venerdì 14 gennaio 2022

 



La scritta invincibile.

Ho ripreso in mano,

dopo lunghissimi anni di dimenticanze

e nuove ricordanze,

“Alla ricerca del tempo perduto”,

e mi ha colpito una semplice annotazione

sull’ultima di copertina

del primo dei tre volumi,

editi da Einaudi nel 1963,

“Terminato alle 24 del 23 agosto 1971.

Bellissimo!”

C’era, tra le pagine,

un rametto di fiori,

secco ed ancor profumato,

non so più bene

cosa abbia significato per me.

Infine, nel terzo ed ultimo volume,

ho trovato un biglietto cinese,

e la scritta a matita:

“Terminata lettura, agosto 1975.

Opera memorabile, Carlo”.

Si, mi ero letto, in cinque anni,

le 1150 pagine di quest’opera

gigantesca e memorabile!

E così sono andato a Parigi

a visitare la cameretta

dove Marcel Proust morì.

Ma perché ho ripreso a sfogliare

questo libro?

Forse per ravvivare la fiamma

dei miei ricordi lontani,

avvolti in una nebbia sottile,

ritornando,

dopo settantadue anni di assenza,

sulle antiche scale

di un alto casamento,

dove abitai nel breve trapasso

dall’infanzia all’adolescenza,

in un microcosmo irripetibile:

il Palazzo di Garibaldo.

Molte gonnelline sfioravano,

più volte al giorno,

sulle strette, alte e buie scale,

i miei calzoni corti,

ma senza destare pensieri lascivi,

e poi passi di calzolai, operai, spose,

ragazzi e delle mie amate cugine;

loro così belle

come più non ho visto nella vita

e che ancora non conoscevano l’amore.

Il sabato e la domenica

mio padre non si stancava  

di suonare la sua fisarmonica

e lo zio il sassofono contralto,

mentr’io, dall’alta finestrella

della minuscola cucina,

mi affacciavo sulla via

e sulla vita che mi sorrideva.

Nella camera di Garibaldo morente,

vidi per la prima volta

un grande quadro alla parete,

un carro con i buoi bianchi

e un gran sole rosso che illuminava

i campi di grano biondo

e la scritta:

“Proletari di tutto il mondo unitevi!”

Fu quella scritta invincibile

che segnò il mio futuro.   

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