Al
Monte, a far castagne.
La giornata è
bella, invita a vincere la pigrizia. Escono i funghi ai castagni ed al bosco,
ma non mi sento sicuro come qualche anno fa ad andarci da solo, e poi troppa
fatica, troppe regole (anche se le ritengo giuste in linea di principio) sulla
quantità dei funghi che si possono raccogliere, le dimensioni dei medesimi, il
tipo di contenitore, avere il tesserino regionale se si oltrepassano i confini
del territorio comunale, facilissimo per noi che abitiamo proprio sul confine di
tra province, ed anche troppa gente che con auto e fuoristrada arriva
dappertutto, anche nei luoghi più impervi, quelli che un tempo solo pochi
borghigiani conoscevano. Solo la vista regge bene, perché, come si dice da noi,
io ho “gli occhi a fungo”, nel senso che non me ne sfugge uno che si trovi nel
raggio visivo. Allora è d’obbligo optare per una passeggiata nel castagneto del
Monte, raccogliendo qualche chilogrammo di castagne, ossia marroni e carpinesi,
da cuocere, come vuole la tradizione, il giorno dei Santi. Il Monte! Da tanto
non ci andavo, molto lassù è cambiato! Alberi ammalati e senza frutti, alberi
secchi, rami caduti, roghicce e arbusti selvatici, fossati, e strade devastate
dal passaggio di veicoli 4x4…e poi, nessuna persona, nessun canto…Adesso le
castagne non sono più una componente essenziale dell’alimentazione di numerose
famiglie castelnuovine, sia come frutto fresco che seccato (i famosi,
energetici, “biscottini”), né come farina per la polenta ed il “castagnaccio”,
quel dolce fatto con la farina dolce delle castagne secche, pinoli, olio e
ramerino…che mi faceva sempre venire i bruciori di stomaco. Oggigiorno si
mangiano una o due volte all’anno, come frutto! Tutti in paese dicono che non è
annata perché i castagni si sono ammalati di una nuova malattia oltre l’antica,
il “mal dell’inchiostro” ossia il cancro del castagno. Temo che tra qualche
decennio tutti i nostri monti ritorneranno pelati, senza più i grandiosi amatissimi castagneti domestici! Ma
probabilmente gli agronomi e gli scienziati riusciranno a trovare gli antidoti alle malattie e nell’auspicabile
rinsavimento dell’uomo e nel suo riavvicinarsi alla terra, anche il castagno si
diffonderà nuovamente. Metto quattro fotografie: la via del Monte, il capanno
di Gemello, il seccatoio del Padreterno, e, infine, la sporta con le castagne
raccolte.
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