Memorie lontane.
Sabato sera, 17 dicembre 2010, in pizzeria, seduto tra due
carissimi amici, Maurizio e Annalisa, mi sono dilungato a raccontare alcuni
episodi significativi della mia vita. Tutto è cominciato dalla discussione
intorno al tema “cercare o essere
cercato”, con riferimento all’azione o alla passività di fronte ad ogni evento,
amore compreso. Le mie storie sono già collaudate come gradevoli e raccontate
tante altre volte, in diversi contesti. La prima riguarda un’amicizia con una
bellissima donna. Quando essa ebbe inizio io avevo 24 anni e lei 41. Era la
madre di due figlie e due figli. Fu del tutto casuale, credo, o forse no, dato
che era nata lo stesso anno della mia mamma! Avevo risposto ad una inserzione
pubblicitaria su una rivista filatelica di una ragazzina di Zurigo, che voleva
scambiare con “amici italiani”, francobolli e cartoline illustrate. Dopo pochi
giorni ricevetti una lettera: mi rispondeva la sua mamma dicendomi che la
figlia aveva già ricevuto più di trecento lettere e che quindi non poteva
corrispondere con tutti. Tuttavia, poiché la mia lettera l’aveva
particolarmente interessata, mi chiedeva se era possibile sostituirsi alla
figlia, se fossi stato d’accordo! Non trovando nulla da eccepire alla sua
proposta le dissi di si! Cominciò così una corrispondenza la quale, lasciando
in disparte il movente iniziale, scambio di francobolli e cartoline, abbracciò
rapidamente una sorprendente gamma di temi: dalla politica all’arte, ai viaggi,
alla fotografia, alla musica e ad altri aspetti delle nostre vite, molto più
personali e familiari. A parte l’età
anagrafica, le differenze tra noi erano socialmente profonde, quasi incolmabili,
ma ci univano molte passioni e ormai ultranovantenne mi ha scritto il più bel
commento alla mia poesia. Ci siamo anche incontrati, qualche volta, e abbiamo
continuato questo rapporto, scrivendoci lettere dolcissime e godendo dei
ricordi condivisi, fino alla sua morte avvenuta
nel 2015. Ero stato dunque un “prescelto”. Un’altra bella amicizia si
avviò con il ritrovamento, in un rotolo di carta assorbente che usavamo all’Ufficio
Geologico di Larderello per sfumare i colori delle mappe geologiche, di un
messaggio di una ragazzina boema, alla quale risposi. La ragazzina era ancora una bambina, ma in
successione fecero la loro comparsa il nonno, e alla sua morte il marito di una
figlia…fino a coinvolgermi così strettamente in quel nucleo familiare, in un
rapporto di amicizia che non si è ancora spento. Anche questa famigliola di
ebrei sopravvissuta in parte alla Shoah, mi aveva scelto tra i “gentili”, come
fratello! E nell’amore? Si dice: l’uomo è cacciatore! Eppure quand’ero nell’età
fiorita, stranamente, non cercavo niente! La prima ragazzina che mi divenne
amica, trovò in me, suo coetaneo timido di dieci anni, un rifugio ai dispetti
dei monelli del Borgo, aggressivi maschilisti in erba! La mia casa fu rifugio e
teatro di giochi innocenti e piccoli doni. Lei abitava in una cittadina del sud
della Francia, se ne andò presto. Ma, esattamente dieci anni dopo, tutto
ricominciò. Una domenica di luglio, pomeriggio al Bar di Bruna, giocando a
carte ai quadrigliati, ecco un ragazzo venire al tavolo dove giocavo: “Carlo,
ti vogliono” “Chi?” “E’ una ragazza forestiera, parla italiano” “Ma cerca
proprio me?” “Si, ha detto il tuo nome e dove abitavi quando eri bambino” “E’
bionda?” (ricordavo infatti il colore dei suoi lunghi capelli) “Non ci ho fatto
caso”. Un altro prese il mio posto al gioco e le andai incontro all’ingresso
del Bar. C’era una ragazza molto scollacciata, dalla carnagione scura e dai
capelli neri. Mi avvicinai a lei incerto. Lei mi venne incontro più sicura.
