Dal PCI al PD a Castelnuovo V.C.
(PI).
Sono nato nel settembre del 1938, l’anno delle “Leggi
Razziali” di Benito Mussolini! Se Mussolini non entrava in guerra al fianco di
Hitler, avrei fatto, probabilmente, una bella carriera politica, salendo tutti
gli scalini della gerarchia, a partire da “figlio della lupa”. Altro che “figlio
della Lupa!”, nella primavera del 1943 i miei genitori si separarono legalmente
(senza violenza alcuna), ed io che avevo quattro anni e mezzo e mia sorella soltanto due, seguimmo nostra madre,
mezzadra, in un podere molto lontano da ogni luogo abitato e in questa solitudine ci accorgemmo
appena della guerra, della caduta del fascismo, e della Liberazione, se non per sentir dire,
dalla nostra nonna, che l’unico figlio maschio, Gualfredo, non dava più notizie ed era disperso sulle montagne del Balcani.
Infatti anche dopo la fine della guerra,
di lui non si è saputo più niente.
Quando nel 1947 mi ricongiunsi con la famiglia di mio padre, diventai
subito “comunista” com’erano quasi tutti i monelli del Borgo e come erano mio
nonno e mio padre. Non mi andò bene
nemmeno questa scelta…infatti negli anni
seguenti, quando c’era da trovare un lavoro, non era facile trovarlo per i
comunisti, o presunti tali! Adesso, con i miei ottanta anni, posso però affermare che indipendentemente dalle
idee politiche, se avevi voglia di lavorare, eri intelligente e onesto, il
lavoro lo trovavi e riuscivi anche a crescere nella scala sociale! Così è
avvenuto per me! A Castelnuovo il Comune è stato amministrato dai
social-comunisti dal 1945 al 2009, e la Sezione del PCI, articolata in “cellule”
maschili e femminili, con la sua Casa del Popolo, la Festa dell’Unità, e con lo
zampino in tutte le articolazioni sociali del Comune, era il brodo culturale
nel quale mi sentivo come un pesce nell’acqua. Eravamo in tanti/e. Nel 1990 mi ripresentai candidato a Sindaco
del Comune sotto il simbolo del PCI. Dei
12 candidati, 4 erano indipendenti. Ma qualcosa era cambiato. Vinsi per qualche
decina di voti sulla Lista Civica del “Pentapartito” raccolto intorno alla DC.
Tuttavia il PCI di Castelnuovo, la Sezione “Luigi Longo”, era ancora forte come
appare dal rapporto del Centro Elaborazione Dati del PCI di Pisa: gli iscritti al
PCI del Comune, nell’anno 1990, erano i seguenti:
Sasso Pisano - Leccia 103
Montecastelli Pisano 42
Castelnuovo V.C. 254
Ma l’anno seguente
(1991) gli iscritti erano calati
drasticamente:
Sasso Pisano – Leccia 95
Montecastelli Pisano 37
Castelnuovo V.C. 55
Anche il dato globale
della Provincia di Pisa passava dai 20.017 iscritti del 1990 ai 4.847 del 1991!
Credo che da quel tracollo non ci siamo
più ripresi Personalmente ho seguito
tutti i cambiamenti di “nome” della maggioranza del vecchio PCI: Ulivo, DS, PDS, PD (tenendomi fedele alla
letera D = Democratici), lontano dalla diaspora e dagli estremismi. Quando
Matteo Renzi operò la “rottamazione” interna, ci rimasi male, perché mi sentivo
allora in grado di poter dare ancora un po’ di “sapienza” al mio partito, ma
tuttavia la ritenni una scelta coraggiosa, una ventata reale di rinnovamento. E
successivamente il ritrovarmi insieme a cattolici, socialisti, comunisti,
cislini, insieme ad amici della UIL e della CISL, mi fece capire il senso più
compiuto della parola “democrazia”. Ma adesso? I dati dell’ultimo recente
Congresso del PD Comunale parlano chiaro e mi angosciano: A Montecastelli Pisano e Leccia non abbiamo
più un iscritto; a Sasso Pisano una
decina, e nel Capoluogo 26 o 27 con una età media intorno ai 68 anni! Non parliamo poi di “egemonia culturale”, dato
che non esistono più L’Unità, Rinascita, Il Calendario del Popolo, Critica
Marxista, Il Contemporaneo, Cinema Nuovo, Vie Nuove… Da due legislature la
lista civica di sinistra della quale il PD fa parte, è minoritaria nell’amministrazione
del Comune, guidato da una lista civica di Centro, e al momento non vedo come
si potrà affrontare le nuove elezioni del 2019, nel caso si volesse puntare
alla riconquista del Comune. Semmai ciò fosse veramente un fatto importante.
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