domenica 19 gennaio 2014


Ai minatori di Niccioleta [i]

Questa poesia, che scrissi nel 1968, la dedico alla mia amica poetessa Lorella che ha messo su FB una sua stupenda lirica dedicata nel 2002 ai minatori di Niccioleta uccisi il 14 giugno 1944 a Castelnuovo di Val di Cecina.

Di settantasette il sangue
                        raggrumato
sullo sterile scoglio rimase
misto a lacrime
                        e lamenti:
erano giovani
non volevano morire
i minatori di Niccioleta.

Quel sangue
                        non germogliò
fiori né erbe,
ma crudi sterpi
e filiformi ombre,
e quei lamenti
echi non destarono
e quella lacrime
ai venti della primavera
                        svanirono.

Le spose
dei giorni felici
han smesso di venire
con rose e veli neri:
i pochi figli
                        son cresciuti,
gli oscuri genitori
da tempo li han raggiunti.

Loro non volevano
                        da morti
essere eroi,
volevano una vita
serena trascorrere,
nella dura terra
un lavoro avere:
erano minatori,
scavavano gli
oscuri pozzi
per un mondo
di luce, e sono morti.

E noi che nella luce
trascorriamo i giorni,
nell’incerto futuro
dove verità e menzogna
                        si confondono,
testimoni immemori
                        e silenziosi,
lasciamo al vento
degli innocenti il grido,
e i pallidi fiori,
di plastica,
sulle rocce bianche,
là, dove i minatori
son caduti.





[i] 14 giugno 1944, il mio paese natale fu teatro di uno dei più grandi eccidi di lavoratori da parte delle SS italo-tedesche. Ai 6 minatori fucilati la sera del 13 al villaggio minerario di Niccioleta (Massa Marittima) se ne aggiunsero 77 condotti da Niccioleta e trucidati il giorno seguente a Castelnuovo di Val di Cecina. Lo stesso giorno altri 4 partigiani furono fucilati, nell’operazione di “guerra ai civili” pianificata dai nazifascisti e altri 19 giovani furono deportati in Germania. Il piano originario ordinato al III° Bataillon “Italien” di stanza a Sansepolcro (AR) prevedeva l’uccisione  di circa 150 persone. Soltanto grazie ad una serie di fortuite circostanze, tra le quali la solidarietà della popolazione, centinaia di uomini presi prigionieri dai nazifascisti riuscirono a fuggire. In totale, i morti furono 92, non considerando i 5 partigiani caduti in combattimento a Monterotondo Marittimo (GR) e gli 11 civili uccisi a Massa Marittima (GR). Alla iniziale corale partecipazione della gente del luogo e di tutti i villaggi di provenienza dei minatori, nei giorni fatidici del 13 e 14 giugno di ogni anno alla commemorazione, lentamente la memoria collettiva si affievolì. Solo grazie alla tenacia delle amministrazioni comunali di Castelnuovo di Val di Cecina (PI) e di Massa Marittima (GR) e, soprattutto, all’impegno di un gruppo di lavoratori della fabbrica di Larderello, coordinati dal partigiano combattente Mauro Tanzini, il luogo fu  valorizzato e protetto, fino ai giorni nostri. I nomi dei volontari della memoria, tra cui mio padre, che per primi si impegnarono nella manutenzione furono: Mauro Tanzini, Astelio Di Sacco, Niccolo Marconcini, Renzo Groppi, Angiolino Rossi.

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