“Carlo! Non ti ricordi di me? Sono Aurora!” Anche se in quel momento la mia
icona poetica fu infranta, fui gentile con lei. Ci abbracciammo e ci baciammo,
tra gli sguardi stupiti dei curiosi che frescheggiavano sotto ai tigli.
Pensate, dopo dieci anni era venuta a ricercarmi! Non mi potevo difendere:
mentre io ero un giovane inesperto e timido, lei conosceva la vita e l’arte
dell’amore. Ma non era il mio “tipo”, aveva anche due lievi baffetti sopra il
labbro, e non l’ho più cercata. Quando penso a lei la vedo ancora bellissima e
bionda sciogliere i suoi capelli d’oro al balchetto sopra la casa di Ornella,
in Borgo. “Ma, Carlo, come è interessante la tua vita!” Raccontacene ancora…”
Si, un’altra storia. In un giorno di questa torrida estate parlavo con il mio
amico M. nel Piazzone, naturalmente ricordi, di scuola, di lavoro, di nipoti, di
donne. Lui era un po’ triste, perché molte ragazze carine che conoscevamo,
praticamente nostre coetanee, erano o diventate brutte oppure erano già morte, e
le giovani di oggigiorno “non ci guardano più, noi non ci guarda più nessuno,
siamo vecchi”, mi diceva sconsolato! Allora mi ritornò in mente la prima volta
che andammo al mare, quattro amici, a Follonica. Mentre i tre si davano da fare
per “rimorchiare” qualche ragazza, io me ne stavo tranquillo sulla spiaggia a
prendere il sole o nell’acqua a nuotare, oppure a giocare con chi capitava
davanti alla casupole di Senzuno, non avevo albagie né volevo irretirmi dietro
alle ragazze. Anche se allora ero bello, non credo che qualcuna mi avesse
notato o si interessasse a me. Dopo qualche giorno i miei amici, rossi come
gamberi, esauriti e insoddisfatti, ritornarono al paesello. Io rimasi con M.
Una mattina qualcuno passò sulla spiaggia cercando persone per andare a fare
una gita in barca fino a Calaviolina e Punta Ala. Mi segnai pagando la piccola
quota. Anche M. si segnò. Così nel pomeriggio salpammo con un rudimentale
natante a motore, stracarico di giovani e ragazze. Niente di particolare se non
le solite chiacchiere dei giorni di Ferragosto. A terra in quelle acque
cristalline ci divertimmo, poi salimmo alla Villa Balbo e giù esplorammo i
capanni di legno che facevano da riparo alle barche dei pescatori. Ci scattammo
anche qualche fotografia perché una ragazza aveva l’apparecchio. Era una
ragazza molto carina, poco più grande di me, e aveva con se una sorella più piccola. Quando
a sera rientrammo, nel salutarci, la
ragazza mi invitò al Gatto Grigio a ballare! Ci andai e ne nacque una storia.
Diciamo, finalmente una vera e propria storia d’amore! Insieme a M. venne l’ora
del ritorno a casa, mentre la mia bella restava ancora due settimane al mare. Ma, non potendo resistere, presi le
ferie che mi rimanevano e ritornai a Follonica. Fu questo inatteso ritorno a
far divampare la passione. Poiché abitava
nel Nord, non ci siamo più rivisti, dopo. All’inizio ci fu un seguito di
lettere, fotografie, cartoline e…promesse. Soltanto in seguito, dopo molti
anni, ho saputo casualmente che ella era diventata una eccezionale
ballerina! Quando mi fidanzai con la
donna della mia vita, distrussi tutti i
ricordi. Pensare che invece M. aveva serbato due o tre fotografie che a
distanza di oltre cinquant’anni mi ha regalato!
Così ho potuto vedere che essa era esistita davvero e non un sogno della mia
fantasia romantica. Anche questa volta fui un “cercato”. Grazie alla vita che
mi ha dato tanto.
Nessun commento:
Posta un commento