Franco Barca, pittore
bizantino.
Francesco (Franco) Barca è morto nel 2004 e
così, adesso, son già passati dieci anni. Sembrerà strano, ma sento che mi
manca. Era un uomo buono, amava la pittura, specialmente quella bizantina,
assorbita negli anni della sua giovinezza a Piana degli Albanesi, dove era nato nel 1930. Era anche
molto ammalato e i suoi ricoveri in ospedale frequenti. Era immerso nelle sue
fantasticherie, di angeli, madonne, maternità,
cristi, che dipingeva su fondi d’oro e incorniciava accuratamente con
cornici di legno laccato d’argento, scriveva sempre frasi bibliche in caratteri
cirillici, e a voce riusciva a spiegarti anche la complessa iconografia
greco-ortodossa. A molte persone regalava i suoi disegni ed i suoi quadri,
specialmente a chi considerava amico ed anche, un po’ suo protettore, ad altri
li cedeva per poche lire. Aveva figlie e moglie, ma credo che li vedesse poche
volte all’anno, viveva solo, in case del borgo, ed anche nelle Residenze Assistite
dalla ASL di Castelnuovo. Predicava la pace, l’amore, il comunismo e il
Vangelo, collaborando per anni con il settimanale volterrano La Spalletta. I suoi scritti
furono raccolti in due fascicoli e stampati. Racconti ingenui, a sfondo
educativo, rivolti soprattutto alla gioventù. Lo trovavi spesso nei due o tre
bar paesani, a bere un aperitivo o un caffè ed a parlare con tutti. Ebbe la
soddisfazione di vedere i suoi lavori esposti in due belle mostre organizzate
dall’Associazione Culturale Il Chiassino, ma, naturalmente vendeva poco, non ci
avrebbe campato con l’arte! Ho la fortuna di possedere e aver riposto da
qualche parte un suo libro giovanile di poesie, un libro malinconico, nel quale
Francesco esprimeva già il “dolore della vita” che poi avrebbe segnato ancor di più
la sua esistenza. Ora riposa nella quiete del nostro Camposanto, e sarà perché
la tomba si vede bene passando dal viale d’ingresso, che mi ci soffermo ogni
volta che mi ci reco. E mi ritornano i ricordi.
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