giovedì 9 gennaio 2014

Jolanda e Rossellini, memorie indiscrete



Regia:Isaja Paolo, Melandri Maria Pia

Cast e credits:

Trama:Documentario sulla realizzazione del film "Roma città aperta" e sul rapporto fra Rossellini e la giovane montatricie Jolanda Benvenuti.

Critica (1):Il materiale girato sul set di Roma città aperta arrivava a Jolanda, che doveva eseguire il montaggio. E spesso accompagnato dalle parole dello stesso Rossellini: «T'ho girato un po' di roba...». La risposta di Jolanda («Sì,... me la mangio!») la immaginiamo a mezza bocca per farsi sentire sì dal «dottore» senza però urtarne troppo la sensibilità. Avvezzo al carattere burbero della sua impetuosa ma generosa collaboratrice Rossellini avrà alzato le spalle accompagnando il gesto col suo largo fascinoso sorriso e avrà soltanto detto «ci vediamo più tardi, tu intanto montalo»: lasciando sola Jolanda nella penombre della moviola. Il girato terrorizza la giovane Jolanda. Man mano che lo scorre il suo occhio esperto annota difetti f problemi. Ma bisogna montare, montare ugualmente, man mano che il girate arriva e cercare di raccordare le scene inventandosi letteralmente i modi, gli accorgimenti per i quali lo spettatore non si dovrà mai accorgere (e mai si accorgerà) di quei gesti non sincroni, di quegli indumenti che scompaiono, dei calici per aria che non stanno all'altezza giusta... Una giunta appresso all'altra, la prima buona, la seconda anche, ma poi una che non va, bisogna staccarla. Non è facile, vivaddio, Catozzo non ha ancora inventato la sua giuntatrice a scotch. e la giunta ad acetone rappresenta un problema. Un altro sbuffo, Jolanda rifà la giunta, va così e così. La conoscenza tra i due risaliva ad alcuni anni prima, al periodo dei cortometraggi girati da Rossellini e supervisionati da Jolanda, ancora ignara del fatto che, per 40 anni, avrebbe seguito passo passo le orme del "suo" regista. I due si erano conosciuti, annusati, piaciuti prima della guerra, quando Jolanda Benvenuti lavorava a Cinecittà, correndo da un reparto all'altro dei laboratori, dove si occupava dei negativi e dei positivi di lavorazione. La simpatia fra loro deve essere stato un fatto di pelle. Jolanda è un'istintiva, un'assolutista, una donna con una scorza esterna alquanto tenace, dovuta al fin troppo giovanile apprendistato nel mondo del cinema (era entrata alla Cines con i calzini corti, a 16 anni). Rossellini, e questa è ormai leggenda più che storia, non era davvero tipo da dubbi amletici nei rapporti con le per­sone con cui trattare. Per cui il rapporto di lavoro doveva essere per forza del tipo "o la va o la spacca" e senza tanti complimenti («S'eravamo capiti...» dice oggi Jolanda). Nella moviola la donna è ancora al lavoro, la sequenza sembra non volersi far montare. Ma il "dottore", stasera, qualcosa dovrà vedere. Basta poco, un atti­mo di disattenzione e il pezzetto buono, pochi centimetri di pellicola. casca nel cestone degli scarti. Stavolta è troppo, ci vuole una bestemmia. Jolanda si alza di scatto, scosta la sedia, tuffa le mani nel cestone. raccoglie una montagna di scarti e li lancia alle sue spalle, nel tentativo di trovare nel fondo del sacco, il pezzetto disperso.
Stavolta l'attacco è giusto, ma non è di cinema, è di realtà. In quel preciso istante entra con passo deciso Rossellini, che riceve in pieno una nuvola di pellicola arrotolata. Lo «Scusi.. dottò...» è già nella sequenza precedente. Non c'è tempo da perdere. Rossellini deve visionare il girato. Su e giù, su e giù più volte. La sequenza stavolta è finita e Jolanda riaccende la luce. «Rigiriamo un'altra scena e ricominciamo da capo» è il commento di Rossellini. L'avventura riprende. Chissà perché gli storici, i critici, gli analisti del nostro cinema, che ci hanno inondato di informazioni sul making di Roma città aperta, sono rimasti in assoluto silenzio, in questo mezzo secolo, sul periodo di gestazione di quel film durante il montaggio e l'edizione. Una cosa è sicura. Quando, dopo un ventennio di conoscenza con Jolanda, abbiamo deciso di iniziare la raccolta della sua testimonianza, che è poi di­ventata il mediometraggio Jolanda e Rossellini, memorie indiscrete, lei, che è stata la vera segreta montatrice della trilogia della guerra di Rossellini, non era mai stata intervistata, ascoltata o consultata da chicchessia. E poi la sparizione di tanti testimoni dell'epoca. Eppure «Tutti lo sapevano che c'ero solo io!». E già. In quella moviola dove è stato plasmato Roma città aperta, lon­tano dalle confuse presenze del set, c'erano solo due persone a quel tempo, Rossellini e lei. Ma solo Jolanda poteva saperne di più su quello che era avve­nuto in quella stanza, più di tutti, più di Rossellini...
P. Isaja - M. P. Melandri, il manifesto, 29/8/95

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