giovedì 30 novembre 2017

PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. 55.

73. Il movimento sindacale di fronte alla fase nuova per lo sviluppo della geotermia (1978)

         Il 1978 è stato un anno molto importante per la geotermia. L’Enel ha reso pubblico per la prima volta un programma quinquennale ed ha formulato proposte per una ristrutturazione organizzativa. Il Governo ha elaborato un Disegno di Legge; l’Eni-Agip ha iniziato la prima trivellazione geotermica nell’area campana ed altrettanto, l’Enel, ha iniziato quella a Latera (Viterbo); gli Enti Locali (Regioni-Comunità Montana) stanno finalmente dando continuità ai progetti di sfruttamento completo delle forze endogene, in particolare per quanto riguarda l’Amiata, la Zona di Radicondoli e la Valdicecina.
         Anche sul piano scientifico, in Italia e all’estero, non è diminuito l’interesse  per questo settore energetico e ciò si è tradotto in symposi, collaborazione e scambio di esperti, investimenti nella ricerca.
         Possiamo essere soddisfatti per queste interessanti prospettive, che potrebbero significare, per i nostri Comprensori geotermici, ulteriore sviluppo produttivo e diversificato, e occupazione. Abbiamo dedicato la maggior parte del nostro lavoro al raggiungimento di questi obiettivi, chiamando i lavoratori e le popolazioni alla lotta per impedire l’emarginazione industriale e il rapido declino della produzione geotermica, con un’azione unitaria che, al di là di alcune velenose polemiche molto marginali al complesso delle iniziative, ha visto un costante impegno e un corretto rapporto tra i Sindacati di Larderello.
         Certo, non tutto è risolto e molte delle positive aperture possono restare nel “libro dei sogni” se non muteranno, nella Direzione del Paese e degli enti, uomini, metodi, volontà. Non tutto è da buttare, ma molto da rinnovare, trasformare, potenziare. Ne abbiamo un esempio lampante all’Enel a tutti i suoi livelli di Direzione, dove si sono perpetuati sistemi di lottizzazione politica, si sono fatte scelte a favore dei petrolieri,  si è ostacolato un cambiamento democratico che rendesse questo ente veramente al servizio di tutto il nostro Paese.
         Per queste cose, io credo, non c’è ancora accordo sulla proposta organizzativa dell’Enel, perché si teme che la vecchia logica del “dividi et impera” agisca negativamente sulla geotermia e sui Comprensori produttivi. Ecco perché il nuovo che viene avanti non ci spaventa se ha segno positivo, se non è l’ennesima manovra trasformistica dei gruppi di potere e di Direzione.
         Anche per quanto riguarda il futuro della geotermia sono presenti dunque preoccupazioni e speranze. Ma su una cosa è da riflettere: per le sue caratteristiche essa è un’energia del domani, legata allo sviluppo della tecnologia e della ricerca, a un rapporto nuovo tra scienza e applicazioni pratiche. E’ quindi determinante più che all’aspetto organizzativo interno dei vari Enti (Enel, Eni, Cnr,...) ad essa preposti, guardare ai programmi, alle collaborazioni, agli investimenti, all’ampliamento quantitativo e qualitativo della ricerca ed al suo ruolo trainante nello sviluppo.
         Molti problemi sono aperti all’interno della Zona e della Fabbrica. Alcuni legati strettamente alle questioni generali sopra ricordate, altri a ritardi ed incapacità, caos organizzativo, presenti a livello dei gruppi dirigenti aziendali e compartimentali. Tuttavia è bene ripetere che l’occupazione non è diminuita nel 1978, ma che sono possibili, per alcuni reparti operativi, nuove assunzioni. Qualcosa si muove per il “progetto turbogas” a Sesta, sono in costruzione le nuove centrali che incrementeranno di circa 70 Mw la potenza geotermica, ci sono iniziative degli Enti Locali per le serre (Radicondoli e Bulera) che dovrebbero concretizzarsi come unità produttive entro 4-5 anni. Non perdere altro tempo su queste questioni è indispensabile, e su di esse tutto il movimento sindacale deve esercitare una costante e forte pressione di lotta e d’iniziativa politica.
         Altrettanto indispensabile sarà, sul tema della professionalità contenuto nelle ipotesi per il rinnovo del contratto di lavoro, dare alla Fabbrica, in tutti i suoi comparti, una organizzazione efficiente, capace di sfruttare le capacità lavorative di tutti i dipendenti, per accrescere la produttività ed anche per restituire ad ogni persona il gusto al lavoro, con l’esaltazione di valori oggi trascurati, ma che devono essere al centro della società nuova che vogliamo costruire.
         Talvolta, presi dallo scoraggiamento di fronte a problemi che marciscono, al piccolo favoritismo che tarda a morire, all’apatia di gruppi di lavoratori per le lotte su questioni non corporative, a difficoltà nel mantenere un rapporto unitario nel pluralismo delle concezioni sindacali, soprattutto ai ritardi ed alle pastoie che contraddistinguono il ruolo del Cud  (Consiglio Unitario dei Delegati), siamo portati ad avere visioni negative e catastrofiche, su tutto e su tutti, e ciò, oltre a non essere giusto, non fa altro che alimentare all’infinito il pessimismo e anche l’idea qualunquistica che è bene lasciar perdere tutto, tanto le cose cammineranno da sole...

         I risultati complessivi acquisiti dal movimento dimostrano il contrario. Oggi si aprono più avanzati orizzonti per la geotermia. Riprendere con entusiasmo e continuità l’iniziativa è il compito  che aspetta i lavoratori, le loro Organizzazioni sindacali e politiche, tutti quanti vogliono che progresso-sviluppo economico-democrazia, mettano sempre più profonde radici nel nostro paese e quanti, anche nella Zona, non accettando fatalisticamente l’ipotesi della “morte di Larderello”, sono impegnati da sempre nella difesa e nello sviluppo di risorse oggi economicamente valide e con un promettente futuro.

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