena, poi il viso, poi le poppe, e in fine la rovesciò. Diceva la fanciulla: Oimè, voi mi abbracciate, pare a me; disse Don Santi: il diavolo è ch’io ti fornisco!

227) Un prete fece a un suo cane la sepoltura e dissegli l’uffitio, perché l’haveva caro. Fu accusato al vescovo, e citato comparì. Ripreso confessò, et haveva in un sacchetto dieci ducati, e disse: Monsignor, io gli feci honore, perché egli haveva un gran sentimento, e fra l’altre cose fe’ testamento, e lasciovvi questi danari. Diedegli e fu assolto.

248) Nicolò Amici abbracciava la Maria bella da Roma, e per paura di non la ingravidare, sempre entrava per l’uscio dell’orto. Un tratto parendogli d’havere errato dett’uscio, se ne chiariva con le mani: hora detta Maria gli diceva: Se’ tu chiaro? E egli: Sì, che tu hai un gran forame.

252) Una donna, dimandata qual fussero migliori bordoni per le donne, e grossi o piccoli o mezzani, rispose: E mezzani sono migliori. Dimandata perché, rispose: Perché de’ grossi non se ne trovano.

Nota: bordoni = bastoni = cazzi.

257) Piero di Boccaccino, essendo alle prese con una donna, smarrì per troppa fretta l’uscio, e dicendo colei: Ohimè, voi l’havete in mal luogo, rispose: in mal luogo l’hai pure tu!

Nota: Piero Alemanni, 1432-1519, uomo politico fu podestà a Pistoia e in altre città e gonfaloniere       nel 1490.

294) Udendo Lorenzo de’ Medici messa da M. Manente Buondelmonti, il quale è tenuto bugiardo huomo, disse: Io non dubitai mai della fede, se non stamani, havendo udito il Vangelo di San Giovanni evangelista da M. Manente.

Nota: Manente Buondelmonti, parroco di Santa Maria all’Impruneta, 1433-1498.

295) Al medesimo disse volersi confessare da lui, perché se per avventura ridirebbe  e suoi peccati, e’ non sarebbero creduti.

300) Al tempo che gl’animali favellavano, si solevano anchora confessare. Hora confessandosi l’asino dell’arte sua, cioè del toppa la chiave, era molto ripreso dal confessore, il quale gli mostrava quanto fussero aspre le pene dell’inferno; e mostrava la gloria del paradiso quanto fusse grande, annoverando molte parti. Dimandò l’asino se in paradiso si chiavasse. Inteso che non, disse: Et io ne voglio innanzi ire per l’inferno.

363) Un Maestro Agnolo Barbini a una donna che lattava il bambino disse quasi per dispetto. Per certo, voi donne havete da Dio più bella gratia che voi non meritate, e, dimandato perché, disse: Perché se vi havesse fatte le poppe tra le gambe come a l’altre bestie, per certo voi eravate una schifa cosa a vedervi lattare.

364) Iacopo Morelli vecchio haveva la moglie giovane, e non facendo il suo bisogno, ella lo trascinava, ma tutto in vano: fesselo montare a dosso, non veniva a dire nulla; montò ella i sopra, il medesimo. Disse all’hora Iacopo: Giovane sciocca, e’ non può ire alla china, e tu vuoi che è vada all’erta?

367) Non è per l’amor di Dio, ma perché tu n’hai bisogno. Questo disse Donatello a un povero che gli chiedeva limosina per amor di Dio.

377) Essendo Giuliano de’ Medici picciol fanciullo, gli fu detto, mentre era alla guarispensa, che Papa Pio passava, et egli rispose: E’ si passi; io vuo’ cacare. E questo anchora è già in proverbio.

Nota: Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo, guardispensa = gabinetto, licite.

384)     Assai gran pericoli si vincono per disperazione.
       
            Tu fai come colui che si tagliò e coglioni per dispetto della moglie.
       
            La moglie di Zaffo haveva prima pisciato, che fusse alzata.
      
            Chi la giustitia impedisce, di giustitia perisce.

387) Una donna, in assentia del marito trovandosi con un suo brigante, venne a patto di non manomettere se non monte ritondo, e, provatasi, disse: Hora faremo così, fin che torni.

Nota: Monte Ritondo = scrive Leandro Alberti nella Descrittione di tutta l’Italia, 1550, “ monte Ritondo de’ senesi. In questo paese ritrovasi in una selva una spelonca molto profonda…qui il vocabolo è usato allegoricamente per indicare il buco del culo.

394)  A uno inefficace usa M. Marsilio questo motto: Tu fai come il porco che tutto dì mena la            coda, e mai non l’annoda.
           
            La donna di buona razza fa sempre la prima figliata femina.

Nota: inefficace = persona che s’affatica inutilmente.

398)    A chi ha voglia di bere non giova lo sputare.

400)Il freno indorato non migliora cavallo.

           Quando la donna folleggia, la fante danneggia.

           L’huomo vitiato non s’accosta a lumiera.

           Chi uno ne castiga, cento ne minaccia.

403) Tre cose inanimate son più ferme che l’altre nel loro uso: il sospetto, il vento e la lealtà; il primo mai non entra in luogo, d’onde poi si parta; l’altro mai non entra, d’onde non vegga l’uscita; l’altra d’onde un tratto si parte, mai non vi ritorna.

411) E’ furono in Pistoia a una cena molti huomini e donne. Fu vi un giovane tra gli altri più leggieri, il quale, dopo molti motteggi dando noia a una bella fanciulla, e biasimandoli il marito, che era vecchio, e non poteva, e che era compagno del gallo, la strinse molto presuntuosamente se era vero che il marito n’havesse poco, come egli sapeva. Ella, dopo molte parole fattele da quel giovane, rispose: Tu non lo puoi sapere da altri, che da mogliata che l’ha provato, e che è qui presente. Alla quale risposta omnes obmutuerunt.

Nota: biasimandoli il marito = disprezzandole il marito; la strinse = la costrinse a dire se era vero che il marito era impotente; mogliata = tua moglie; omnes obmutuerunt = tutti ammutolirono.

412) La medesima, parlandosi un giorno fra molte donne, dove ella era, e ragionandosi de’ mariti, l’una diceva: Io mi nascosi quando n’andai a marito, l’altra: Io non mi cavai la camicia, l’altra: Io non volli che e’ mi toccasse; e dimandata ella che taceva, rispose: Tanto facesse il mio, quanto io lo lascierei fare!

413) Martino Sarfi in Siena, per essere grasso, e’ Sanesi l’uccellavano con dire che portava la valigia dinanzi; egli rispose: In terra di ladri s’usa così.

Nota: l’uccellavano = lo prendevano in giro, lo sfottevano.


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