sabato 19 agosto 2023

 


SELVA OSCURA E MERAVIGLIOSA.

MONTECASTELLI PISANO, 20 agosto 2023.

 

All’approssimarsi della fine

del cammin della mia vita

mi son trovato in una selva oscura

che la diritta via era smarrita.

 

Hai! Quanto a dir è cosa dura

esta selva selvaggia ed aspra e forte

che nel pensier rinnova la paura

tanto amara che poco è più morte.

 

Ma per trattar del ben ch’io vi trovai

dirò dell’altre cose che vo’ scorte.

 

Partirò da ottobre, il mese delle ricordanze,

nella storia ho conosciuto gli eroi,

ai quali sempre ritorno,

per mantenere accesa la fiammella

dei miei ideali.

 

San Francesco d’Assisi

morì il 4 ottobre del 1226,

per me è ancora vivo

e predica agli uccelli,

parla al lupo, a Chiara

e ai poverelli;

 

più di mill’anni prima

era nato Virgilio,

il poeta dei nostri miti,

e non a caso la mia nonna amata

si chiamò Enélide;

 

 

 

pure Picasso nacque in ottobre,

il 23 del 1881, e s’ingegnò

a trattare la natura

attraverso il cono, la sfera ed il cilindro,

e nella nuova arte

rappresentò la tragedia antica

della Terra: GUERNICA!

 

Francisco Ferrrer, l’anarchico,

la pura luce del mondo,

fu ucciso il 13 ottobre.

La sua fama non ebbe corso,

e dopo pochi anni fu tolto il suo nome

dai nostri giardini del Piazzone,

imperando il fascismo,

i preti e Mussolini.

 

Per fortuna ci furono Dongo,

la Villa Belmonte di Giulino

per gli assassini,

la forca a Norimberga

dei criminali nazisti, anche se i più

riuscirono a salvar pelle

e quattrini!

 

Ma c’è, in ottobre,

anche un giorno felice:

la nascita della mia sposa

che ho tanto amato!

 

Infine, è in questo mese

che i nostri castagneti si vestono a festa,

offrendoci i loro preziosi frutti,

mentre i boschi si rianimano di voci

e di memorie.

 

Avrei molte altre cose da narrare,

tristi e liete, ma non oso!

Ho soltanto l’ardire

di far parlare un vecchio castagno,

che adesso non c’è più.

Non dico bugie, andate

sul Monte, alla Capanna,

e vedrete le sue radici.

 

Il vecchio castagno racconta:

 

Ho sfamato mezzadri e paesani,

scoiattoli e cinghiali; ai bambini

del Borgo non ho chiuso i cancelli,

quando venivano a ruspolare,

raccogliendo stecchi per leggeri

fastelli.

 

In quel capannuccio di frasche

vuoto e cadente, dove dorme

la biscia e il vento ammontina

il suo tesoro di foglie secche,

un tempo vidi sbocciare

il tuo amore, ora larva

dell’evanescente memoria.

 

Nel castagneto silenzioso

l’eternità tesse la sua tela

incurante di speranze ed oblio,

ma io, il vecchio marrone,

non posso dimenticare.

 

So che sei poeta

e molte solitudini hai colmato,

né mirto, né ricchezze

hai guadagnato, solo baci

e carezze di leggiadre amanti,

perenne vena del solitario

canto.

 

T’amo per questo sogno ardito,

quasi fratello a me medesimo,

che, schivo, l’ombra e il frutto

spando, in questo autunno mite,

e mi protendo coi ricci aperti

che t’offro in dono, in attesa

dell’inverno che mi spogli.

 

Infine verrà la morte, per te.

Per me, la saetta o il tagliatore.

 

Ci sarà un ultimo fuoco,

di fascine e di parole.

Qualcuno in futuro scaverà:

il ciocco, per fare un buon terriccio,

e dai tuoi versi, un fiore!

 

(Carlo Groppi)

Nessun commento:

Posta un commento