In questi fummacchi risiede un grandissimo
tesoro…
Dalla scoperta dell’acido borico nei lagoni
toscani alle soglie del terzo millennio
Cronologia 1702-2004 a cura di C. Groppi
“…in
questi fummacchi risiede un grandissimo tesoro”, così affermò il granduca di
Toscana Leopoldo I, ammirando l’insolito fenomeno naturale delle manifestazioni
endogene di Castelnuovo Val di Cecina, dal dorso di una mula “di famoso
pedaggio”, durante la sua visita alle “maremme” volterrane e grossetane il dì
17 aprile 1787. E nel 1837, nella risposta che Francesco De Larderel pubblicò
per confutare le osservazioni fatte dal Dott. Giuseppe Guerrazzi intorno ai rapporti sulla maremma volterrana
pubblicati dal cav. Lapo de’ Ricci, si possono leggere queste parole: “…fatti e
documenti son questi, i quali devono persuadere chiunque abbia intelletto e
voglia avere buona fede, che quant’ho fatto io nei lagoni della Maremma è
un’opera gigantesca, fortunata, ed utile non solo a me, ma a tutta la Toscana mia seconda patria
adottiva”.
Nel
1931 il principe Piero Ginori Conti, presidente ed amministratore delegato
della “Società Boracifera Larderello” nella relazione annuale agli azionisti
affermava: “…ho voluto inoltre che fossero collegati gli studi effettuati da
vari scienziati e che nuovi studi fossero iniziati da valenti professori,
partendo dal concetto basilare che nuove applicazioni e nuove lavorazioni
potessero aver luogo solo attraverso la completa conoscenza del fenomeno, dei
terreni e della composizione del vapore. Ed in questi dieci anni (1921-1931),
importantissimi ed esaurienti studi e raccolte di dati sono stati effettuati da
geologi, da minerologi, da fisici, da chimici e dai tecnici dell’industria si
che oggi la conoscenza del fenomeno è relativamente molto approfondita…agli studi
si sono succedute, con ritmo accelerato, le sperimentazioni di nuove
apparecchiature e macchine, per migliorare e sollecitare il ritrovamento del
vapore, base di tutte le nostre lavorazioni chimiche, e lo sfruttamento
razionale del medesimo per poter ottenere, da una parte, energia elettrica
necessaria allo sviluppo dell’Italia”.
In
tempi a noi più vicini sono le parole di Aldo Fascetti, nella discussione sul
disegno di legge istitutiva dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) il 26
settembre 1952, nel quale affronta con
dovizia di particolari che mettono in luce una conoscenza approfondita dei
problemi, la questione dell’energia geotermica e della “Larderello” a colpirci
per l’inattesa attualità: “...in Italia vi deve essere una sola politica
produttiva che deve regolare armonicamente tutte le fonti di energia…se si
vuole che ogni regione del nostro paese possa progredire economicamente e
socialmente”. Fascetti è preoccupato dall’incontrollato potere capitalistico
“…se non corretto dall’intervento regolatore dello Stato”, mettendo in
opportuno rilievo che la fase di ricostruzione degli impianti energetici
distrutti dalla guerra e la vertiginosa fase di accumulazione e ridistribuzione
agli azionisti del capitale, è avvenuta…senza intaccare la struttura societaria”.
A proposito dell’energia geotermoelettrica Fascetti richiede “il massimo
sviluppo della produzione…perché oggi c’è tanto vapore da lasciare
completamente tranquillità per l’avvenire anche fuori del tradizionale bacino
della Larderello”. A questo punto del suo intervento alla Camera Fascetti si
rivolge direttamente al Ministro dell’Industria ricordando che: “ l’energia
geotermoelettrica è quella che costa di meno, sia in confronto alla termica,
sia in confronto alla idrica” e che “il vapore è una fonte inesauribile” e,
cosa non secondaria, “che tutto quanto occorre per costruire una centrale
geotermoelettrica viene costruito nel nostro Paese”. Infine, dopo aver rivolto
una dura critica al Ministro dei Trasporti per l’inerzia che lo caratterizza
lascia intendere di voler sottoporre al Parlamento una proposta di legge per
nazionalizzare l’energia geotermoelettrica.
Cosa
abbia fatto Fascetti per lo sviluppo industriale e sociale del vasto territorio
conosciuto come “regione boracifera”, realizzando un grandioso piano di
investimenti e incrementando di migliaia di nuovi posti di lavoro un mercato
del lavoro travolto dalla fine della mezzadria e dall’offrirsi sul mercato di
migliaia di giovani disoccupati, è ormai noto.
Leopoldo
I, Francesco De Larderel, Piero Ginori Conti, Aldo Fascetti ed oggi? Si, non ci
sono termini di paragone di fronte alla deriva sociale ed economica del
territorio dei “lagoni” e dei “fummacchi” che sembra marciare speditamente
verso la solitudine sociale per divenire una “mera espressione geografica”.
Che
la lettura di questa sintetica cronologia illumini, “là dove si puote ciò che
si vuole”, i nostri governanti, i vertici Aziendali, a trovare la forza di un difficile, ma
possibile, rinascimento.
(continua)
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